Ogni epoca ha avuto le proprie mode in fatto di diete. Vi ricordate la famosa Scarsdale, la dieta Atkins focalizzata su proteine e grassi, la dieta Zona che mirava a bilanciare i macronutrienti? Più di recente la dieta mediterranea che è stata riscoperta per i suoi benefici nel lungo tempo e la dieta chetogenica che raccolse e raccoglie milioni di follower nel mondo sempre con il metodo “fai da te”. Nel presente immediato di questi anni e’ cresciuta sempre più la moda del digiuno intermittente uno dei regimi alimentari più chiacchierati. Si tratta di una pratica che prevede di alternare periodi di digiuno a periodi in cui è consentito mangiare. Lo schema più diffuso è il cosiddetto 16/8, ovvero 16 ore senza cibo e 8 ore in cui concentrare i pasti. Semplice a dirsi, meno semplice da gestire sul lungo periodo…. e poi chi lo può fare effettivamente?
La sua diffusione è dovuta soprattutto al passaparola sui social e tra amici, dove il digiuno viene spesso raccontato come la soluzione veloce per dimagrire. In tanti lo sperimentano con un approccio “fai da te”, senza un reale controllo sulle scelte alimentari, né una valutazione delle proprie condizioni di salute. Questa visione rischia di ridurre il digiuno a una moda effimera, senza tenere conto della sua complessità e delle conseguenze sul benessere complessivo della persona.
In realtà, non si tratta solo di “mangiare meno ore al giorno”, ma di imparare a gestire la qualità dei pasti. Quello che viene assunto durante la finestra alimentare fa la differenza tra un digiuno salutare e uno potenzialmente dannoso. Il rischio maggiore è pensare che nelle ore disponibili si possa mangiare qualsiasi cosa, trasformando il digiuno intermittente in un paradosso: una restrizione temporale che non migliora lo stile di vita, ma lo peggiora.
Un altro aspetto fondamentale è la personalizzazione: ognuno di noi ha metabolismo, esigenze nutrizionali e condizioni cliniche diverse. Ciò che porta benefici a una persona può risultare inutile o addirittura dannoso per un’altra. Ed è per questo che l’assistenza di un nutrizionista diventa imprescindibile.
L’obiettivo non dovrebbe mai essere solo perdere peso a tutti i costi, ma farlo salvaguardando la salute fisica e mentale. Dimagrire non significa semplicemente ridurre i numeri sulla bilancia: significa migliorare parametri metabolici, energie quotidiane, equilibrio ormonale e perfino la qualità del sonno. Come ricorda il dottor Marco Zanetti, nutrizionista, specializzato in nutrizione per lo sport e in percorsi longevity,.“non stiamo facendo la lotta al chilo, ma costruendo un percorso di benessere complessivo che unisca corpo e mente”.
Dottore, perché il digiuno intermittente è diventato così popolare negli ultimi anni?
“La sua popolarità deriva dal fatto che è percepito come un metodo semplice: non ci sono liste di alimenti vietati o complicati conteggi calorici, ma solo una divisione tra ore di digiuno e ore di alimentazione. Questo lo rende molto attraente e facile da seguire, almeno all’inizio. Inoltre, molti personaggi pubblici hanno contribuito a diffonderlo come “segreto” per dimagrire rapidamente. Tuttavia, ciò che funziona per una persona non necessariamente è adatto a tutti, e l’approccio “copiato” può diventare rischioso”.
Quali sono i rischi principali del fai da te?
“Il rischio più comune è pensare che, durante le ore di alimentazione, si possa mangiare qualsiasi cosa senza regole. In realtà, se si riempie la finestra di cibo con alimenti ricchi di zuccheri o grassi saturi, non solo si vanificano i potenziali benefici, ma si possono creare squilibri metabolici. Inoltre, il digiuno intermittente non è adatto a tutti: persone con patologie metaboliche, disturbi della tiroide, donne in gravidanza o chi soffre di disturbi alimentari, ad esempio, potrebbero peggiorare la propria condizione”.
Cosa dovrebbe fare chi vuole intraprendere questo percorso?
“La cosa migliore è partire da una valutazione personalizzata. Prima si fanno esami di base e un’anamnesi accurata, poi si definisce il metodo più adatto: non esiste un unico schema di digiuno intermittente, ma diverse varianti. Alcune persone si trovano meglio con il 16/8 (16 ore di digiuno e 8 di alimentazione), altre con approcci più flessibili. Fondamentale, però, è curare la qualità del cibo: privilegiare verdure, proteine magre, cereali integrali e grassi buoni”.
È corretto pensare al digiuno solo come a un modo per perdere peso?
“No, ed è un errore molto diffuso. Il digiuno intermittente può avere effetti positivi anche su parametri come glicemia, colesterolo e infiammazione, ma questi vanno sempre monitorati. La perdita di peso non deve mai essere l’unico obiettivo: si deve puntare a una trasformazione dello stile di vita che migliori energia, concentrazione e salute generale. Dimagrire è solo una parte del percorso, non il fine ultimo”.
In conclusione, il digiuno intermittente può essere uno strumento utile, ma non è una soluzione universale né priva di rischi. Affidarsi a un professionista resta la chiave per trarne vantaggi senza compromettere la salute.