Un’avventura a lieto fine quella del trentanovenne braidese Abderrahmane Amajou, presidente di ActionAid bloccato con la Flotilla nella missione pacifica per aprire un corridoio umanitario verso la Striscia di Gaza. Dopo l’abbordaggio illegittimo delle navi in acque internazionali da parte della Marina militare israeliana, gli attivisti, tra cui numerosi cittadini italiani, sono stati trattenuti per giorni in Israele dopo essersi rifiutati di firmare un documento di espulsione forzata.
[L'attesa di Amajou a Torino]
Atterrato in Italia poco prima delle 20 di ieri sera, lunedì 6 ottobre, Ab Amajou ha finalmente potuto riabbracciare i suoi cari, che lo hanno accolto all’aeroporto di Milano Malpensa. Ad attenderlo una delegazione da Torino e Bra, il figlio dodicenne, i genitori, il fratello Ahmed con la moglie e i figli, amici e amiche, insieme al consigliere comunale di Torino Abdullahi Ahmed e alla consigliera comunale di Settimo Torinese Iliana Joseph, entrambi del Partito Democratico.
[Amajou con Alice di Ruggiero di ActioAid]
Dopo angoscianti giorni di silenzio e paura, il primo contatto con Ab è avvenuto ieri pomeriggio: durante il breve scalo ad Atene, Amajou ha chiamato i familiari, rassicurandoli. Poi, l’atterraggio a Malpensa, tra mazzi di fiori, applausi, tanta commozione e gli slogan scanditi ad alta voce «Free free Gaza» e «Free Palestine», Amajou, per molti simbolo di coraggio e solidarietà, è stato sollevato da terra e portato dalla folla come un eroe. Tenendo sempre stretta in mano la bandiera della Palestina.
«Grazie all'Italia e a questo passaporto rosso. Grazie all'Occidente, che è molto amico di Israele che, perché non vuole rovinare i rapporti, ci ha fatti uscire. Senza questo passaporto rosso sarebbe successo ancora peggio», ha detto Amajou, sventolando il passaporto con la mano destra.
“Grazie a tutti di essere qui. È un momento molto emozionante – ha proseguito –. La cosa che forse mi ha lasciato più il segno è stata quando sono entrato nelle celle di questo penitenziario gigantesco, una città. Appena sono entrato, leggere nomi di uomini scritti sui muri dei bagni, chiedendo di ricordarsi di loro, di non dimenticarli... . Vedere quei nomi con scritto ‘Ricordatevi di noi’, mi ha fatto pensare che probabilmente quelle persone non sono mai uscite da quelle carceri. Noi siamo stati fortunati, nessuno ha perso la vita, nonostante l’isolamento, la tortura sonora, i laser e i fucili puntati sulle nostre fronti. Pensavo ai palestinesi, chissà cosa stanno soffrendo nei blocchi vicini, muoiono di fame per scelta di un governo criminale. Non ci stiamo più a vedere ciò che succede e restare in silenzio”.
Ad accogliere Ab Amajou sono arrivati anche la consigliera regionale cuneese Giulia Marro, esponente di AVS-Possibile, e l’assessore del Comune di Bra e amico di famiglia Francesco Matera.
[La consigliera regionale Giulia Marro con Abdullahi Ahmed, consigliere comunale di Torino del Pd]
“Come rappresentanti delle istituzioni – hanno dichiarato Marro e Matera – crediamo sia importante essere presenti in momenti come questo. Di fronte a ciò che accade in Palestina, la politica appare spesso assente nel cercare e costruire soluzioni concrete. Per fortuna c’è la società civile, che continua a farsi carico di un compito di umanità e giustizia che le istituzioni dovrebbero condividere. Ed è bello poterlo accogliere tutti insieme, come comunità.”
[L’assessore del Comune di Bra e amico di famiglia Francesco Matera in attesa all'aeroporto di Milano Malpensa]
“Con la Flotilla – hanno concluso – Abderrahmane ha riportato l’attenzione su un massacro che il mondo troppo spesso ignora. Il suo gesto è un atto di pace, di dignità e di verità”.