Eventi - 08 ottobre 2025, 07:02

Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis a Torino per "Testa o Croce?": "Decostruiamo l'eroe del vecchio western" [INTERVISTA]

I due registi presentano al Reposi insieme ad Alessandro Borghi la loro ultima pellicola: "Il nostro legame con il Piemonte è stretto. Ci sono città ricche di storie, di tradizione e con paesaggi incredibili"

Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis a Torino per "Testa o Croce?": "Decostruiamo l'eroe del vecchio western" [INTERVISTA]

“Testa o croce?” è l’ultimo film di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis (Re Granchio) che sarà presentato insieme all’attore protagonista, Alessandro Borghi (Le otto montagne) questa sera in sala al Cinema Reposi. Sviluppato grazie al Piemonte Tv Developpement Fund, è ambientato agli inizi del '900, quando il Wild West Show di Buffalo Bill arriva a Roma per vendere agli italiani il mito della frontiera, a colpi di fucili a salve e spettacoli di cowboy. Si sulla storia di Rosa e Santino che fuggono insieme sognando l’America vera, non quella dei manifesti pubblicitari. Ma come in tutte le ballate western, il destino si mette di mezzo e viene deciso sul lancio di una moneta. 

“Nei film precedenti - raccontano i registi - abbiamo sempre lavorato partendo da storie popolari, con questo è stato lo stesso. Siamo partiti da questa leggenda di una sfida tra butteri e cowboy quando lo show di Buffalo Bill arrivò a Roma. Volevamo fare un western ambientato in Italia, decostruendo però il mito stesso del western. Con queste idee in mente abbiamo scritto la sceneggiatura e abbiamo immaginato la storia di Rosa e della fuga con Santino. Al centro c’è la storia di una donna che cerca la libertà da una struttura oppressiva con un eroe che però non rispetta i canoni standard del western”. 

I luoghi sono quelli dei nostri confini, eppure la storia potrebbe essere davvero ambientata negli States, come mai avete scelto queste location?

“Avevamo pensato alle zone immaginando un viaggio verso sud. Abbiamo girato tra il Lazio e la Toscana. Tra i luoghi che abbiamo scelto anche il parco nazionale del Circeo e il parco del Pantanello dove è stato ricostruito questo ambiente pre bonifica. Man mano che il film prende il punto di vista di Rosa poi i luoghi onirici si fanno più astratti e onirici, si entra più nella sua mente e lì abbiamo scelto Massa Carrara in Toscana e alcune zone della Maremma”.

Un film che sa subito di western spaghetti, ma che in realtà si discosta dai classici come i film di Sergio Leone, in che cosa nello specifico? 

“L’eroe classico del western è il cowboy, in questo film capovolgiamo l’eroe e cerchiamo di smontarlo. Inizia con Santino che poi si scopre essere un un eroe che non sa sparare, il vero eroe alla fine è Rosa. Capovolge quindi quelli che sono gli schemi del genere. Oltretutto il film cerca di fare l’analisi dal western classico, con lo show che spettacolarizza la violenza negli Usa, una collezione di miti delle frontiera mistificata poi da Buffalo Bill, il film piano piano sovverte le regole classiche”. 

I temi, pur essendo ambientati nel locale, restano universali? 

“L’ambientazione è locale, ma i temi sono universali, riguardano questo mondo in cui viviamo, decisamente surreale e a volte psichedelico. Sono temi come il desiderio di libertà, ma anche una certa critica sociale rispetto alle ingiustizie del mondo in cui viviamo oggi, i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Tutto questo è inserito all’interno della nostra riflessione, su come si costruisce il mito e cosa c’è dietro. Da lì la voce di Buffalo Bill di sottofondo al film che va in contraddizione con quello che viene mostrato. Il western d’altronde è sempre stato un genere che ha permesso di analizzare la società nel momento in cui venivano fatti i film”. 

Come è stato lavorare con il cast e come si è rapportato il cast con i personaggi portati sullo schermo?

“Per noi è stato bellissimo lavorare con questo gruppo di attori e attrici. È stato interessante lavorare con loro sulla costruzione del personaggio, abbiamo proposto loro molto reference cinematografiche, siamo partiti da lì per costruirli insieme, è stato per esempio cruciale lavorare con Nadia per rafforzare il suo personaggio. Sono stati molto generosi, c’era una grande passione nel lavorare al progetto”. 

Questa sera presentate il film a Torino, qual è il vostro rapporto con la città del TFF? Vi piacerebbe ambientare qualcosa qui? 

“Abbiamo un passato di film presentati al Torino Film Festival. È una città che amiamo ed è nei nostri pensieri, il nostro film precedente per altro è ispirato a un prete salesiano di Torino. Siamo venuti tante volte a fare sopralluoghi, per esempio al Museo della Montagna che è un posto meraviglioso. Il legame con tutta la regione è strettissimo. Sono città ricche di storie, di tradizione e con paesaggi incredibili. Quindi sì, perché no, ci piacerebbe riuscire a venire a lavorare a un progetto”. 

Chiara Gallo

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