Economia e lavoro - 08 ottobre 2025, 12:18

La crisi divora le coop torinesi: in dieci anni ne sono scomparse più di un terzo

Per la prima volta si scende sotto quota mille (979). Nel 2015 erano quasi 1500. Il valore di produzione è però di 2,8 miliardi, dando lavoro a 40.206 addetti

Immagine di archivio

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La crisi ha divorato le cooperative torinesi. Lo dicono i dati dell’ultima rilevazione della Camera di commercio, che mostra come - per la prima volta - si scende addirittura sotto quota mille: sono 969 per l’esattezza, mentre solo nel 2015 erano quasi 1500 (-34,5%). Rispetto al 2024, il calo nel primo semestre è del 3,3%, pur rimanendo il 42,2% del totale piemontese. 

Calano anche le imprese femminili (-3,9%) e quelle a guida straniera, mentre un minimo segnale di ripresa arriva da quelle giovanili.

Oltre 40mila addetti e 2,8 miliardi di valore

L’istantanea scattata restituisce anche altri dettagli: il valore di produzione è di 2,8 miliardi, mentre gli addetti sono 40.206. I settori più vivaci sono i servizi alle imprese e quelli alle persone. A pesare sul calo, non tanto le chiusure (che rimangono numericamente costanti), ma la carenza di nuovi ingressi. Se nel 2015 le iscrizioni erano state 128, se ne contano solo 34 lo scorso anno e solo 14 nel primo semestre del 2025.

Rispetto al 2015, solo il settore agricolo è aumentato (4,1%) mentre tutti gli altri sono scesi, anche in maniera notevole (commercio -47,4%, servizi alle imprese -44,7 e costruzioni -40,9).

Soglia psicologica 

Si è scesi sotto una soglia psicologica importante - dice il presidente della Camera di Commercio di Torino, Massimiliano Cipolletta - ma dal punto di vista occupazionale resta una difficoltà da chi rimane operativo a trovare persone. Chi resiste, insomma, si irrobustisce e addirittura ha bisogno di personale. C’è tuttavia un clima di sfiducia che a volte sfocia nel pessimismo, ma è in queste situazioni che bisogna aggregarsi e cooperare”.

Fatturato e occupazione stabile 

I dati dicono anche che il saldo di chi ha visto aumentare il fatturato resta positivo (13,4%) ma rispetto all’anno scorso (30,2%) è in flessione. E se prevale la stabilità, chi parla di cali supera chi parla di aumenti (24% contro 22). I settori più in sofferenza sono abitazione, consumo e produzione.

L’occupazione appare sostanzialmente stabile, ma nella previsione del futuro gli ottimisti sono scesi (dal 74,7 al 63,2%) mentre sono aumentati i pessimisti (dal 25,3 al 36,8%). Chi prevede un ridimensionamento dell’attività (27%) supera chi prevede un’espansione (12,7%). Tra le cause di chi è pessimista ci sono riduzioni nei rapporti con i clienti consolidati, il calo della domanda e l’aumento dei costi operativi.

Restando al tema occupazione, la quota di chi ha assunto è salita dal 68 al 71,6%, ma è aumentata anche la quota di chi ha assunto con difficoltà (dal 45,3 al 51,5%). Un po’ per mancanza di candidati (55%), un po’ per inadeguatezza delle competenze (31%).

Giovani ed ESG

Resta forte la componente giovanile all’interno delle coop torinesi: il 24% delle risorse umane ha meno di 35 anni. Il 66,7% delle coop (un terzo) per attirare nuove risorse ha attivato percorsi di tirocinio e apprendistato. Il 42,9 dice di avere attivato contatti con le scuole. 

Forte, infine, l’attenzione ai temi ESG: l’87,7% delle cooperative ha adottato o prevede di adottare azioni in almeno uno dei temi tra ambiente, sociale e governance.

Tra luci e ombre

Secondo Dimitri Buzio, presidente di Legacoop Piemonte, “Il quadro è a luci e ombre, ma ci sono aspetti positivi: se l’occupazione e la produzione si consolida, nonostante il calo numerico, questo vuol dire che le nostre imprese hanno saputo crescere in maniera dimensionale o entrare in logiche di rete e di filiera. Forse il piccolo non è più così bello, ma servono dimensioni ed economie di scala che permettano di essere competitivi”.

Dialogo con le scuole, no burocrazia

"Il calo di imprese è ormai costante - aggiunge Giuseppe D’Anna, presidente di AGCI Piemonte - ma bisogna anche analizzare come è cambiata la tipologia della cooperazione in questo decennio. Da piccole imprese cooperative ci sono state fusioni e aggregazioni perché diventassero più solide. Bisogna poi puntare sui giovani e sulle nuove generazioni: dobbiamo entrare nelle scuole e nelle Università per raccontare il modello cooperativo, anche se esiste una forte burocrazia. E questo forse incide sul calo della categoria. Ma chi resiste, offre uno stato occupazionale solido. Sulle carenze di competenze incide l’errata organizzazione formativa".

Anche la longevità conta

"Anche la longevità è un valore importante per le nostre imprese, sinonimo di impresa seria, uscendo da un’analisi solo quantitativa - conclude Irene Bongiovanni, presidente di Confcooperative Piemonte nord - In questi dieci anni poi si è generata anche una crisi demografica profonda e questo incide: il contesto è diverso. Anche sul fronte dell’ottimismo bisogna considerare bene quale sia la percezione della ripresa dopo il problema del Covid. Infine, sui giovani bisogna ragionare sulle diverse generazioni che oggi convivono nel mondo del lavoro: oggi le differenze anche valoriali impattano tantissimo. Ma se da un lato i giovani fanno meno impresa, ne entrano comunque a far parte. Magari potrebbero nascere degli spin off successivamente".

Massimiliano Sciullo

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