"In data 26/9/25 su segnalazione dell'avvocata Rullo Simona e dell'avvocato Giovetti Andrea, veniamo a sapere del ripatrio forzato, avvenuto il giorno stesso, del sig. E.J. persona gambiana, detenuta nel CPR di corso Brunelleschi a Torino. La persona in questione aveva una volta portato dentro la struttura detentiva, presentato una nuova domanda di asilo politico, in quanto persona omosessuale", denuncia l'Arcigay di Torino.
"Il signore in questione non solo non è stato riconosciuto dalla commissione territoriale come persona appartenente alla comunità LGBTQIA+, ma viene inoltre deportato verso il Gambia suo paese natio a 15 giorni dall'udienza per il ricorso presentato a seguito del giudizio negativo espresso dalla commissione territoriale", viene sottolineato.
“Questo è uno dei tanti episodi di rimpatrio di persone LGBTQIA+ a cui non è stato garantito il diritto di asilo. In questo caso vogliamo ricordare che il codice penale gambiano punisce l'omosessualità, considerata come un atto contro natura con addirittura il carcere a vita” ha dichiarato Lara Vodani presidente di Arcigay Torino che prosegue: ”Tutte le persone migranti razzializzate non sono tutelate in Italia, dove invece avrebbero il diritto di essere accolte; le persone migranti LGBTQIA+ subiscono maggiori discriminazioni per la propria identità che, in molti casi, non è accettata né negli Stati di Provenienza né negli Stati in cui si trasferiscono".
"Il caso del sig. E.J ci mostra che ancora una volta non è stata rispettata l’identità della persona e che è stato rimpatriato dove sarà nuovamente perseguitato. Non possiamo più permetterci che vengano prima l’indifferenza e norme razziste al diritto alla dignità e alla vita. Il sig. E.J. non potrà più tornare indietro ma insisteremo per evitare che ci siano altre situazioni simili” conclude Vodani.
"Vogliamo con questo comunicato denunciare, non solo l'arbitrarietà della decisione della commissione territoriale, che sovradetermina l’orientamento sessuale del soggetto in questione, negando la veridicità del suo coming out, ma anche la forzata deportazione che impedirebbe al sig. E.J. di difendersi in sede di ricorso, come sarebbe nei suoi diritti. Questo comportamento, ai danni di una persona razzializata e appartenente alla comunità LGBTQIA+ è inaccettabile in un paese civile - conclude la nota dell'Arcigay - Inoltre la deportazione impedirà al signore di potersi difendere in sede di tribunale, come dovrebbe essere garantito a chiunque".