B. di Milano / Falchera - 18 ottobre 2025, 11:39

Cassonetti degli abiti nel caos tra furti, degrado e baby-raccoglitori: scatta l’allarme in Circoscrizione 6

Il Comune e Amiat promettono verifiche e pensano a un riposizionamento, mentre la Circoscrizione chiede un nuovo modello di raccolta

La Circoscrizione chiede un nuovo modello di raccolta

La Circoscrizione chiede un nuovo modello di raccolta

Rifiuti buttati a terra, vestiti rubati e persino minori che si introducono nei cassonetti per recuperare capi di abbigliamento: sono solo alcuni dei problemi legati ai contenitori per la raccolta degli abiti usati

In città sono circa 400 i cassonetti destinati alla raccolta degli abiti usati, un servizio che coniuga obiettivi ambientali e sociali. Negli ultimi mesi, però, le criticità legate alla loro gestione si sono moltiplicate e interessano ormai diversi quartieri di Torino. A sollevare la questione è la Circoscrizione 6, che chiede al Comune e ad Amiat un intervento concreto e una revisione complessiva del sistema.

Le criticità sul territorio

"La situazione è ormai chiara - ha spiegato la coordinatrice al Verde della Circoscrizione 6, Giulia Zaccaro -. A metà settembre abbiamo inviato una lettera all'assessora Chiara Foglietta e ad Amiat perché, indipendentemente da dove vengono posizionati, i problemi persistono. Invece di valorizzare questi strumenti, qualcuno li danneggia: tirano fuori i vestiti, li rubano, e in alcuni casi abbiamo segnalazioni di ragazzi minori che si infilano nei cassonetti".

Un quadro che, secondo la Circoscrizione, impone una riflessione sul metodo di raccolta "Non vogliamo che i vestiti vengano smaltiti - ha aggiunto Zaccaro -, ma non condividiamo questo tipo di raccolta Pensiamo a una riduzione del numero di contenitori e a collocarli in luoghi più protetti Magari potremmo ospitarne uno all'interno della nostra sede, ma serve un sistema più controllato".

Amiat: "Problema nazionale e di decoro"

Il fenomeno sembra essere esteso persino su scala nazionale, di questo avviso è Flavio Frizziero, direttore Operativo di Amiat: "Il tema, fino a qualche anno fa poco sentito, è diventato un problema nazionale. Esiste un obbligo normativo di avviare i tessili in un circuito di raccolta dedicato, ma l'aspetto del decoro resta complesso Non dipende dalla raccolta in sé, ma da comportamenti impropri, non diversi da chi abbandona rifiuti in altri cassonetti Se li togliessimo, dovremmo farlo anche con altri strumenti simili".

Frizziero ha poi sottolineato come Amiat stia già intervenendo con controlli e pulizie "I nostri operatori hanno l'onere di verificare e ripristinare laddove possibile, come avviene per gli ingombranti Siamo disponibili a razionalizzare il posizionamento di alcuni contenitori, ma non di tutti".

Il Comune: "Servono educazione civica e collaborazione"

La palla è dunque passata al Comune ed è l'assessora alle Politiche per l'Ambiente Chiara Foglietta a rispondere all'appello, riconoscendo la diffusione del problema ma anche ribadendo la necessità di mantenere il servizio e il metodo: "Non è una criticità solo di questa Circoscrizione, succede anche altrove In alcuni casi il sistema funziona, specie dove i contenitori sono in aree meno isolate".

L'assessora ha ricordato due progetti presentati all'Unione Europea sul tema economia circolare, ma anche l'iniziativa di recupero delle divise dismesse della Polizia Locale, che ha permesso di rigenerare oltre 800 capi, tra pantaloni, giacche, gonne e altri vestiti. "Dobbiamo distinguere l'aspetto sociale da quello ambientale - ha precisato -. Togliere il servizio non risolve nulla I contenitori devono restare accessibili, riconoscibili e privi di barriere architettoniche Possiamo rivedere alcune postazioni, ma l'obiettivo deve restare quello di favorire il riuso".

Infine, un appello ai cittadini: "Servono campagne di sensibilizzazione, ma soprattutto educazione civica Possiamo comunicare e informare, ma la vera differenza la fa il senso di responsabilità di chi vive il territorio".

Marco D’Agostino

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