“I fili si ingarbugliano, si intrecciano, si spezzano e si snodano. Riflettono costantemente una parte del mio stato mentale come se rappresentassero la condizione dell’essere umano”. Così Chiharu Shiota racconta l’immensa opera che “espande” le sale del Mao Torino con i suoi intrecci neri e rossi.
Fino al 28 giugno ci si potrà immergere nell’intera produzione di Shiota “The Soul Trembles” attraverso disegni, fotografie, sculture, e appunto alcune delle sue più celebri installazioni ambientali e monumentali.
I fili rossi o neri intrecciati creano strutture imponenti, avvolgono gli spazi in cui sono collocate, trasformandone i volumi e guidando lo spettatore in un’esperienza in cui la fascinazione si alterna all’inquietudine, il movimento alla stasi.
A lavorare all’allestimento dell’opera al Mao hanno lavorato 40 persone mentre per portare il progetto al Museo di Torino ci sono voluti 3 anni.
“Questa mostra è nata per espandere quello che rimane dello spazio museale che non è l’architettura o gli oggetti che conserva ma questa pelle che lega il visitatore che osserva - spiega Davide Quadrio -. Essendo così personale parla a tutti e diventa universale. Una mostra che non ha nulla di leggero ma è rigenerante perché permette di comprendere il dolore, che è parte della vita”.
Spesso ispirate da esperienze personali, le opere di Chiharu Shiota esplorano l’intangibile - ricordi, emozioni, immagini e visioni oniriche, offrendo spazi di silenzio e contemplazione – e pongono interrogativi su concetti universali ed esistenziali quali l’identità, la relazione con l’altro, la vita e la morte; valicando i confini temporali e spaziali, i suoi lavori coinvolgono la parte più intima e vulnerabile dell’essere umano.
“La mostra ci porta ad avere 27 opere realizzate solo per noi. Non più oggetti ma un continuum esperenziale”, conclude Quadrio.