Attualità - 23 ottobre 2025, 19:43

Ad un anno dal via dei lavori, ancora aperta la ferita Thyssen: bonifiche lente e dubbi sul futuro dell'area

Tra interventi ambientali in corso e progetti troppo costosi (per le sole forze del Comune), il sogno di un parco al posto dell'ex acciaieria sembra lontano

Immagine d'archivio dell'ex Thyssen

Immagine d'archivio dell'ex Thyssen

A un anno dall'avvio dei lavori, l'area ex Thyssen (che richiama alle mente l'acciaieria in cui morirono 7 operai torinesi nel dicembre 2007 a causa di un grosso incendio, ndr), resta un fronte delicato e che fa molto discutere. Un luogo simbolo del passato industriale che, tra carte bollate e tempi lunghi, con un futuro ancora da decifrare.

L'iter dei lavori e le scadenze fino al 2029

L'assessora all'Ambiente Chiara Foglietta ha ripercorso le tappe dell'intervento: "l'inizio dei lavori è stato avviato il 22 ottobre 2024, con la rimozione degli idrocarburi in fase libera. Nell'area perimetrale sono state fatte quasi tutte le iniezioni, che saranno completate a breve, con monitoraggio trimestrale sia sulla falda che sul fiume Dora. Da ottobre 2025 a ottobre 2026 proseguiranno i lavori di iniezione, entro settembre 2026 inizieranno gli interventi sulla sorgente insatura, che si concluderanno nel 2028. La riduzione totale degli idrocarburi terminerà nell'ottobre 2029".

Un cronoprogramma lungo e complesso, che non manca di suscitare perplessità. "Più volte e in più occasioni ho sempre parlato di altri lavori e non di bonifiche – ha precisato Foglietta – Il tema è sicuramente all'attenzione del Comune con tutti i limiti del caso perché parliamo di aree private. Rispetto ai dati richiesti non li abbiamo in questo momento, ma esiste un documento di oltre 1500 pagine che stiamo visionando proprio su questo tema".

A fare il punto anche l'assessore all'Urbanistica Paolo Mazzoleni: "Ricorderemo che il 18 marzo 2024 abbiamo approvato una delibera per avviare le procedure che renderanno l'area Thyssen un parco. L'aggiornamento è che, essendo in corso la variante del piano regolatore, le indicazioni della delibera sono diventate parte integrante del nuovo piano".

Mazzoleni ha inoltre chiarito che "per l'area alle spalle si parla solo di zona industriale e non c'è nessuno studentato in programma" e che "il ricorso al Tar contro la delibera comunale non ha avuto esito favorevole per i privati. La sospensiva non è stata accolta e la delibera resta vigente".

Ambientalisti e comitati sul piede di guerra

Le critiche di ambientalisti e comitati, infatti, vertono soprattutto sui temi di bonifica e di scarsa presa di posizione da parte del comune. "Non è una bonifica, ma una semplice messa in sicurezza – ha affermato con toni decisamente l'ex onorevole Mariangela Rosolen,  oggi attiva nel comitato Acqua Pubblica – Sono passati due anni e veniamo a sapere che si sta portando avanti solo la messa in sicurezza del sito, che non è una bonifica né un ripristino del suolo com'era prima della fabbrica".

"C'è un danno enorme – aggiunge Roselen – si stanno facendo solo operazioni parziali e se nei documenti del Comune si parla di bonifica ciò è falso. Serve mettere terreno vergine, non solo mettere in sicurezza l'area. Questo è un inganno all'intera cittadinanza: dovremo desumere che il parco verrà fatto su un piano di cemento se non si fa la bonifica".

Dello stesso parere Emilio Soave della Consulta Ambiente Verde: "Pensare che nascerà un parco urbano è azzardato, realisticamente sarà difficile immaginare uno stato futuro certo. Retrostante a quell'area c'è anche l'ex Ilva, dove si parla di studentati e altre attività, ma se i suoli sono simili come è possibile che la Thyssen richieda ancora dieci anni? Il piano regolatore potrà colorare l'area, ma sappiamo che c'è differenza tra verde reale fruibile e verde virtuale".

Cerrato: "Solo messa in sicurezza"

Sul tema è intervenuto anche il capogruppo del PD, Claudio Cerrato: "Il piano regolatore non farà un intervento attivo ma definirà le possibilità d'uso. Quando diventerà operativo, chi vorrà potrà usare l'area nel modo previsto, assumendosi l'onere di convertire il terreno a maggioranza di verde. Ora è una messa in sicurezza operativa, la parte di bonifica riguarda solo gli idrocarburi. Se fosse il Comune ad acquistare il terreno, parleremmo di cifre oggi fuori portata, perché si tratterebbe di centinaia di milioni di euro".

Preoccupazioni e proposte dall'opposizione

Più critico il consigliere di Fratelli d'Italia Ferrante De Benedictis, che ha richiamato l'attenzione sui possibili rischi per la salute e ha proposto un'analisi epidemiologica dei residenti nella zona dell'area Thyssen. "Dobbiamo essere concreti, un privato bonifica solo se ha obbligo di legge o interesse economico. La prima ipotesi è complicata, perché potrebbe esserci una divaricazione tra chi ha inquinato e chi oggi è proprietario del terreno, con contenziosi lunghissimi".

"L'inquinamento delle falde può portare gravi danni alla popolazione – ha aggiunto De Benedictis – per questo sarebbe utile un'analisi epidemiologica per capire se ci sono conseguenze sanitarie. Se il privato non vorrà intervenire, l'alternativa è rendere l'area economicamente attrattiva o valutarne l'acquisto pubblico, ma con una visione chiara e risorse adeguate".

Anche la Circoscrizione 4 ha chiesto ulteriori interventi, a farsi da portavoce è il Consigliere Marcello Badiale: "Monitoriamo il cromo esavalente, che è la vera emergenza", sottolineando la necessità di un monitoraggio più stringente: "Sarebbe interessante sapere se la concentrazione di idrocarburi e cromo esavalente è sempre ai livelli precedenti o se è scesa. Una certa quantità va quotidianamente in falda, disciogliendosi nel terreno. Questa è l'urgenza: temo che il piano messo in atto non sia efficace per questo".

Marco D’Agostino

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