Paolo Serazzi, in arte Ziopol, compositore e musicista della Melevisione, sarà in concerto con la sua band giovedì 20 novembre alle ore 15 al Convitto Umberto I. Sarà la prima tappa del tour che porterà in giro per l’Italia l’album “Canzoni della Melevisione – Volume 1”.
Cosa hai in mente quando componi musica per “bambini dai 2 ai 102 anni”?
“Ho trovato questo modo di riassumerla, ma è quello che penso. Non mi pongo in modo diverso quando compongo per bambini, non pongo dei limiti perché per me sono in grado di cogliere una certa complessità. I generi musicali sono un’invenzione di noi adulti, ma ai bambini non piace solo la baby dance. Sono prontissimi ad ascoltare qualsiasi cosa, anzi sono anche più duttili di noi adulti. Mi pongo a loro in tutta sincerità. Trovo che in giro ci sia sempre la stessa minestra, mi piace invece far loro assaggiare cose diverse”.
Come si svolgerà il concerto?
“È uno spettacolo interattivo. È una cosa che avevo in cuore di fare da tanto tempo. I bambini non ne hanno tante occasioni di vedere un concerto fatto per loro. Ha un valore educativo, senza essere una lezione. Quando c’è il divertimento i messaggi educativi si sedimentano bene”.
Come è iniziata l’avventura in Melevisione?
“In sette anni, dal 2005 fino alla chiusura del 2012, ho fatto più di 50 canzoni. Sono entrato tramite concorso, non ne avevo mai fatto uno in Rai, non avevo troppa speranza. Ho proposto due canzoni come se dovessi suonarle in concerto. E hanno vinto. Lì avevi tutto quello che ti sogni a disposizione, era bellissimo. I testi erano degli sceneggiatori e io lavoravo alle musiche, era un lavoro di squadra molto attento”
Come è stato lavorare al programma?
“Eravamo una compagine di persone con cui si facevano tante risate. Si lavora seriamente, ma si lavorava in allegria. Entrate nello studio del Fantabosco era come entrare in un mondo magico. Era un ambiente bellissimo”.
Manca oggi una proposta come quella?
“Era speciale. C’erano professionisti competenti, che conoscevano i bambini e che avevano missione. Pur offrendo un ambiente sicuro ai bambini, si trattavano anche temi come la violenza, la paura del buio, la separazione dei genitori. Temi complessi ma con i toni adatti. Quello che vedo oggi sono persone che hanno individuato un bel terreno da scorribande, hanno capito che i bambini sono una nicchia redditizia e allora li spronano a comprare qualsiasi cosa. Tutto questo fa male, ma sarebbe bello ci fosse un’altra trasmissione di qualità”.
C'è un sogno ancora non realizzato?
“Per ora mi godo il successo di questo progetto appena concluso. Vorrei poi magari declinarlo in una proposta specifica per le scuole”.





