Cultura e spettacoli - 25 novembre 2025, 15:36

Al 43° TFF voci della Juve degli anni d'oro del Trap nel docu-film di Angelo Bozzolini: "Quel calcio era più romantico"

In concorso al Torino Film Festival. Alla prima proiezione presenti anche Evelina Christillin, Massimo Mauro, Domenico Marocchino, Carlo Nesti e Darwin Pastorin

Al 43° TFF voci della Juve degli anni d'oro del Trap

Al 43° TFF voci della Juve degli anni d'oro del Trap

“Juventus - Il decennio d’oro” è il docufilm di Angelo Bozzolini presentato nella sezione Zibaldone nel 43° Torino Film Festival e che racconta per la prima volta attraverso le voci dei suoi protagonisti gli anni dal 1975 al 1985, in cui la Juventus si afferma come una delle squadre più dominanti della storia del calcio. 

Come è nata l’idea del docu-film? 

“Da una cena romana con Marco Tardelli - spiega il regista -. L’idea era di raccontare un momento importante della storia del calcio, sviluppato con i suoi racconti di vita, di spogliatoio e di campo. Poi nel momento in cui è subentrata la Rai abbiamo deciso di renderlo da servizio pubblico, non limitandoci a quello che sarebbe stato per le piattaforme sportive. Raccontiamo anni magici per il calcio, come si muovevano gli ingranaggi e insieme una retrospettiva della città di Torino durante quelli che erano gli anni di piombo”. 

Tra le voci degli intervistati qual è quella che l’ha colpita di più e qual era il suo giocatore del cuore? 

“Abbiamo intervistato 14 persone e tutte hanno una funzione molto specifica. Tra questi c’è l’artista Marco Lodola, che parla da tifoso che va a spalare la neve nella finale di Supercoppa del Liverpool. Il suo racconto mi ha molto emozionato. E poi c'è la grande capacità analitica di Aldo Cazzullo che racconta di tutto in maniera trasversale. Come calciatori, nessuno potrà mai arrivare al carisma simpatico e semplicista di Michel Platini."

Quella degli anni d’oro era più forte di quella che ha vinto 9 scudetti di seguito? 

“Credo che la chiave di lettura sia che nel 1973 ascoltavamo ancora le partite per radio. A chi come me era malato di calcio, dava grandi emozioni, ci permetteva di immaginare le partite. Da piccolo immaginavo di fare quello che faceva Carlo Nesti. È una sfumatura romantica, per me il calcio di allora è preferibile rispetto a quello che è oggi il calcio. L’etica di quei calciatori, di quella legalità nei confronti della dimensione etica e sportiva, è inarrivabile. Poi l’Italia con Platini diventa il campionato più bello del mondo. Non ne faccio una questione di merito sportivo. Oggi sportivamente sono preparatissimi, ma ne faccio una questione di romanticismo, così come tante altre cose, hanno più fascino se riviste in quel contesto storico, credo che il calcio anche. È come la differenza tra vinile e Spotify: certo che su Spotify è più chiaro, ma c’è un’emozione in quel gracchiare che rimanda a una dimensione di romanticismo unica”. 

Che differenza c’è tra il vivere il calcio allora al Comunale rispetto allo Juventus stadium di oggi?

“Penso che al contrario, le nuove tecnologie di fruizione dello sport dal vivo, siano premianti. Una partita vista allo Stadium è molto impattante, c’è una coreografia, c’è un deejay set. Lo vedo come parte di un grande spettacolo. La fruizione in un catino di concezione moderna è sicuramente meglio. Ma la partita è molto più raccontata e più completa vista da casa. C’è una dovizia di particolari incredibile”.

Alla presentazione al TFF parteciperanno anche i protagonisti? 

“Saremo tra gli altri con Carlo Nesti, Massimo Bonini, Domenico Marocchino. Non ci sarà Platini, ma ci sarà Valerio Remiro, massaggiatore della Juve dall’80 al ’94, che lo curò dalla pubalgia”. 

Cosa ne pensa della Juventus di oggi?  

“Ho cercato di raccontare la Juve come modello di società piramidale in cui tutti i meccanismi funzionavano alla perfezione e questo ha permesso un flusso di lavoro. Adesso il calcio è molto cambiato, i club sono più in difficoltà, ma devo dire che mi sono trovato molto bene a lavorare con loro, per loro non è stato facile gestire una produzione esterna. Ho l’impressione che ci sia grande consapevolezza e desiderio di fare le cose per bene. In questo momento storico il campo non dà risultati, ma sono anche cicli storici. Nel docu-film partiamo con due sconfitte, era un momento un po’ grigio, ma vuol dire che ciclicamente ci sono stati momenti di flessione e poi c’è la risalita con la consapevolezza che comunque la Juve è un grande club, è transitoria la perdita”.

Trova cambiato il Torino Film Festival di Giulio Base? 

“Sono stato incorso al TFF nel 2004, poi fuori concorso nel 2012. È un po’ che non venivo, ma mi ricordo l’anno in cui della retrospettiva di Claude Chabrol, c’erano giovani autori molto impegnati che hanno creato dal basso questo festival. Questa tradizione resta, non c’è il di più che ha la Festiva di Roma che è molto tappeto rosso, ma è meno impegnato con titoli di ricerca. C’è lo sforzo di portare la visibilità dei grandi nomi, fatto con equilibrio e con onestà. Vedo positivamente questa sinergia. Vedo una sinergia tra ricerca e glam, mi sembra un buon mélange di varie cose”. 

La prima proiezione del docu-film si terrà mercoledì 26 novembre alle ore 21 al Cinema Romano.

Chiara Gallo

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU