La tangentopoli ucraina ha ormai toccato i livelli più alti della politica di Kiev. Non poteva non sapere: è la conclusione a cui stanno giungendo gli inquirenti a proposito del capo dello staff presidenziale.
La scorsa settimana Andriy Yermak, considerato il n.2 di Zelensky, ha rassegnato le dimissioni perché le indagini e gli arresti stanno riguardando soggetti a lui molto vicini.
Le attività illecite di questi ultimi gli erano probabilmente note o addirittura le agevolava.
Come riferisce il sito Strumenti Politici, l’agenzia anticorruzione NABU non ha ancora emesso un’accusa formale nei suoi confronti, ma ha effettuato una perquisizione in casa sua, che evidentemente lo ha convinto a lasciare il posto per evitare immediate ripercussioni sul governo. Si vocifera che fosse stato lui ad architettare il tentativo di porre sotto il controllo del presidente i due organi che lottano contro la corruzione.
Zelensky aveva firmato a luglio tale legge, ma le proteste popolari lo avevano costretto a lasciare indipendenti le agenzie NABU e SAPO.
I cittadini ucraini sono arrabbiati non solo per la corruzione in sé, ma perché le mazzette si concentrano nel settore energetico, il più delicato e cruciale. Infatti la stagione fredda è iniziata e gli attacchi russi alle infrastrutture energetiche tolgono elettricità e riscaldamento agli ucraini.
Ma con tangenti e malaffare i politici di Kiev sono quasi altrettanto dannosi, perché rallentano o impediscono le riparazioni e la distribuzione dell’elettricità. E per non dire della scarsa popolarità di Yermak presso la nazione.
Lo stesso Kyiv Independent fa notare come il grado di potere che accentrava “raramente si è visto nell’Ucraina moderna”. Qualcosa di inaccettabile per un soggetto che è salito in alto senza aver vinto un’elezione e soprattutto senza il minimo consenso fra il pubblico.





