Era nei desiderata per l’anno nuovo di Federico Riboldi, assessore alla Sanità. E ora la riorganizzazione destinata a ridisegnare parte della sanità torinese è vicina: dal 1° gennaio 2026 vedrà la luce la nuova Azienda ospedaliera OIRM–Sant’Anna, nata dall’accorpamento tra il Presidio Sant’Anna e l’Ospedale Infantile Regina Margherita. Il via libera è arrivato dal Consiglio regionale del Piemonte, che ha approvato la delibera di Giunta per lo scorporo del Sant’Anna dalla Città della Salute e della Scienza.
«La nascita della nuova azienda ospedaliera, frutto dell’accorpamento tra Sant’Anna e Regina Margherita, rappresenta una svolta strategica per la sanità piemontese. Puntiamo su specialità verticali e gestione ottimizzata, facendo emergere le eccellenze cliniche e rendendo il sistema più efficiente e gestibile. La candidatura a IRCCS e la medicina di genere, in sinergia con CTO e Molinette, rafforzeranno percorsi innovativi per la salute della donna. L’inclusione di Sant’Anna nel futuro Parco della Salute e la progettazione di un ospedale pediatrico integrato garantiranno prestazioni migliori e percorsi mamma-bambino all’avanguardia.» sottolinea l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Federico Riboldi.
«Questa riorganizzazione porterà vantaggi concreti: bilanci più efficaci, trasparenza contabile, controllo dei costi e rafforzamento delle specialità ginecologiche. Migliorerà la qualità delle cure e offrirà nuove opportunità di crescita al personale, che potrà lavorare in un contesto altamente specializzato. Unendo queste due realtà, trasformiamo una struttura elefantiaca in un modello più snello e di qualità, capace di rispondere alle sfide della sanità moderna.» afferma Riboldi.
«Sono particolarmente soddisfatto anche per il rispetto dei tempi che ci eravamo prefissati. Ringrazio il direttore generale dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, Livio Tranchida, e il commissario dell’OIRM, Franco Ripa, per l’impegno e la disponibilità che da subito hanno dimostrato per raggiungere nel minor tempo possibile un risultato che andrà a beneficio di tutto il Piemonte. Un ringraziamento anche ai Consiglieri regionali per il loro contributo al dibattito che ha consentito di sviluppare i temi connessi ad una decisione di grande rilievo per la sanità regionale.» conclude l’assessore Riboldi.
Il nuovo assetto
Il nuovo assetto prevede che il Sant’Anna continui a operare nella sede attuale durante la transizione, mantenendo l’integrazione con l’OIRM. Le attività ostetrico-ginecologiche – ad eccezione della Breast Unit – confluiranno nella nuova struttura, con l’obiettivo di dar vita in seguito a un IRCCS dedicato. L’operazione punta a una gestione più efficiente e sostenibile, con l’equilibrio di bilancio come obiettivo condiviso.
Critiche le opposizioni
Maggioranza soddisfatta per la riorganizzazione. Opposizioni critiche sul metodo e sugli esiti attesi. Questo nonostante siano stati accolti anche quattro emendamenti di minoranza: tra questi, l’obbligo di un piano per l’integrazione dei sistemi informativi e il riconoscimento del ruolo strategico del Sant’Anna nella tutela della salute femminile in tutte le fasi della vita.
Ma non basta: Alleanza Verdi e Sinistra alza le barricate sostenendo come un vero cronoprogramma, così come le risorse, non esisterebbero.
"Il progetto che abbiamo ricevuto - sostengono Alice Ravinale e Valentina Cera - evidenzia plasticamente che non c'è la più pallida idea su come procedere con lo scorporo: tutto è lasciato a future determinazioni. Non solo: il documento conferma che anche lo scorporo del Regina Margherita, approvato già nel 2023, è fermo al palo.”
Secondo AVS, la delibera che dà il via alla nuova azienda ospedaliera OIRM–Sant’Anna comporterà costi significativi a carico del fondo sanitario regionale, nonostante venga presentata come un’operazione a costo zero. La Direzione Sanità avrebbe infatti confermato che le spese legate allo scorporo – stimate in milioni di euro – ricadranno sui fondi già destinati alla sanità pubblica e, in particolare, alla Città della Salute, che già registra un passivo consistente. Una scelta che la forza politica giudica incoerente, specie alla luce della chiusura di presidi territoriali per risparmiare somme modeste.
Cera e Ravinale criticano inoltre la mancanza di confronto con l’Università di Torino, ritenuta un attore fondamentale nel processo decisionale, e contesta l’urgenza con cui è stata approvata la delibera, definita priva di contenuti concreti.





