Un ultimo trimestre da +6,3% e un risultato - nell'arco dei nove mesi - che migliora rispetto a un anno fa dell'1,7%. Le esportazioni piemontesi reagiscono alle difficoltà economiche generali e regalano un colpo di reni. Lo dice l'ultima rilevazione di Unioncamere Piemonte, che segna un valore export da gennaio a settembre di 46 miliardi di euro. Nel dettaglio dei singoli trimestri, finalmente arriva una crescita robusta dopo i precedenti trimestri che avevano fatto segnare, rispettivamente, -1,3% e +0,4%.
“Il ritorno al segno più delle nostre esportazioni è la prova della straordinaria capacità di reazione del tessuto imprenditoriale piemontese , che continua a eccellere grazie a filiere solide come l’agroalimentare e la metallurgia. Tuttavia, non possiamo ignorare le criticità strutturali dell'automotive: serve una politica industriale urgente e coraggiosa per governare una transizione che sta colpendo i produttori di veicoli, ma che vede la nostra componentistica resistere con tenacia. Dobbiamo difendere la nostra competitività in Europa e recuperare terreno sui mercati globali più complessi, garantendo alle imprese la stabilità necessaria per investire nel futuro”, sottolinea Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte.
L'analisi dell'export regionale per i primi nove mesi del 2025 conferma la gerarchia consolidata, con la Lombardia in testa (25,7% del totale nazionale), seguita da Emilia-Romagna (13,1%), Veneto (12,4%), Toscana (11,5%) e Piemonte (9,6%). Cinque regioni che, da sole, generano il 72,3% di tutto l'export italiano, lasciando al resto della Penisola una quota residuale inferiore al 28%.
Automobili a picco
Per quanto riguarda il solo Piemonte, nonostante i numeri positivi resta la preoccupazione dei mezzi di trasporto, calati di quasi 6 punti percentuali. Una zavorra rappresentata soprattutto dalle automobili, scese addirittura del 17,2%. La componentistica autoveicolare ha registrato, invece, una crescita del 3,8%. Un trend negativo ha caratterizzato la nautica (-10,6%) e il ferro-tranviario (-3,2%), mentre sono cresciute le vendite oltre confine del settore aerospaziale (+3,7%).
Anche il settore della meccanica (Macchinari e apparecchi), pur mantenendo una quota rilevante (17,2%), sconta una flessione pari al 4,6%, suggerendo difficoltà persistenti in uno dei comparti tradizionalmente più pesanti per l'export. Un'ulteriore battuta d'arresto si osserva nel settore degli articoli in gomma e materie plastiche, che flette del 2,2%. Settori come il tessile (+1,4%) e la chimica (+0,7%) hanno mostrato una crescita più moderata o una sostanziale stazionarietà, contribuendo in misura minore alla variazione positiva complessiva.
Bene metalli e agroalimentare
La spinta decisiva all'aumento delle esportazioni piemontesi è generata principalmente da filiere che mostrano un dinamismo eccezionale, tra queste quella dei metalli che si rivela vera protagonista della crescita, con un balzo in avanti pari al +14,6%. Parallelamente, il settore dei prodotti alimentari, bevande e tabacco si conferma un pilastro solido dell'export, registrando un robusto incremento del 7,7% e detenendo una quota significativa del 15,2% sul totale. Un risultato analogo, sempre pari al +7,7%, è stato raggiunto anche dai prodotti delle altre attività manifatturiere.
Calano gli scambi fuori dall'Europa (soprattutto gli Usa)
L’analisi per mercati di sbocco segnala una dinamica positiva delle esportazioni dirette ai partner comunitari(+2,7%) e una sostanziale stazionarietà per quelle destinate ai restanti Paesi (+0,1%). Nei primi nove mesi del 2025 il bacino dell’Ue 27 ha attratto il 60,7% dell’export regionale, mentre il 39,3% si è diretto verso mercati extra-Ue 27.
Francia e Germania si confermano, anche nel periodo in esame, i principali partner commerciali del Piemonte,assorbendo rispettivamente il 14,9% e il 13,5% delle esportazioni locali, seguiti da Stati Uniti e Spagna, con quote del 7,5% e 6,5%. Il confronto con i primi nove mesi del 2024 evidenzia ancora un calo verso il mercato francese (-1,2%), mentre si rileva una crescita delle vendite dirette in Germania (+1,9%).
Le esportazioni dirette verso gli USA hanno subito una battuta d’arresto rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente (-9,4%), con la conseguente riduzione di un punto percentuale del peso che questo mercato esercita sulle vendite all’estero piemontesi. Il valore delle esportazioni regionali verso la Spagna appare, invece, in forte espansione nel confronto con lo stesso periodo del 2024 (+9,8%).
Al di fuori dei confini comunitari, la Svizzera ha assorbito il 4,6% delle esportazioni piemontesi, evidenziando una forte espansione (+62,0%), dovuta all’incremento della vendita di prodotti in metallo e prodotti della gioielleria, mentre il Regno Unito (-5,7%) e la Cina (-13,6%) hanno subito contrazioni di intensità consistente.
Torino fa da locomotiva
Il dato regionale rappresenta la sintesi di dinamiche territoriali differenziate. Torino si conferma prima per contributo fornito alle esportazioni piemontesi, con una quota del 42,8%, pur avendo registrato un andamento piatto del valore delle merci esportate (+0,4%). Segue la provincia di Cuneo, che ha generato il 17,5% dell’export regionale, in calo dell’1,4% rispetto al periodo gennaio-settembre 2024. Il risultato migliore in termini di dinamica è, però, quello messo a segno dalle vendite oltre confine della provincia di Alessandria, cresciute del 8,7% rispetto ai primi nove mesi dello scorso anno.
Novara e Vercelli hanno determinato rispettivamente l’11,2% e il 5,8% delle vendite piemontesi all’estero, le prime in aumento rispetto ai primi nove mesi del 2024 del 6,0%, le seconde in crescita del 4,7%. Tra i restanti territori, Asti e Biella hanno scontato flessioni dell’export del 1,7% e del 2,4%, mentre il Verbano C.O. ha evidenziato una flessione tendenziale del 3,1%.





