Un protocollo per alzare ulteriormente la guardia contro le infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore della Sanità e in particolare per quanto riguarda i progetti di edilizia nel comparto. È quello firmato questa mattina tra Regione e le prefetture del Piemonte, nella Sala del Consiglio Metropolitano, a margine della riunione della Conferenza delle Autorità regionali di Pubblica Sicurezza.
In ballo ci sono i quasi 5 miliardi di euro che saranno destinati al territorio regionale nei prossimi anni, grazie al Pnrr. Sul tavolo ci sono 11 ospedali, ma anche molte altre strutture locali come case di comunità e non solo.
Rendere il Piemonte impermeabile
A fare gli onori di casa, proprio il prefetto al termine della Donato Cafagna. “Il quadro è complesso e serve una grande attenzione da parte delle forze dell’ordine: un lavoro che consente di tenere una regione come il Piemonte il più possibile impermeabile a questi fenomeni”. “Il protocollo che firmiamo oggi diventa un ulteriore anello importante per raggiungere questo obiettivo: un accordo quadro che poi sarà firmato in tutti i territori declinandolo alle diverse stazioni appaltanti”.
Pnrr, Inail è Stato
“Il Pnrr è stato, insieme alle risorse dell’Inail e dello Stato, uno strumento importante per l’edilizia sanitaria della nostra regione - commenta Alberto Cirio, governatore del Piemonte -. Dobbiamo garantire la sicurezza di chi lavora e di chi è ricoverato in ospedale. Senza dimenticare il risparmio energetico e l’efficienza”.
I rischi della fretta
“Le risorse sono tante e arrivano tutte insieme - prosegue Cirio - e vanno spese in fretta. Questo può complicare l’applicazione delle dovute cautele. Ecco perché questo protocollo è prezioso per inserire le operazioni in un quadro complessivo all’interno dei quali potranno muoversi tutti gli ambiti territoriali. Servono anticorpi forti e ben strutturati in un settore in cui prima facciamo e meglio facciamo”.
E l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, aggiunge: “Ci apprestiamo alla più grande opera di edilizia sanitaria della nostra regione. Bisogna difenderci dagli appetiti che possono essere attirati da questi grandi flussi di denaro. Le nostre strutture portano i nomi della famiglia reale: questo dice che ci siamo mossi per primi, ma anche che ora hanno un’età che non garantisce spazi, efficienza e modernità”.





