Un grido d'allarme unanime, che parte dai sindacati e coinvolge ordini professionali e istituzioni, per dire basta alla violenza contro chi ogni giorno lavora per tutelare la salute dei cittadini. La conferenza regionale organizzata dal sindacato Nursing Up ha acceso i riflettori su una piaga che, lungi dall'essere risolta, continua a segnare la quotidianità di ospedali e ambulatori.
Al centro del dibattito, la necessità di risposte strutturali e non solo emotive. Ad aprire i lavori - subito dopo la lettura di un messaggio inviato dall'assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi, trattenuto a Torino da impegni istituzionali ma che non ha voluto far mancare la testimonianza della Regione al personale sanitario, assicurando l'impegno istituzionale sul fronte della sicurezza - è intervenuto Claudio Delli Carri (ritratto nella foto sottostante), segretario regionale del Nursing Up, che ha tracciato un quadro preoccupante della situazione in Piemonte.
"Non possiamo più accettare di lavorare nella paura", ha ribadito, sottolineando come gli episodi di aggressione fisica e verbale non siano più casi isolati ma una costante che mina la serenità degli operatori. "Servono risposte immediate a una situazione ormai irreale, che non può più essere affrontata con il silenzio e l'abitudine. Chi lavora per la salute non può diventare un bersaglio".
Al tavolo dei relatori anche la rappresentanza degli ordini professionali, con Ivan Bufalo, presidente di OPI Piemonte (Ordine delle Professioni Infermieristiche) e Stefania Calcari, presidente di OPI Asti, che hanno portato la voce di migliaia di infermieri spesso in prima linea nei triage e nei reparti più a rischio. Bufalo ha evidenziato l'importanza di fare rete: "La collaborazione tra istituzioni e ordini è fondamentale per restituire dignità e sicurezza a una professione che è pilastro del sistema sanitario".
Il focus su Asti: le voci dal territorio
L'incontro ha dedicato un ampio spazio alla situazione specifica dell'Astigiano, aprendo il dibattito con l'intervento del sindaco di Asti e presidente della Provincia Maurizio Rasero, che ha offerto una lettura profonda delle cause che generano violenza, rifiutando però soluzioni semplicistiche come la militarizzazione degli ospedali. "Sono contrario all'esercito", ha spiegato il primo cittadino, puntando invece il dito contro una crisi valoriale più ampia. "È venuta meno l'istituzione della famiglia. Non bastano le associazioni di volontariato se manca la base educativa".
Rasero si è soffermato anche su alcune criticità locali, citando il superamento del campo nomadi e la gestione di soggetti problematici che spesso afferiscono al Pronto Soccorso. "Asti non è il Bronx, ma ci sono singoli soggetti problematici, magari squilibrati. C'è stato il caso di un singolo che, più volte, ha aggredito. Ma bisogna parlare di diritti e doveri di chi accogliamo e si deve insegnare ai giovani, anche italiani, il rispetto".
Particolarmente toccante il paragone utilizzato dal sindaco per descrivere la dedizione dei sanitari: "Quasi come Gesù in croce vi sacrificate quotidianamente per tutelare la salute. Un sacrificio che non è corrisposto da chi ne fruisce". La conclusione è un appello alla responsabilità collettiva: "Tutti dobbiamo prenderci l'impegno per collaborare e risolvere".
Sulla stessa linea, ma con un focus sulla comunicazione e sulla percezione pubblica della sanità, anche l'intervento del dottor Claudio Lucia (foto sottostante), presidente dell'Ordine dei Medici di Asti. Lucia ha invitato a una maggiore prudenza nella narrazione mediatica degli eventi sanitari: "È doveroso abbassare i toni", ha ammonito il presidente dei medici astigiani. "I casi di malasanità ci sono, ma mettere il 'mostro' in prima pagina, soprattutto dopo il Covid, aumenta lo stato d'ansia in alcuni individui e genera violenza. Dobbiamo evidenziare i molti casi di buona sanità".
Lucia ha infine lanciato una proposta operativa concreta per mantenere alta l'attenzione senza cedere all'allarmismo: "Troviamoci, magari trimestralmente, per un follow-up congiunto tra ordini, istituzioni e sindacati per monitorare l'andamento del fenomeno e le azioni intraprese".
A seguire, l'intervento del "padrone di casa" Enrico Mirisola (nella foto), segretario provinciale del Nursing Up di Asti, che ha voluto sottolineare come il problema, pur essendo nazionale, venga vissuto con particolare sofferenza nelle corsie locali, dove il personale è spesso ridotto all'osso e sottoposto a stress continuo. Con riferimento non soltanto all'ospedale e al Pronto Soccorso, ambito che naturalmente 'intercetta' la maggior parte delle problematiche, ma anche a strutture accessorie come i Sert.










