Economia e lavoro - 29 dicembre 2025, 09:00

Torino e la fatica di reggere il ritmo: il peso dello stress lavorativo nel Nord produttivo

Torino e la fatica di reggere il ritmo: il peso dello stress lavorativo nel Nord produttivo

Torino, cuore industriale e tecnologico d’Italia, sta affrontando una nuova emergenza: lo stress da lavoro.
Secondo un’analisi pubblicata da TorinoNews24, il capoluogo piemontese è la seconda città in Italia per livelli di stress professionale, subito dopo Milano.

Un dato coerente con il report di Italia Economy Piemonte, che registra un incremento del +146% delle segnalazioni di disagio lavorativo in un solo anno.

L’altra faccia della produttività

Torino è da sempre una città di lavoro, efficienza e ingegno. Ma oggi, quella stessa etica produttiva si sta trasformando in un’arma a doppio taglio.
Molti lavoratori riferiscono pressione costante, orari lunghi e scarsa possibilità di disconnessione, con il 42% che dichiara di vivere in uno stato di stress persistente. (Fonte: Corriere Torino)

Questo fenomeno colpisce in modo trasversale: impiegati del settore tecnico, professionisti IT, operatori sanitari e personale aziendale riferiscono sintomi fisici di stress cronico, come dolori muscolari, insonnia e affaticamento mentale.

Il Dott. Dambrosio: “A Torino la mente corre, ma il corpo paga il prezzo”

Il Dott. Dambrosio, farmacista e fondatore di BruxRelax, descrive così la situazione:

“Torino è una città che accelera. Le persone lavorano tanto, spesso troppo, e dimenticano che anche la mente ha bisogno di pause.
Quando non si rallenta mai, il corpo diventa la valvola di sfogo: dolori mandibolari, rigidità al collo, bruxismo, insonnia. È il linguaggio dello stress che si fa carne.”

“Chi vive in contesti competitivi come questo — continua — deve imparare a programmare il recupero come se fosse parte del lavoro. Il benessere non è una parentesi, è un processo.”

I settori più vulnerabili

orino presenta una struttura economica complessa e stratificata, dove convivono industria tradizionale e innovazione tecnologica, produzione materiale e servizi digitali, grandi aziende e un crescente tessuto di piccole realtà.
Questa duplicità, che da sempre rappresenta la forza del territorio, oggi si traduce anche in un terreno fertile per l’aumento dei livelli di stress e affaticamento psicofisico.

Le categorie più esposte sono quelle che si trovano a vivere tra pressione costante e scarsa possibilità di disconnessione.

· Industria manifatturiera e automotive
Settore storico del capoluogo piemontese, resta il motore economico ma anche uno dei più stressanti. I ritmi di produzione imposti dalla concorrenza globale, la digitalizzazione dei processi e l’incertezza occupazionale legata alle transizioni ecologiche e tecnologiche creano un mix esplosivo.

· Informatica e servizi digitali
A Torino il comparto ICT è in piena espansione, ma dietro la flessibilità apparente si nasconde spesso un modello di lavoro iperconnesso e senza confini.
Gli sviluppatori, i consulenti digitali e gli addetti al customer care operano spesso in modalità “always on”, con turni lunghi, notifiche notturne e un costante bombardamento informativo. Il risultato è un carico cognitivo elevatissimo, che provoca affaticamento mentale, insonnia e difficoltà di concentrazione.

· Sanità e pubblica amministrazione
Sono due pilastri essenziali della società torinese, ma anche tra i settori più logoranti.
Negli ospedali e negli uffici pubblici si registra un aumento di responsabilità individuale e burocratizzazione del lavoro, a fronte di organici spesso ridotti e richieste in crescita.
Medici, infermieri, impiegati amministrativi e dirigenti pubblici affrontano quotidianamente una pressione costante, aggravata dalla mancanza di riconoscimento e da tempi di recupero insufficienti.
 

In tutti questi ambiti, la sensazione più diffusa è quella di non riuscire mai a “staccare” davvero, nemmeno nei momenti dedicati al tempo libero.
Molti lavoratori descrivono il fine settimana come una parentesi troppo breve per recuperare, un intervallo che serve più a sopravvivere che a rigenerarsi.
Il risultato è un ciclo che si autoalimenta: più ci si stanca, più si lavora per compensare, e meno tempo resta per prendersi cura di sé.

Lo stress che “serra i denti”

Tra i segnali più sottovalutati dello stress torinese c’è proprio il serramento mandibolare, spesso notturno.
Secondo dati clinici regionali, il bruxismo è in aumento tra i lavoratori under 45, un segno tangibile di tensione accumulata.
Come spiega il Dott. Dambrosio:

“Il serramento dei denti è una metafora perfetta: è la tensione che non trova voce.
E finché non impariamo a sciogliere questa pressione, il corpo continuerà a ricordarcela.”

Riequilibrare mente e corpo: strategie possibili

Per affrontare questa condizione, non bastano interventi aziendali. Serve un cambiamento personale e culturale.
Ecco alcune buone pratiche:

· Pianifica il recupero: pausa pranzo reale, lontano dallo schermo.

· Muoviti regolarmente: camminare o fare stretching riduce i livelli di cortisolo.

· Allenta la tensione fisica: esercizi di rilassamento mandibolare e respirazione profonda.

· Cura il sonno: anche una notte di riposo profondo vale più di mille ore di lavoro inefficace.

· Parla del disagio: confrontarsi con un professionista è il modo più efficace per interrompere il ciclo dello stress.

Una città efficiente, ma stanca

Torino è la città dell’efficienza, del progresso, della precisione. Ma sotto la superficie del successo, molti lavoratori vivono un equilibrio fragile, fatto di tensione e fatica.

Il Dott. Dambrosio riassume così il senso di questa sfida:

“Il futuro appartiene a chi sa rigenerarsi. Non basta essere performanti: bisogna essere presenti, lucidi, vivi.
Perché la produttività non vale nulla se il corpo e la mente smettono di collaborare.”

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