Politica - 10 aprile 2019, 12:28

Politica e imprese, il vero "incrocio" è sempre sulla Tav. "Infrastrutture bloccate dal governo". La replica: "No, scelte sbagliate del passato"

Chiamparino attacca anche su Asti-Cuneo, mentre Bertola rivendica la sua opposizione a certi interventi. Cirio: "Andare a Bruxelles con la schiena dritta". E Chiamparino: "Lo ha fatto Delrio, non Salvini"

Politica e imprese, il vero "incrocio" è sempre sulla Tav. "Infrastrutture bloccate dal governo". La replica: "No, scelte sbagliate del passato"

"Dateci un Piemonte normale e vi faremo vedere cosa siamo capaci di fare". Si riassume in questa frase il concetto di base delle richieste degli imprenditori piemontesi ai candidati governatori delle prossime Regionali. La pronuncia Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte, prima di cedere la parola a Giorgio Bertola, Sergio Chiamparino e Alberto Cirio, interrogati da singoli esponenti del mondo delle imprese.

Tra tutti gli argomenti sul tavolo, inevitabilmente sono state le infrastrutture a scaldare l'atmosfera, mentre sugli altri - meno "polarizzanti" - la concordia è stata trasversale e piuttosto legata al buon senso. Poli logistici, strategie, ma ovviamente e soprattutto Torino-Lione e Asti-Cuneo. "La TAV è stata fermata e tutti i problemi sono stati semplicemente rinviati a dopo le elezioni Europee", attacca Chiamparino, in sella a uno dei suoi cavalli di battaglia. "E anche lo sviluppo degli interporti è legato a queste dinamiche, che la Regione deve accompagnare".

"SiTo ha visto la sua dismissione di partecipazioni interrotta, ma altre sono state fatte solo per far cassa", incalza Bertola, mentre Cirio ribadisce la sua visione liberale: "Il privato sa fare meglio e in maniera più efficiente quel che non riesce al pubblico, che però deve mantenere una quota di garanzia e controllo". Ma è TAV la stella polare: "Una grande occasione per essere incrocio a livello europeo. Quando si decise di farla passare sotto le Alpi, fu una scelta politica, anche se con costi superiori", dice il candidato di centrodestra.

"Le imprese hanno bisogno di infrastrutture", è l'appello di Giovanni Ossola, presidente dell'associazione trasporto e infrastrutture dell'Unione industriale di Torino. "Si sono fatte scelte demenziali, oppure non si sono fatte scelte".

"La nostra posizione è chiara - dice Bertola - e le scelte sbagliate sono state fatte da chi ha governato prima di questi 8 mesi a livello nazionale. E non vogliamo ripetere quegli errori fatti in passato. Siamo d'accordo sulla stragrande maggioranza di opere e interventi proposti, a cominciare della Asti-Cuneo, bloccata da governi amici di centrodestra e centrosinistra".

Il brusio in sala cresce in maniera palpabile. "Su TAV abbiamo un'opinione molto chiara e diversa dagli altri. Mentre sulla mobilità cittadina si va verso un trasporto pubblico che sia condiviso e soprattutto intesa come un servizio, come nelle altre grandi città moderne".

"A me non piace farmi prendere in giro. E non da Bertola, ma dal duo Conte-Toninelli", prorompe Chiamparino (con un'enfasi che strappa anche il turno di risposta a Cirio, che abbozza). E legge il documento Cipe che di fatto solleva dubbi su quanto promesso dall'esecutivo. "Se si vogliono aprire i cantieri in tempo ragionevoli, se non ad agosto, bisogna ripartire da quanto proposto dall'ex ministro Delrio".
E poi "Se fatte bene, le gare sono le uniche possibilità per effettuare migliorie alle infrastrutture, anche in un'ottica di superamento del concetto dei caselli".

"Su TAV credo di non dover aggiungere nulla di quanto non ho già detto - conclude il governatore uscente - e in questi cinque anni sono sempre stato io ad andare al Cipe, con l'assessore Balocco, per sostenere gli investimenti per Torino-Lione, ma anche Terzo Valico. Il percorso si è interrotto perché questo governo lo ha interrotto. Non certo la Regione".

"La proiezione che ha Bertola del Piemonte è diversa da quella che ho io - incalza Cirio - e trovo difficile pensare di guidare la nostra regione dicendo di togliere le auto di proprietà. Io spero ci saranno ancora, non inquinanti e sostenibili. La decrescita è molto pericolosa". E aggiunge: "Viviamo in un contesto in cui le minoranze sembrano maggioranze e tengono sotto scacco tutti gli altri: ecco perché l'impegno alla TAV sarà sottoscritto da tutti coloro che si candideranno alle Regionali. Senza sorprese in futuro". Una stoccata nemmeno troppo velata ad alcuni dei candidati a sostegno di Chiamparino, ma che maturano posizioni distanti sulla Torino-Lione. "E poi serve un piano Marshall per la viabilità minore, quella dove lavorano tutti i giorni le nostre aziende. Bruxelles ha già dimostrato che se andiamo a spiegargli le cose, le capiscono. Basta andare là con la schiena dritta", conclude Cirio.

"Chi è andato con la schiena dritta a Bruxelles non è stato Salvini, ma Graziano Delrio, ministro del governo Gentiloni. Non chi ora blocca la TAV che si stava realizzando", ribatte Chiamparino. Mentre Cirio rilancia risalendo ancora prima, al ministro Lupi.

Il tema della burocrazia è quello che anima la domanda di Gabriella Marchioni Bocca, presidente del Comitato Piccola Industria Piemonte. E la proposta è davvero sorprendente: "Mandate per almeno 36 ore i funzionari pubblici nelle nostre aziende. Uno stage per capire cosa comporta la burocrazia nella nostra quotidianità".

"Togliere un po' di carta è una priorità - concorda Bertola -, ma anche formare i dipendenti pubblici, in difficoltà per carenze di risorse, blocco del turnover e aumento dell'età media. Quota 100 influirà sul 20% dei dipendenti regionali, per esempio". "Sono d'accordo sullo stage di 36 ore, magari anche per gli stessi politici".

Chiamparino rivendica quanto fatto fin qui dalla giunta uscente: "Sono stati approvati due atti unici che semplificano in un testo decine di leggi dagli anni 90 in poi. Certo il rinnovamento e il ringiovanimento del personale potrebbe essere un'occasione per cambiare la mentalità dei funzionari. Ma è una mentalità legata all'impalcatura burocratica, più che ai singoli funzionari. Stage di lavoro comune possono essere preziose, ma anche al contrario, per rendersi conto delle procedure che non sono solo regionali, ma di tutto lo Stato".

E anche Cirio concorda: "La semplificazione è un'esigenza sempre più impellente e spesso le lungaggini scoraggiano gli investimenti e le opere. Abbiamo oltre 800 leggi che ci governano, in questa Regione. Ma sono sicuro che meno lo Stato "infastidisce" chi lavora e meglio il nostro territorio può fare. Non serve una delegiferazione, ma si deve lavorare al fianco delle imprese. Cose buone sono state fatte, soprattutto già in alcuni settori, ma bisogna andare avanti. In Belgio e in Austria ci sono già buone pratiche per il dialogo e le visite tra imprese e funzionari. Hanno addirittura stanze apposta e potremmo prendere spunto da lì".

Altro tema caldo, quello della formazione, che sia da ponte verso l'occupazione tra ITS e lauree professionalizzanti. "La carenza culturale che dobbiamo superare è la liceizzazione della nostra regione. Non conta solo la soddisfazione dei genitori e il prestigio, ma quanto quella scuola potrà dargli in termini di occupazione. E soprattutto, bisogna che si insegni meglio e di più l'inglese e pazienza se sapremo il greco un po' meno bene", dice Cirio, forte della sua esperienza europea.

"È il discorso del futuro - concorda Chiamparino - in un contesto di invecchiamento che ci pone in ultima fila in Italia e in Europa. E in una regione in cui l'industria non ha mai richiesto alte formazioni. Fin dal primo anno di amministrazione abbiamo alzato da 11 a 27 i milioni necessari per coprire gli assegni di studi nei tre atenei piemontese. Sufficienti? No, ma un passo avanti". "E molto si è fatto anche per l'inserimento di nuove risorse in luoghi di lavoro in un percorso formativo. Abbiamo ancora molto da fare, senza dubbio, anche nell'ambito della programmazione europea 2021-27 facendo lavorare insieme formazione e imprese". 

"Per non subire il processo della perdita di posti per le nuove tecnologie, dobbiamo esserne protagonisti invece che subirla - dice Bertola - ma per colpa degli ultimi governi siamo rimasti indietro. Ora c'è un fondo nazionale per l'innovazione da un miliardo di euro e voucher per le PMI che assumono manager innovativi. Di certo l'orientamento deve essere potenziato, ma deve anche essere dinamico, seguendo le vere necessità del momento".

Anche l'innovazione trova qualche increspatura, soprattutto su una spinta non arrivata dalla Regione in maniera adeguata. Con Bertola che fa propria la critica di Cirio, rivendicandone però la primogenitura.

Ultime battute sul sostegno a investimenti e crescita, in particolare con un occhio per le PMI. "Come Italia, rimandiamo indietro un sacco di fondi perché non siamo in grado di utilizzarlo. E questi, almeno per un terzo, sono destinati al Nord. Risorse che poi vengono date ad altri, che le chiedono. Ecco perché serve una lobby Piemonte, altrimenti non possiamo lamentarci che comandano e ottengono sempre i soliti, come la Germania", è il racconto di Cirio.

Incassa applausi Bertola quando dice che "Non vanno ripetute le cose fatte in passato, visto che siamo la regione dello scandalo di Finpiemonte, che ha paralizzato a lungo tempo il suo operato. Un vero disastro, come è stato quello dei confidi e per cui bisogna effettuare maggiori controlli". "Non mi piace la parola lobby, ma di sicuro dobbiamo fare squadra per il Piemonte in Europa".

"Sul fare lobby, abbiamo anticipato i tempi ospitando nella nostra sede a Bruxelles anche i tre atenei, che sono tra i maggiori driver per la ricerca e l'innovazione", ribatte Chiamparino. Mentre su Finpiemonte fa notare che "anche Bankitalia aveva certificato tutto. E quindi fino a prova contraria uno si fida di quel timbro. Abbiamo però recuperato tutti i fondi che erano stati destinati a Finpiemonte, tanto che 30 milioni di quelle risorse le abbiamo messe sul Manufacturing e technology center, senza citare i 40 per il turismo". Poi una stoccata su innovazione e non solo: "Anche qui il governo Lega-5 stelle ha rinviato a dopo le elezioni. Non si può continuare a vivere in una costante campagna elettorale".

Infine l'export, vero motore degli ultimi anni di difficoltà per il tessuto produttivo piemontese. Ovviamente il tema è unificante, tra le forze politiche, a difesa del made in, delle nostre eccellenze e contro le concorrenze sleali. Anche se un pensiero va fatto sul Ceip, Centro per l'internazionalizzazione, che funziona bene nell'accompagnamento all'estero delle aziende, ma meno sul fronte dell'attrazione degli investimenti da fuori.

Massimiliano Sciullo

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