La maggior dei giovani detenuti under 25, rinchiusi nel carcere delle Vallette, durante la detenzione non svolge alcuna attività, né ha colloqui con i familiari o con le figure di supporto interne al carcere.
È questo il drammatico quadro che emerge dalla ricerca ‘Giovani centro e fuori’ curata dal Comune, dall’Università e dal Garante comunale dei detenuti con l’obiettivo di conoscere la popolazione giovanile all’interno della Casa circondariale torinese. Su 149 carcerati intervistati, il 44,3% non svolge alcuna attività all'interno del Lorusso e Cutugno, quelli che hanno iniziato un percorso scolastico sono il 21,48%, mentre appena il 16,78% è inserito in una progettualità lavorativa.
Gallo: "Scarse attenzioni verso i giovani"
Fra i curatori dell'indagine la garante comunale delle persone private della personale, Monica Cristina Gallo, che sottolinea come le "attenzioni verso questi giovani sono scarse e poco ricche di contenuti. Per i giovani il carcere attuale non assolve alla sua funzione di rieducazione, non ci sono percorsi dedicati, vengono accompagnati con gli stessi percorsi di un delinquente abituale quindi diventa difficile un reinserimento". Per Gallo è necessario un "maggior utilizzo delle misure alternative".
Il Prefetto: "Servono pene alternative"
Un pensiero condiviso dal Prefetto di Torino Raffaele Ruberto, che ha commentato: "La riabilitazione è possibile: ho conosciuto persone che ne sono venute fuori".
"Come istituzioni - ha aggiunto - ci dobbiamo impegnare per la creazione di pene alternative. Pensare di tenere tutti in carcere ha solo una funzione punitiva: dobbiamo pensare a recuperare questi soggetti, perché è interesse della società. La popolazione carceraria non è un problema di altri, ma di tutti noi perché prima o poi ci dobbiamo confrontare".