Nel nostro quotidiano utilizzo di acqua domestica per l’igiene personale e la cucina, la produzione di acque reflue è inevitabile.
Dovresti quindi sapere che, dal momento che queste acque contengono sostanze inquinanti, è fondamentale trattarle adeguatamente e smaltirle in modo responsabile e al contempo sostenibile.
Per rispondere ad alcuni dubbi che potrebbero sorgere in questo momento dove stiamo dando moltissima attenzione all’ambiente e alla riduzione del nostro impatto sul pianeta con il fine di preservarlo, in questo articolo esamineremo cosa sono le acque reflue domestiche, i tipi più comuni e gli strumenti principali per il loro smaltimento.
Che cosa si intende per acque reflue domestiche?
Le acque reflue domestiche (o acque di scarico) sono tutte quelle acque provenienti dalle abitazioni che hanno subito un qualche livello di contaminazione a causa del loro uso.Bisogna quindi in primo luogo fare molta attenzione a non confondere le acque reflue di provenienza domestica con quelle urbane o industriali. A tal proposito, in questa pagina troverai un approfondimento a riguardo.
In generale, possiamo affermare che le acque reflue domestiche si dividono in due categorie: acque bianche e acque nere.
Le acque bianche, note anche come acque grigie, sono quelle derivanti da lavabi, docce, bagni e lavatrici. Queste acque solitamente presentano bassi livelli di inquinamento ma possono essere ricche di detergenti, oli e sostanze organiche in sospensione.
Le acque nere invece contengono carichi molto più elevati di contaminanti e sono solitamente derivanti dai servizi igienici. Ad esempio, includono gli scarichi dei WC e sono ricche di patogeni, sostanze chimiche e nutrienti come azoto e fosforo.
Quali sono gli strumenti principali per lo smaltimento delle acque reflue domestiche
Fin qui abbiamo così capito cosa si intenda per acque reflue ed è arrivato il momento di capire insieme come debbano essere gestite.Una gestione adeguata delle acque reflue domestiche è cruciale per prevenire problemi sanitari, mantenere un ambiente pulito e proteggere le risorse idriche.
Molte abitazioni urbane sono collegate alle reti fognarie cittadine, che riversano le acque reflue in impianti di depurazione centralizzati. Questi sistemi utilizzano processi biologici, fisici e chimici per ridurre il livello di contaminanti nelle acque e poterle restituire all'ambiente naturale.
Sotto questo aspetto, come potrai anche leggere nella nostra recente notizia, la città di Torino e Smat sono particolarmente virtuose e hanno ricevuto anche un premio per lo sviluppo sostenibile grazie alla metodologia di trattamento sviluppata.
Nelle zone rurali o nelle aree non servite dalla rete fognaria, uno dei metodi più comuni per lo smaltimento delle acque nere è l'utilizzo di fosse settiche. Una fossa settica (detta anche in gergo tecnico fossa imhoff) è una camera sotterranea impermeabilizzata nella quale vengono raccolte le acque reflue.
In questa camera, i solidi si depositano sul fondo formando un sedimento (fanghi), mentre gli oli e i grassi galleggiano sulla superficie, creando strato di crosta.
I processi biologici anaerobici che avvengono all'interno dell'impianto contribuiscono a degradare i materiali organici e purificare parzialmente le acque reflue.
Un'altra opzione per il trattamento delle acque reflue è costituita dagli impianti di fitodepurazione, che si basano sull'utilizzo di piante e microorganismi del suolo per rimuovere gli inquinanti dalle acque reflue.
Questi sistemi sono caratterizzati da una serie di vasche impermeabilizzate in cui vengono piantate diverse specie vegetali idrofite, cioè capaci di vivere in ambienti acquatici. Le radici delle piante favoriscono lo sviluppo di batteri, funghi e altri microrganismi in grado di assorbire e metabolizzare i contaminanti presenti nelle acque reflue.
Magari ti starai chiedendo ora quali siano le piante più utilizzate per il meccanismo di fitodepurazione e per questo motivo ci sentiamo di suggerirti di visitare anche questa risorsa, dove troverai alcuni esempi di quelle che vengono maggiormente consigliate.
Le acque reflue si possono riutilizzare?
Oltre alle tecnologie sopracitate, esistono alcune buone pratiche che possono essere adottate per limitare la produzione di acque reflue e ridurne l'impatto ambientale, grazie anche al loro riutilizzo.Una pratica sempre più diffusa consiste infatti nel recupero e riutilizzo delle acque bianche provenienti da lavandini e docce per usi non potabili, come innaffiare le piante o scaricare i WC. Questo permette di ridurre il consumo di acqua potabile e minimizzare la quantità di acque reflue prodotte.
Sulla questione ti suggeriamo anche di visitare la pagina dedicata alla spiegazione di come funziona un impianto di trattamento delle acque reflue presente sul sito dorabaltea.com. Qui avrai modo di approfondire tutte le opzioni disponibili per il riciclo dell’acqua, specialmente se la tua abitazione non è allacciata alla fognatura.
Se invece si vuole ridurre in modo sostenibile il nostro impatto ambientale, è consigliato fare uso di detergenti, saponi e prodotti per la pulizia biodegradabili ed ecologici. Questa buona pratica può contribuire a limitare la concentrazione di sostanze chimiche nocive nelle acque reflue e facilitarne il trattamento.
Si tratta solamente di una strategia che è alla base del buon senso relativo alla riduzione dei nostri consumi per fare in modo di avere una presenza maggiormente sostenibile per l’ambiente.
Chiaramente l’efficienza degli impianti di trattamento e del sistema fognario sono un aspetto da non sottovalutare, ma per fortuna notiamo che nella nostra Regione ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Come potrai anche verificare in questo nostro articolo, già nel 2022 gli esperti di Smat sono stati invitati in India per lo sviluppo del progetto Hydroaid con il fine di esportare il nostro modello anche in Paesi meno efficienti sotto questo punto di vista.