Attualità - 05 ottobre 2025, 07:00

Tra spade e altari: le dinamiche delle famiglie nobiliari nel Basso Medioevo

Tra spade e altari: le dinamiche delle famiglie nobiliari nel Basso Medioevo

Dopo la caduta dell’impero carolingio, attorno al X secolo, l’Europa somigliava a una scacchiera senza re. I sovrani lontani non avevano più il potere di far rispettare le loro leggi, e così furono i signori locali a prendersi la scena. In Piemonte, Liguria e sulla costa che conduceva a Monaco, nacque un mondo di castelli arroccati, di cavalieri fedeli solo al proprio signore, e di famiglie che combattevano più con matrimoni e intrighi che con le spade.

In questa terra di confine tra Alpi e Mediterraneo, il potere era un gioco delicato: oggi ci si alleava, domani ci si combatteva. Un banchetto poteva trasformarsi in un consiglio di guerra, e un brindisi in una dichiarazione di ostilità.

I protagonisti: le grandi casate e i loro territori

Nati dalle montagne dell’odierna Savoia francese, i conti di Savoia avanzarono con la lentezza di una colata di ghiaccio: occupavano valli, stringevano matrimoni, compravano terre. Un cronista del XIII secolo racconta che Tommaso I di Savoia preferisse sempre inviare doni e lettere prima di muovere le armi: “Più vale una firma su carta che cento colpi d’ariete”, scriveva. Solo se la diplomazia falliva partiva l’assedio, che di solito durava poco: i Savoia sapevano rendere più conveniente arrendersi che resistere. La loro forza non stava nella rapidità, ma nella pazienza.

Diverso il destino dei marchesi del Monferrato, protagonisti di una parabola di splendore e decadenza. Nel XII secolo Guglielmo V, detto il Vecchio, spedì i figli in Oriente: uno divenne re di Tessalonica, un altro sposò una principessa bizantina. Ma mentre i marchesi brillavano tra crociate e palazzi imperiali, le loro rocche in patria erano contese da fratelli e cugini. Quella gloria lontana si pagò con la perdita del controllo sui propri territori, lasciando spazio all’espansione sabauda. Alla fine, del Monferrato restarono i vini e i castelli, ma il primato politico svanì.

Tra Liguria e Lunigiana, i Malaspina controllavano i passi appenninici, veri colli di bottiglia per merci e pellegrini. Ma la loro grandezza fu minata da divisioni interne: lo “Spino Secco” e lo “Spino Fiorito”, i due rami della casata, si affrontarono senza tregua per terre ed eredità. Una leggenda racconta che, durante un banchetto, un Malaspina brindasse solennemente “alla nostra eterna unità!”, mentre già aveva firmato un patto segreto con i genovesi per danneggiare i propri cugini.

E Genova, del resto, non era meno turbolenta. Non c’era un sovrano unico, ma famiglie come i Doria, i Fieschi e gli Spinola, che trasformavano la città in un campo di battaglia politico e il mare in un’arena militare. Le rivalità si estendevano ben oltre le mura: Savona, porto rivale, subì assedi e ritorsioni, mentre più a ponente le rotte verso la Provenza e il Mediterraneo occidentale erano contese con feroce determinazione.

In questa cornice spiccavano i Del Carretto, marchesi dell’entroterra savonese, capaci di passare da alleati a nemici di Genova a seconda delle circostanze. Durante un assedio del XIV secolo, i savonesi issarono per scherno un gigantesco stoccafisso sulla torre principale, simbolo della loro capacità di resistere anche con provviste minime. L’oltraggio spinse i genovesi a raddoppiare l’offensiva… senza riuscire a piegare la città. La violenza delle fazioni era senza limiti: nel 1547 Gian Luigi Fieschi tentò un colpo di stato contro i Doria, ma la sorte lo tradì e morì annegato nel porto. In epoca medievale, però, le rivalità erano ancor più feroci: persino una processione religiosa poteva trasformarsi in una rissa armata.

Sul confine occidentale, infine, i Grimaldi seppero scrivere un capitolo unico. Nel 1297 Francesco Grimaldi e i suoi uomini entrarono a Monaco non come guerrieri, ma travestiti da frati in cerca di ospitalità. Una volta dentro la rocca, estrassero le spade e presero possesso della città. Da allora, due monaci armati compaiono nello stemma della famiglia, a ricordare l’astuzia del colpo di mano. Nei secoli successivi, i Grimaldi giocarono d’astuzia tra potenze più grandi: un giorno alleati di Genova, il giorno dopo della Francia, scegliendo sempre la strada che garantiva la sopravvivenza del piccolo principato.

Le dinamiche del potere: strumenti e strategie

Nel Medioevo, un matrimonio tra nobili poteva essere più pericoloso di una guerra. Le nozze non celebravano amori romantici, ma trattati politici. Nel 1355, ad esempio, un’unione tra i Savoia e i Paleologi del Monferrato avrebbe dovuto garantire la pace: un anno dopo, però, le armi tornavano a parlare. Spesso gli sposi neppure si conoscevano: erano pedine di una scacchiera più grande di loro.

Sopra tutto incombeva il sistema feudale: una piramide instabile, dove tutti giuravano fedeltà a qualcuno, ma nessuno esitava a cambiare signore se il vicino offriva di più. In un mondo simile, la lealtà era preziosa. E proprio per questo, rarissima.

Le guerre feudali, d’altronde, non miravano allo sterminio ma al logoramento. Un castello non si conquistava sempre con la forza: bastava tagliare i rifornimenti, corrompere una guardia o minacciare un erede. La guerra era fatta di pazienza e sotterfugi, più che di assalti frontali.

Anche la Chiesa era un campo di battaglia. Chi controllava un vescovo controllava terre, decime e influenza. Un prelato fedele poteva prestare denaro, fornire milizie e persino scomunicare un avversario. Non stupisce che casate come i Savoia, i Doria o i Fieschi facessero di tutto per piazzare parenti e alleati nei ruoli ecclesiastici chiave.

L’eredità del Medioevo

Dalle valli alpine al mare, queste famiglie plasmarono confini, rotte commerciali e identità locali. I Savoia, con la loro pazienza strategica, seppero infine prevalere, creando le basi di uno stato che sarebbe durato fino al Regno d’Italia.

Ma le loro storie, punteggiate di colpi di mano, matrimoni inattesi, tradimenti e astuzie, ricordano che il Medioevo non fu un’epoca immobile e grigia. Fu un teatro vivace, popolato di protagonisti che combattevano tanto con la spada quanto con l’intelligenza.

Il nostro gruppo editoriale affonda le radici nei luoghi di questa storia: Torino, Aosta, Cuneo, Genova , Savona e la luminosa Costa Azzurra, dove passato e presente continuano a intrecciarsi come nei secoli più affascinanti del Medioevo.

Valeria Toscano

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