Cronaca | 23 maggio 2024, 10:20

Dopo tre giorni di occupazione, i manifestanti pro Palestina lasciano il Rettorato

L'Università: "Il dialogo continua alla ricerca di una soluzione che debba coniugare la ripresa delle regolari attività didattiche in presenza"

I manifestanti pro Palestina hanno lasciato il Rettorato

I manifestanti pro Palestina hanno lasciato il Rettorato

Dopo tre giorni di occupazione, i manifestanti pro Palestina lasciano il Rettorato dell'Università di Torino. Dopo l'occupazione di Palazzo Nuovo, lunedì una decina di giovani si erano insediati in maniera irregolare nella sede di via Po, con il conseguente blocco delle attività istituzionali e lavorative in Rettorato.

"Il dialogo continua"

Questa mattina gli attivisti Pro-Palestina hanno interrotto la protesta. Una notizia accolta con soddisfazione da UniTo, che aggiunge: "Il dialogo quindi continua, alla ricerca di una soluzione che debba coniugare l’esigenza di funzionalità degli spazi istituzionali e la loro piena agibilità, la ripresa delle regolari attività didattiche in presenza laddove negate con l’altrettanto giusta e necessaria libertà di espressione e di manifestazione democratica del pensiero".

La presenza dell'Imam Brahim Baya

Circa la presenza dell’Imam Brahim Baya impegnato in attività religiosa negli spazi di Palazzo Nuovo all’Università di Torino, si rende noto che la Ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha contattato telefonicamente il Rettore, Stefano Geuna. Durante la conversazione, il rettore ha precisato che il fatto è avvenuto in situazione di occupazione da parte di studenti, i quali impediscono da giorni l’accesso a docenti e personale universitario; quindi sotto la piena responsabilità degli occupanti.

Per parte sua, l’Università di Torino ribadisce fermamente il carattere di laicità dell’istituzione universitaria. Il rettore e il ministro hanno quindi condiviso un sentimento di piena condanna sull'accaduto.

La dura condanna dei Radicali

“Condanniamo fermamente l’organizzazione di un rito religioso, celebrato da un Imam all’interno degli spazi dell’Università di Torino, attualmente occupata da collettivi studenteschi in solidarietà con la Palestina. Ciò che è avvenuto rappresenta una grave violazione delle norme istituzionali e dei valori di laicità che contraddistinguono il sistema universitario pubblico – così in una nota Giorgio Maracich, Lorenzo Cabulliese e Daniele Degiorgis, coordinatori dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta – Il tutto organizzato all’interno di un occupazione illegale che perdura da tempo, in cui l’ideologia anti-ebraica continua ad emergere e che contrasta radicalmente con i principi di inclusività e rispetto delle diversità che la nostra società deve promuovere. È tanto più inaccettabile che tali ideologie trovino spazio all’interno di un luogo dove il dialogo e il confronto politico dovrebbero essere di casa.
Dall’Associazione Aglietta arriva inoltre una profonda preoccupazione per le modalità discriminatorie con cui è stato condotto il rito religioso, durante il qual le donne presenti sono rimaste in disparte, separate da una rete, contro ogni principio di uguaglianza di genere che la nostra società difende e promuove, nel silenzio di molte associazioni femministe che aderiscono attivamente alle manifestazioni pro-Palestina.
“Invitiamo tutti gli studenti, il personale accademico e i cittadini a stigmatizzare questi avvenimenti, affinché l’Università di Torino possa tornare a essere un luogo di dialogo, confronto e crescita intellettuale accessibile a tutti. Gli eventi che si stanno ripetendo nelle università italiane ed estere servono solo ad aumentare la conflittualità nelle società occidentali e ad arare il terreno nel quale i sentimenti populisti e razzisti possono seminare le loro messi di odio e rancore”, concludono gli esponenti radicali.

redazione

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