Cultura e spettacoli | 03 maggio 2025, 13:45

Il disegnatore di Moncalieri Alessio Moroni: "Da Zombicide a Dragonero, dalla Marvel alla Disney, ho incontrato il fumetto e non l'ho più abbandonato"

35 anni, ha realizzato anche il poster cover art per il GP del Bahrain 2025 per la Ferrari. "La forza con cui vuoi inseguire questo sogno deve essere tale da farti affrontare le salite"

Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone The house of the rising sun, degli Animals, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

Avevo da poco giocato, con amici, a una delle tante versioni del gioco da tavolo "Zombicide". 

Premetto: non me ne intendo. Una cosa, però, la so! Mi sono divertita un sacco quella sera. Non vi dico lo spettacolo di intervistare, qualche settimana dopo, il disegnatore Alessio Moroni. Sorpresa nella sorpresa: ha disegnato la prima stagione della graphic novel ispirata al famoso boardgame (Zombicide: Day one) e ha realizzato le copertine dell'edizione italiana della prima e della seconda stagione, portate in Italia per Sergio Bonelli Editore. 

Soprattutto? È astigiano! 

Alessio, in che misura sei legato al territorio astigiano?

Sono nato a Moncalieri e ho vissuto l'infanzia e l'adolescenza a Rivoli. Ho frequentato le scuole nel Torinese, anche il Liceo Scientifico. La mia passione, fin da piccolo, è stata però quella del disegno. In particolar modo i fumetti. A 15 anni, non avendo fatto l'Artistico ma volendo disegnare, ho scoperto la Scuola di Fumetto di Asti. A un Torino Comics davano un albo che raccoglieva i lavori dell'anno degli studenti della Scuola. Appena l'ho sfogliato mi sono detto "Ecco, io voglio fare questo". 

Asti ti ha portato verso il fumetto e il fumetto verso Asti...

Esatto. L'anno dopo ho convinto i miei a farmi andare. Mi ricorderò sempre del colloquio con il grande Luigi Piccatto, ma anche delle lezioni speciali con Antonio Serra. Ad ogni modo, ho fatto due anni alla Scuola del Fumetto e da lì è iniziato il mio rapporto con l'Astigiano. E poi, ho conosciuto quella che è poi diventata mia moglie, per cui anche dopo la scuola sono rimasto nell'orbita di Asti, fondando un'associazione di ex allievi che collaborava con la scuola e con il Comune di Asti. Bazzicavo sempre in città, continuando però la mia vita a Torino. Fino a che...

Fino a che?

Dal 2013 ero praticamente più ad Asti che a Torino, per cui nel 2020 mi sono trasferito in città con mia moglie. Adesso sono anche io, ufficialmente, astigiano. Con orgoglio! 

Come è andata avanti la tua passione per il fumetto?

Dopo il Liceo ho frequentato anche l'Accademia delle Belle Arti di Torino, dove mi sono laureato con 110 e lode con una tesi di illustrazione. Lì ho maturato le mie capacità tecniche: avevo pensato di abbandonare il fumetto per deviare sull'illustrazione, senza avere bene idea di cosa fare. Oggi faccio il fumettista, ma anche l'illustratore- All'epoca non avrei mai pensato. Avevo abbandonato il sogno pop del fumetto e del disegno. Mi ero accorto di essere bravo a disegnare, ma fare fumetti è complicato. Non basta saper disegnare: serve avere uno storytelling ben preciso, occorre saper lavorare su tavole. Insomma, mi sono scontrato con il mondo. 

La prima occasione?

Quando ho vinto il concorso di disegno indetto da Sammontana. Quello è stato, di fatto, il mio primo lavoro: ho dovuto creare una mascotte, oltre che pubblicare illustrazioni per una loro campagna social. Il premio è stato poter frequentare gratuitamente la scuola internazionale di Comics. Avevo poi scelto quella di Torino per comodità, studiando per due anni, fino al 2016, quando ho iniziato a fare i primi lavori a livello professionale con Editoriale Cosmo.

Momenti di down totale, in cui hai pensato davvero di non farcela?

Tantissimi, soprattutto all'inizio. In quegli anni arrivavo da un Lucca Comics deludente; avevo preso tante di quelle porte in faccia... Mandavo da anni i miei lavori in giro per le varie redazioni. Quell'anno mi ero detto il classico "o la va o la spacca, questa è l'ultima volta che provo". E poi, è arrivata la risposta di Michele Monteleone, mio sceneggiatore anche per Bonelli che all'epoca dei fatti era parte di un collettivo di autori, che stava cercando disegnatori per fare una specie di autoproduzione. Da quel momento ho iniziato a lavorare su alcune tavole di "Orfani" per Bonelli e poco tempo dopo mi ha contattato anche Luca Enoch, chiedendomi di vederci per fare qualche prova su Dragonero. E così sono entrato nel team di disegnatori della serie. 

L'amor proprio che torna a cullarti e poi ti smuove con dolce violenza

Ciò che condivide Alessio è una grande lezione di vita. Quel momento cruciale in cui ci imponiamo che quella sarà l'ultima volta: o andrà o spaccherà. La dignità che viene a galla, il rispetto per se stessi, l'amor proprio che torna a cullarci per poi smuoverci con dolce violenza. Quando capiamo che quello sarà il nostro ultimo tentativo prima della resa pensiamo di essere fragili. In realtà è proprio lì che mettiamo a sistema tutta la nostra forza. E proprio lì che dobbiamo amarci. Sopra ogni cosa. 

A cosa lavori attualmente?

Adesso sto lavorando al prossimo numero di Dragonero di quest'estate e ho finito di lavorare a uno speciale. Nel frattempo collaboro con la Scuderia Ferrari, per cui ho recentemente realizzato il poster cover art per il GP del Bahrain 2025. Ho alcune collaborazioni anche in America. Ho avuto modo di lavorare in co-produzione con Bonelli per Zombicide, il gioco da tavolo a tema zombie, disegnando la prima stagione della graphic novel ispirata al famoso boardgame (Zombicide: Day one) e realizzando inoltre le copertine dell'edizione italiana della prima e della seconda stagione portate in Italia per Sergio Bonelli Editore. Negli USA ho iniziato anche una graphic novel fantasy per la casa editrice di Hellboy, ho lavorato ad alcune carte collezionabili della DC Comics, uscite in formato ibrido per gli 85 anni della nascita di Batman. E poi collaboro con Marvel per quanto riguarda il merchandising. Ho anche iniziato a lavorare con Asmodee per la realizzazione di giochi da tavolo che, però, non sono ancora stati annunciati.

Cosa avrebbe voluto fare un disegnatore se non fosse diventato disegnatore?

Io penso che sia vera la frase "Il segreto per fare il fumettista è non avere un piano B". Da piccolo volevo diventare archeologo, perché la nonna materna mi ha trasmesso una grande passione per l'Egitto. Poi, però, crescendo, forse è uscita la mia parte egoriferita e avevo pensato di diventare attore o comunque di mettere la mia creatività al servizio dell'intrattenimento. La passione per il disegno ha indubbiamente vinto. E, ti dirò di più, adoro l'insegnamento e sono docente alla Scuola di Fumetto di Asti. Per cui, oggi, se dovessi scegliere di fare un altro mestiere rispetto a quello del disegnatore, ti direi l'insegnante.

Un consiglio ai giovani, da insegnante?

Non credo nelle classiche frasi del tipo "credi nei sogni e tutto andrà bene". Non è detto: puoi non essere abbastanza bravo, può non andare bene per altri motivi. Per cui il mio consiglio è credici, ma cerca di essere autocritico e di capire ciò che puoi fare. Credici, sì, ma in maniera realistica e pragmatica. Questo è un mestiere bellissimo, ma non è un gioco, è molto complesso perché è competitivo e devi essere sempre tra i professionisti migliori. Non solo a disegnare, ma anche a consegnare in tempo, a effettuare modifiche, a venire incontro alle richieste che ti vengono fatte, a prendere sempre più lavori. Sei da solo con te stesso e hai come sfida la consegna, serve autodisciplina per lavorare tanto, ma non troppo. Nessuno ti obbliga a timbrare il cartellino, sei tu che imponi a te stesso rigore e disciplina. Non hai ferie, devi essere bravo a conciliare la tua vita con quella di chi non ha i tuoi stessi ritmi. Penso sia fondamentale sapere ciò che aspetta chi desidera intraprendere questo percorso, che è bellissimo, dà tante soddisfazioni, ma richiede anche sacrifici. Bisogna essere pronti a farli. La forza con cui vuoi inseguire questo sogno deve essere tale da farti affrontare le tante salite. 

Come guardi, oggi, le salite che sei riuscito a superare in questi anni?

Sicuramente da un'altra prospettiva. La salita più grande è stata l'anno del "o la va o la spacca". Mi arrovellavo sulla possibilità di far diventare la mia passione per il fumetto un lavoro: questo pensiero mi toglieva il sonno e i frutti del mio sudore non arrivavano. Vedevo il mondo Bonelli come un qualcosa di irraggiungibile, come fossi stato un attore che osservara il cinema a mo' di miraggio. All'epoca Bonelli non era ancora aperta a stili di disegno come il mio, che strizza l'occhio al fumetto americano e al manga, un qualcosa di non strettamente realistico. Quindi per me era ancor più impossibile vedermici dentro. Con il tempo ho capito che più sali di livello più la parte creativa viene messa al servizio di esigenze commerciali e di mercato. Oggi per me è normale questa modalità di lavoro, ma è difficile farla capire a un ventenne che ha il sogno di disegnare fumetti. Dragonero è una serie molto moderna, tra le più moderne di Bonelli. All'epoca non avrei mai pensato di lavorare nel fantasy, non sono un grande lettore del genere, ma pensa, paradossalmente il grosso del mio lavoro è fantasy. Ho realizzato più di 200 tavole fantasy per l'America, per esempio. Ecco, la vita si è ribaltata. Ho pochissime tavole nel mio portfolio che non siano fantasy, che adesso è diventata la mia comfort zone. Ci sono sempre alti e bassi legati alla paura di mollare (anche perché il mio è un lavoro precario) e c'è sempre una pressione psicologica importante da gestire. Fare fumetti è fottutamente difficile. Ogni tanto, però, quando guardo le mail e la rubrica che ho oggi mi stupisco: se me lo avessero detto a 16 anni non ci avrei mai creduto!

A proposito di stile: Euro-manga è un termine che può descrivere bene il tuo?

Premetto che ancora oggi non ritengo di avere uno stile fisso, perché è in continua evoluzione. Trovare il proprio stile è difficilissimo ed è un processo lungo. Pensi sempre di copiare gli altri, ma serve prendere spunto per realizzare il proprio mix. Il tuo stile è ciò che ti viene naturale, ma è anche ciò che gli altri vedono. Negli USA il mio è stato definito euro-manga, sì. Non sono pienamente d'accordo, perché ho delle influenze manga ma filtrate già dallo stile americano. Euro-manga, american manga sono stili che uniscono il manga a quello di appartenenza. È un'etichetta molto generica. Il mio stile credo che agli americani sembri così perché ho molte influenze. Se dovessi definirmi ti direi che ho uno stile europeo con influenze manga ma anche americane. E poi semi realistico, nel senso che non sono totalmente cartoon, ma ho una forte stilizzazione. Molti ci vedono tanto manga e tanti ci vedono molta America. Sono un insieme di tante cose, allora (ride, ndr)

Chi è Alessio Moroni 

Disegnatore. Classe 1990, laureato con lode all'Accademia di Belle Arti di Torino. Frequenta in seguito la scuola internazionale di Comics, durante la quale inizia a muovere i primi passi nel mondo del fumetto esordendo nel 2016 su Orfani per Sergio Bonelli Editore e su Caput Mundi per Editoriale Cosmo.

Prosegue collaborando con Scuderia Ferrari, prima sul motion comic WeRace2056 e successivamente realizzando alcuni poster art per Gran Premio di Formula 1 e Hyper Car. 

Nel 2020 inizia la collaborazione con Cmon sulla loro IP più importante: Zombicide, disegnando la prima stagione della graphic novel ispirata al famoso boardgame (Zombicide: Day one) e realizzando inoltre le copertine dell'edizione italiana della prima e della seconda stagione portate in Italia per Sergio Bonelli Editore. 

Nel 2021 esordisce in America ai disegni della graphic novel fantasy Winds of Numasera per DarkHorse comics.

Nel 2023 inizia a lavorare nel settore dei games illustrando carte collezionabili per DC Comics, character pose per videogiochi e merchandising per Marvel/Disney.

Attualmente fa parte dello staff di disegnatori di Dragonero, serie per la quale ha realizzato i disegni dell'albo bis 2024 "Un mondo senza sole", di un volume ancora inedito della collana "Le cronache dell'Erondar", di prossima pubblicazione.

Suo il poster cover art per il GP del Bahrain 2025 per Scuderia Ferrari, realtà con la quale continua a collaborare. 

Attualmente è al lavoro su progetti di merchandise, cards e fumetti ancora inediti per il mercato americano. 

Dal 2022 insegna disegno alla Scuola di Fumetto e Animazione di Asti, città in cui vive e lavora. 

Elisabetta Testa

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