Ristoranti & C. Torino | 21 maggio 2025, 12:27

La cantina Ceste, con l’obiettivo della sostenibilità, lancia i vini Piwi in Piemonte

Alla presentazione torinese, la cantina di Govone presenta quattro vini Piwi, frutto di un progetto innovativo che, unendo freschezza e rispetto per l’ambiente, guarda al futuro della viticoltura

La cantina Ceste, con l’obiettivo della sostenibilità, lancia i vini Piwi in Piemonte

Martedì 20 maggio, nella raffinata cornice del Circolo dei Lettori di Torino, la Cantina Ceste ha presentato quattro etichette innovative: Beefour, Ratio, Après e NaNeuit, frutto di un progetto pionieristico sui vitigni PIWI. Guidata da Pierguido Ceste, affiancato dal figlio Nicolò, l'azienda di Govone (Cn) è stata la prima in Piemonte a dedicare 3,5 ettari a varietà resistenti come Soreli, Fleurtai e Sauvignon Rytos, capaci di ridurre l'uso di fitofarmaci e affrontare le sfide del cambiamento climatico. Con 35 ettari complessivi dedicati alla produzione di tradizionali vini di Langa, l’azienda ha come obiettivo, nei prossimi anni, quello di convertire il 20% dei vigneti puntando proprio sulle varietà Piwi. 

Una produzione nata dalla collaborazione con la Scuola Enologica di Alba

La svolta Piwi della Cantina Ceste affonda le radici in una collaborazione costante con la Scuola Enologica di Alba, partner cruciale in un percorso di ricerca iniziato nel 2014. È grazie al supporto tecnico e scientifico dell’istituto albese, in particolare nelle fasi di microvinificazione, che l’azienda di Govone ha potuto testare, selezionare e infine portare in bottiglia le prime quattro etichette Piwi. Varietà come Bronner e Johanniter sono state seguite passo dopo passo, dalla vigna alla cantina, con prove su piccola scala che hanno permesso di verificarne il comportamento enologico e il potenziale aromatico.

Una risposta concreta al cambiamento climatico 

I vini Piwi, acronimo tedesco per “resistenti ai funghi” (Pilzwiderstandsfähig), sono il frutto di incroci naturali tra Vitis vinifera e varietà selvatiche selezionate per la loro capacità di resistere a malattie come peronospora, oidio e nuove specie di funghi che ultimamente stanno attaccando le viti. Non si tratta di Ogm, ma di un lungo lavoro di impollinazione controllata portato avanti in Europa sin dal Novecento. La loro funzione, in un contesto segnato dal cambiamento climatico, è oggi cruciale: “I vitigni Piwi - ha sottolineato con forza Pierguido Ceste, presentando le sue nuove etichette -, permettono soprattutto una viticoltura più sostenibile, con meno trattamenti chimici, minore impatto ambientale e maggiore adattabilità a condizioni meteorologiche estreme. E, in questo senso, sono il futuro della viticultura e dell’enologia”.

Una sperimentazione ancora in itinere

I vini Piwi rappresentano una promettente risposta alle sfide del cambiamento climatico, grazie alla loro resistenza alle malattie e al ridotto impatto ambientale. Ma la sperimentazione è tutt’altro che conclusa. La degustazione dei vini in questione, seguita alla presentazione della cantina Ceste, ci ha infatti lasciato qualche perplessità. Le quattro etichette proposte, sia pure in modo non identico, da un lato offrono freschezza, immediatezza e facilità di beva, dall’altro - soprattutto agli occhi di chi è abituato ai profili complessi dei vitigni tradizionali - non risultano ancora capaci di convincere davvero. I sentori infatti sono spesso più semplici, la struttura meno articolata, e il gusto ammiccante ancora incapace di restituire profondità. Ma si tratta di una sperimentazione ancora in corso: diamogli tempo.


 

Piergiuseppe Bernardi

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