Cultura e spettacoli | 24 maggio 2025, 08:00

Da rider a rider: al Salone del Libro la prima graphic novel di Arlen, un noir che vuole parlare di lavoro [INTERVISTA]

In "Una notte da rider", edito da Bao Publishing, il protagonista sbaglia una consegna e mette in moto una rincorsa criminale

Da rider a rider: al Salone del Libro la prima graphic novel di Arlen

Da rider a rider: al Salone del Libro la prima graphic novel di Arlen

Viaggiamo sulle selle di bici o motorini, con i nostri zaini giganti con dentro pizze, kebab o sushi. Con la pioggia e il buio, giriamo in ogni città ma non siamo visti davvero, siamo invisibili. Siamo rider: lo sono stato io, che scrivo, e lo è stata Arianna Lentini - in arte Arlen -, che è una fumettista. Bao Publishing, la casa editrice di Arlen, ha pubblicato in anteprima al Salone del Libro di Torino la sua prima graphic novel, "Una notte da rider", che è uscita nel resto d'Italia ieri, venerdì 23 maggio.

Malakia, unico umano in una città popolata da animai antropomorfi, sbaglia una consegna, proprio quella che a sua insaputa conteneva non cibo ma una sostanza stupefacente, mettendo in moto un gruppo criminale deciso a recuperarla. In una città un po' Roma, un po' Firenze, ma anche un po' Torino, Arianna Lentini utilizza il genere noir per parlare non solo delle condizioni di lavoro dei fattorini, ma per ridare dignità a ogni lavoro ritenuto "umile" o "poco dignitoso" e parlare di precarietà.

Com'è nato questo fumetto? Sei partita dall'idea di raccontare i rider e poi hai sviluppato la trama, o il contrario?

Quando mi viene un’idea per una storia, spesso mi vengono in mente delle immagini chiave che vanno a formare una specie di trailer del fumetto. Nel caso di Una notte da rider, le prime immagini che mi sono venute in mente raffiguravano proprio un rider molto giovane che lavorava in questa città immaginaria ancora più caotica di quella che ho rappresentato nel fumetto, e in questa prima idea della storia i personaggi erano tutti mostruosi tranne il protagonista, solo poco dopo sono diventati degli animali antropomorfi. Quindi fin dall’inizio al centro della storia c’era un rider, in parte anche perché avevo bisogno di raccontare la mia esperienza di questo lavoro, ma solo successivamente mi sono state più chiare tutte le tematiche che volevo affrontare.

Perché gli abitanti sono tutti animali antropomorfi tranne Malakia? C’è un motivo?

Quando si fanno dei lavori al pubblico si incontrano persone di ogni tipo e si creano spesso delle situazioni un po’ assurde. Ho reso le persone delle caricature attraverso la maschera da animale e ho giocato anche con la simbologia degli animali scelti. In questo modo, noi vediamo il mondo della storia attraverso lo sguardo del protagonista, lui tuttavia non vede in modo caricaturale sé stesso, quindi è rappresentato come essere umano. La speranza è quasi che il lettore si dimentichi che sono animali ma che piuttosto li legga in maniera più simbolica.

I tre protagonisti sono un rider, un meccanico e una cameriera, lavori considerati “umili”. In che modo volevi parlare di loro?

Volevo rappresentare nel modo più variegato possibile le difficoltà che subiscono i giovani nel mondo del lavoro. C’è chi ha un sogno e preferirebbe fare un lavoro diverso dal proprio, c’è chi rinuncia agli studi per un lavoro considerato più umile ma che ama, c’è chi vorrebbe fare carriera nel proprio lavoro e avere più diritti. Volevo rappresentare più punti di vista possibili perché tengo molto a queste tematiche, penso che il lavoro sia una parte molto importante delle nostre vite e in questo momento i più giovani devono affrontare tante ingiustizie e spesso non sono tutelati. Volevo raccontare il cinismo e la rabbia che la precarietà crea.

Pensi che la figura dei rider sia rappresentata adeguatamente?

Forse se ne parla in maniera un po' limitante, io volevo rappresentare il personaggio del rider mettendolo al centro della storia e mostrando il mondo dal suo punto di vista, perché spesso questo non avviene. Inoltre non volevo mostrare il protagonista solo come un rider, limitandolo quindi al suo lavoro, ma come una persona con sogni e paure, in cui molti possono rivedersi.

Cosa c’è di tuo, della tua esperienza come rider?

Ho inserito nella prima parte della storia una serie di aneddoti che mi sono accaduti nel periodo in cui lavoravo come rider, ovviamente resi ancora più bizzarri di quanto già fossero per poterli inserire nel contesto caotico del fumetto. Inoltre, per rappresentare gli altri personaggi mi sono ispirata anche ad altre esperienze mie e di amici che hanno lavorato a contatto con il pubblico.

Il tratto forse più peculiare dell’opera è l’ambientazione notturna, messa in campo con una colorazione particolare. È stata difficile da realizzare?

È stata difficile perché utilizzare il colore è sempre difficile... Ma anche perché, visto che è sempre notte per la maggior parte del tempo, avevo bisogno di differenziare i vari momenti. Ho cercato di dare a ogni scena una palette diversa, che però rientrasse sempre nell'ambito notturno e avesse a che fare con quello che accadeva. Per le prime pagine ho impiegato più tempo per trovare il metodo di colorazione giusto per questo fumetto ma in seguito è stato molto più semplice e veloce.

La città sembra una sorta di Firenze o Roma alternativa, con una cupola sempre all’orizzonte, a cosa ti sei ispirata?

Nel primo bozzetto che ho fatto c'era una skyline con le cupole e all’inizio me la immaginavo come la classica città cyberpunk. Poi ho pensato che sarebbe stato molto più particolare, dato che dipende dal mio vissuto, fare un mix di centri storici italiani come Torino, Firenze, Roma, ma anche Parigi, per dare un senso di familiarità al lettore ed aumentare il contrasto tra la ricchezza del centro storico e la povertà della periferia.

Pensi che rivedremo Malakia e il suo amico Igor o la storia è autoconclusiva?

No, non penso che li rivedremo, mi piacciono le storie che iniziano e finiscono in un lasso di tempo limitato. Inoltre vorrei esplorare nuovi personaggi, idee e tematiche con gli altri progetti che ho in mente.

È la tua prima grande fiera con un editore importante come BAO Publishing, come stai vivendo questa esperienza?

È la prima fiera a cui partecipo come autrice unica, dopo un primo momento di ansia mi sono tranquillizzata. È stato bello vedere il libro stampato e incontrare dei lettori durante il firmacopie, mi sto divertendo. Sono molto felice di essere al Salone, anche perché è un evento che riesce ad attirare differenti tipi di lettori. Inoltre Torino è una città che trovo bellissima che tornerò a visitare presto.

Francesco Capuano

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