Provincia | 19 giugno 2025, 09:50

Alle soglie dei 1300 anni dell’Abbazia di Novalesa, nuova vita anche per la cappella di Maria Maddalena

Affreschi, spiritualità e accoglienza: la piccola chiesa dedicata alle donne in viaggio diventa parte del circuito pubblico

A fine gennaio del 2026 cominceranno le celebrazioni per il 1300° anniversario della fondazione dell’Abbazia di Novalesa, un patrimonio di arte, storia, cultura e fede in Val Cenischia, di proprietà della Città metropolitana di Torino.

In queste settimane si è perfezionato il passaggio di proprietà alla Città metropolitana di un’ultima parte dell’Abbazia: si tratta della Cappella di Santa Maria Maddalena, che era rimasta di proprietà della Congregazione Benedettina Sublacense che aveva avviato mesi fa le pratiche per la donazione. 

Un piccolo gioiello

La cappella, già visitabile dal 15 marzo scorso all’interno del circuito Chiese a porte aperte, è un piccolo gioiello situato prima dell’ingresso all’Abbazia.

Con ogni probabilità edificata in contemporanea al primo impianto dell’Abbazia stessa nell’VIII secolo d.C., come testimoniano alcuni reperti archeologici e tracce di precedente frequentazione del sito, ne troviamo notizia nel Chronicon Novalicense dell’XI secolo, che la descrive.

La cappella era la chiesa di pertinenza degli edifici destinati all’accoglienza delle pellegrine e delle viaggiatrici che giungevano o sostavano a Novalesa, alle quali non era concesso oltrepassare i limiti di accesso dell’Abbazia, luogo riservato ai soli uomini. All’interno, sono conservati due affreschi del XV secolo, appartenenti quindi a una fase successiva a quella descritta dal Chronicon, che rappresentano Santa Maria Maddalena, cui si deve il nome attuale della cappella stessa, e Santa Maria Egizia.

La figura di Maria Maddalena 

Maria Maddalena è raffigurata con viso giovane, capelli ramati e un lungo mantello di colore rossiccio con bordi in pelliccia bianca di ermellino; ha in mano un balsamario contenente l’olio profumato e prezioso con cui tradizionalmente aveva massaggiato i piedi di Gesù Cristo, dopo averli lavati con le sue lacrime e asciugati coi suoi capelli.

Maria Egizia è un esempio di monachesimo femminile: la santa, ex prostituta di origine egiziana vissuta nel IV secolo d.C., trova la fede e vaga in meditazione e penitenza nel deserto per 47 anni, durante i quali l’unico abito a coprirla sono i suoi lunghissimi capelli. E così la troviamo rappresentata nell’affresco della cappella: i lunghi capelli sono di colore biondo e arrivano fino ai piedi, le mani sono giunte in preghiera, il viso assorto in meditazione, mentre come sfondo troviamo un paesaggio di montagne grigio-verdi e un cielo verde e azzurro, come quelli di Novalesa.

Lo spazio ridotto e confinato della cappella, situata prima dell’ingresso al complesso, sembra un luogo di collegamento tra vita terrena e vita spirituale, femminile e maschile.

La riunificazione dell’intero patrimonio storico di Novalesa consentirà alla Città metropolitana una gestione integrata e coerente sia dal punto di vista conservativo, sia per quanto riguarda la valorizzazione e la fruizione del complesso stesso, in particolar modo durante gli eventi culturali e commemorativi dell’anniversario” commenta il vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo, che ha seguito l’iter della donazione da parte della Congregazione.


 

Comunicato stampa

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