Giornata di protesta per i mezzi a due ruote, anche se è una casualità. Sono i proprietari delle moto Euro 0 e 1 e i rider di Glovo, che questo pomeriggio hanno manifestato sotto il Comune di Torino per motivi diversi, ma tutti in sella al proprio mezzo. I motociclisti, per chiedere di escludere le due ruote euro 0 e 1 dalle limitazioni per ridurre l'inquinamento. I fattorini, per chiedere di essere considerati dipendenti dalle aziende che li pagano a consegna.
La protesta di una trentina di moto
A organizzare la prima protesta, e portare in piazza una trentina di moto che hanno sgasato e suonato il clacson per farsi sentire, è il movimento "Divieto Piemonte", giunto ormai al sesto incontro "Il cuore si ferma". Secondo i promotori della protesta, l'inquinamento prodotto da questi mezzi è trascurabile rispetto ai benefici dell'utilizzo delle due ruote contro quello prodotto dalle automobili, e per questo motivo sarebbe un controsenso vietarne l'utilizzo per motivi ambientali. Sarebbero 170 mila le moto immatricolate prima del 2002 in Piemonte, secondo il movimento un numero esiguo per impatto ambientale ma importante per l'indotto di meccanici, restauratori, collezionisti e appassionati.
Il supporto di Morando (Lega)
A supportare le loro istanze è il capogruppo della Lega in Circoscrizione 4 Carlo Emanuele Morando, che ha commentato: "Credo che sia una battaglia sacrosanta che coinvolge ogni parte politica senza colore. Stiamo parlando di mezzi usati anche per andare a lavoro, togliendo le auto dalle strade cittadine. Le moto, anche se vecchie, sono favorevolmente impattanti rispetto alle auto. Le moto euro 0/1 sono entrate nel tritacarne della Direttiva UE per tagliare le emissioni senza distinzione di merito. Le moto sono parte della soluzione e non del problema".
La protesta dei rider
Dall'altra parte della piazza, intanto, i rider aspettavano che una delegazione di lavoratori e di rappresentanti sindacali USB fossero ricevuti in Comune, dopo la promessa del sindaco Stefano Lo Russo in seguito alla manifestazione dello scorso 7 giugno. In questi giorni la categoria è tornata al centro del dibattito in seguito alle temperature eccessivamente alte e al provvedimento della Regione per limitare il lavoro.
Da qui le proteste hanno preso due strade: i lavoratori dipendenti di JustEat hanno lamentato che l'azienda non ha chiuso il servizio come avrebbe dovuto, mettendo i propri lavoratori a rischio. Glovo e Deliveroo, invece, lo hanno fatto, scatenando l'ira dei rider che vengono pagati a consegna e non hanno una paga oraria. Glovo aveva precedentemente introdotto un "bonus caldo" da 5 cent per consegne tra i 32 e i 36 gradi, poi ritirato dopo le proteste che accusavano l'azienda di incentivare il lavoro pericoloso. "La nostra vita vale più dei vostri bonus - si leggeva oggi sullo striscione esposto dai rider - Sicurezza = salario, tutele, subordinazione"
11 euro al giorno
La manifestazione sotto al Comune chiedeva proprio questo: di essere considerati lavoratori dipendenti e non più autonomi, con le tutele che questo comporta. Come spiegato dai lavoratori Glovo, l'azienda da maggio ha modificato l'organizzazione dei turni inserendo il "free login". Significa che prima i rider lavoravano per turni, con l'app che calcolava il fabbisogno ed evitava che ci fossero troppi lavoratori in turno contemporaneamente.
Adesso, invece, tutti i rider che vogliono lavorare possono andare online, abbassando drasticamente il numero di consegne effettuate da ognuno e di conseguenza il guadagno. Sani, un rider Glovo, ha mostrato il suo guadagno nell'ultima settimana: 17, 15 ma anche 11 euro al giorno. Lui con quei soldi guadagnati pedalando sotto al sole, dovrebbe mantenersi e pagare un affitto.