Alassio Aperilibro: dopo il successo dell’incontro con il vaticanista Domenico Agasso e il messaggio di pace del suo ultimo libro intrecciato con quello dell’olio di oliva taggiasca e della salsiccia di Bra, arriva Roberta Schira
Nel secondo appuntamento di Alassio Aperilibro, la rassegna narrativa e sensoriale organizzata dall’Associazione Vecchia Alassio, la piazza della Libertà ha visto protagonista Domenico Agasso, torinese, giornalista e vaticanista de La Stampa, autore di lungo corso e voce autorevole nel racconto del mondo ecclesiale. Ma, più che cronista, Agasso si è rivelato al pubblico come artigiano di senso, capace di intrecciare fatti e fede, geopolitica e spiritualità, in una narrazione che non è solo descrizione, ma esercizio di costruzione collettiva della memoria e del futuro.
Il cuore dell’incontro è stato il suo ultimo lavoro, “Leone XV. Il Papa venuto per la pace”, pubblicato da Piemme: un libro che, pur nella forma narrativa, si innesta profondamente nella cronaca contemporanea. “Ho immaginato un Papa che non è utopia, ma risposta – ha affermato Agasso, in una delle frasi più intense dell’evento – Una figura che possa restituire fiducia nei ponti invece che nei muri, nella diplomazia invece che nel clamore mediatico. La pace, oggi, ha bisogno di chi sappia stare nel mezzo, nel confine, non sopra le parti ma dentro i drammi”.
L’incontro, moderato dalla giornalista e divulgatrice alassina Renata Cantamessa - ha toccato anche “Dio e il mondo che verrà”, il libro-intervista che Agasso ha pubblicato con Papa Francesco sempre per Piemme, nel cuore della pandemia, raccogliendo pensieri e visioni del pontefice argentino in un momento di incertezza globale.
Lo stile di Agasso, come emerso durante l’incontro, è insieme sobrio e carico di tensione morale. È la scrittura di chi conosce i codici del potere ecclesiastico ma li decostruisce con rispetto e lucidità. Nei suoi testi, la narrazione vaticana si apre a lettori laici, si fa comprensibile, accessibile, eppure mai superficiale.
A regalare ulteriore confronto all’appuntamento è stata la presenza di Don Gabriele Maria Corini, vicedirettore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Ligure, che con la sua consueta verve ha saputo allargare la riflessione dal piano strettamente narrativo a quello della vita concreta delle comunità ecclesiali, portando la questione della pace, della mediazione e della credibilità della Chiesa, dal cuore del Vaticano alle periferie spirituali, pastorali e umane delle città e dei paesi.
Il suo linguaggio, netto e accogliente, ha saputo attualizzare i temi del libro Leone XV di Agasso, collegando le riflessioni di un Papa immaginato alla prassi reale di ogni parroco, catechista, animatore, credente per rilanciare la vocazione profonda della Chiesa: farsi prossima, non avere paura della complessità, vivere la spiritualità come relazione e non come prescrizione.
Nel raffinato equilibrio tra cultura e gusto che caratterizza la giovane rassegna, l’abbinamento gastronomico proposto per l’occasione ha assunto un valore quasi sacrale e profondamente simbolico: protagonista, l’olio extravergine di oliva taggiasca, prodotto identitario della Riviera ligure e da sempre considerato simbolo universale di pace, spiritualità, dialogo tra culture.
A raccontarlo con una testimonianza appassionata è stata Alessandra Armato, quinta generazione del Frantoio Armato di Alassio, uno dei nomi più autorevoli dell’olivicoltura ligure, custode di una tradizione che affonda le radici nel XIX secolo.
“Il nostro olio nasce da una terra aspra, difficile, che chiede attenzione e pazienza – ha sottolineato la Armato – ma proprio per questo dona frutti unici. La taggiasca ha una personalità gentile e al tempo stesso persistente: è l’olio che non sovrasta, ma accompagna. Come dovrebbero fare le parole della pace”.
A completare il racconto e l’esperienza sensoriale è stato l’incontro con un altro prodotto d’eccellenza, opposto per consistenza, ma complementare per profondità simbolica: la salsiccia di Bra, rappresentata da Luigi Barbero, fondatore e direttore del Consorzio di Tutela oltre che di Ascom Bra, nonché protagonista di primo piano nelle politiche di valorizzazione del territorio di Langhe e Roero.
Un esempio unico di salsiccia fresca a base di carne bovina – con una piccola percentuale di grasso suino – da consumarsi preferibilmente cruda, il cui profumo speziato, la consistenza setosa e il gusto persistente ne fanno una rarità assoluta nel panorama internazionale. Ma la sua origine racconta molto più di un gusto singolare: testimonia, infatti. un atto di civiltà e rispetto religioso. Una storia che si intreccia, in modo sorprendentemente coerente, con il messaggio di pace e dialogo contenuto nel libro Leone XV.
“La salsiccia di Bra – ha spiegato Luigi Barbero – è nata nel XIX secolo per una scelta etica e politica di inclusione. Re Carlo Alberto concesse alla comunità ebraica di Cherasco il diritto di acquistare carne macinata bovina dai macellai braidesi, perché non potevano consumare carne suina per motivi religiosi. Da lì è nato un prodotto unico, che oggi unisce mondi, sapori e fedi diverse”.
Il pubblico ha accolto con interesse e stupore questo racconto di una gastronomia che nasce dal dialogo, non dall’esclusione, e che ha saputo trasformare una necessità in eccellenza. Perché la salsiccia di Bra non solo ha resistito al tempo, ma è diventata un prodotto identitario, oggi tutelato da un consorzio e riconosciuto come presidio di qualità e innovazione etica
Dal punto di vista sensoriale, l’abbinamento tra i due prodotti è stato sorprendente: l’olio taggiasco, con le sue note dolci e lievemente erbacee, ha smorzato e arrotondato la sapidità speziata della salsiccia, senza coprirne il carattere. Il risultato? Un dialogo di consistenze e aromi, una fusione tra mare e collina, tra Liguria e Piemonte.
Luigi Barbero, dal canto suo, ha saputo restituire tutto il valore culturale e politico della gastronomia come strumento di narrazione territoriale e crescita collettiva. La sua esperienza trentennale nelle politiche di sviluppo di Langhe e Roero ha dato profondità e visione al suo intervento, mostrando come un prodotto possa diventare motore di economia, di identità, di diplomazia culturale.
In rappresentanza della Città di Alassio, hanno partecipato il vicesindaco e assessore al turismo Angelo Galtieri, insieme alle assessore Franca Giannotta e Patrizia Mordente. Galtieri, in apertura, ha sottolineato come Alassio Aperilibro rappresenti una proposta perfettamente coerente con la visione di turismo esperienziale che l’amministrazione cittadina sta promuovendo.
Il viaggio narrativo e sensoriale proseguirà con un appuntamento che si preannuncia altrettanto intenso e suggestivo: martedì 12 agosto, alle ore 18.15 in piazza della Libertà, sarà protagonista Roberta Schira, scrittrice e critica gastronomica tra le più autorevoli in Italia, penna raffinata e profondamente consapevole del valore simbolico del cibo nella vita delle persone.
Il suo ultimo libro – “Le margherite sanno aspettare” (Garzanti) – intreccia emozione e introspezione, una storia al femminile che parla di rinascita, attesa e capacità di trasformare il dolore in bellezza.
Ad accompagnare il romanzo, un abbinamento dolce, poetico e sorprendente: il gelato “Begonia di Alassio” De.Co., una creazione unica che unisce petali di begonia edibili – fiore simbolo della città e della delicatezza – a perle di Be!Gin, il gin botanico ingauno che unisce profumi mediterranei e identità territoriale.
Una scelta audace e raffinata, capace di evocare la freschezza della scrittura della Schira, ma anche la complessità delle emozioni che il suo nuovo libro racconta.