Attualità | 12 settembre 2025, 14:21

L’unica casa sopravvissuta di Seytes rinasce grazie all’operazione Mato Grosso [FOTO]

Domani, sabato 13 settembre, una festa nella frazione di Pragelato per ringraziare chi ha contribuito alla ristrutturazione

Una casa che aveva bisogno di interventi importanti e la volontà dei ragazzi dell’operazione Mato Grosso, attiva in tutta Italia: due ingredienti che hanno dato vita al rifugio di Seytes, borgata situata a Pragelato a 1900 metri di altitudine. Una ristrutturazione durata cinque anni, che ora sta per giungere al termine.

La borgata durante la Seconda guerra mondiale è stata attaccata dai nazisti, che hanno bruciato tutte le case: ne è rimasta in piedi solo una. “I proprietari erano una famiglia di Carignano, negli anni hanno cercato di tenere in piedi la casa, ma quando non è più stato possibile, anche per questioni di età, hanno pensato di donarla. Riconoscenti di questa gratuità, noi l’abbiamo presa e ristrutturata”, spiega Maria Tosi, che fa parte di Mato Grosso di Carignano.

Di origini valsesiane, il primo contatto di Tosi con il gruppo risale al 2015, quando durante delle attività a scuola ne è rimasta subito colpita. Nel 2020 si è trasferita a Carignano per partecipare alla gestione di una sede, dove vive ancora adesso. “È una forma di volontariato molto concreta e le nostre attività servono per sostenere delle missioni in Sudamerica, in Brasile, Perù, Ecuador e Bolivia, paese dove sono stata in missione nel 2022”.

Tra le iniziative di cui si occupa il movimento ci sono la costruzione dei rifugi e la successiva gestione, a cura di adulti volontari. Il ricavato è dedicato alle missioni per portare i viveri e garantire attività, come il doposcuola, per i bambini.

In questa cornice si inserisce l’avventura di Seytes, partita nell’estate del 2020. Visto che l’operazione Mato Grosso è un movimento, e non un’associazione, per tutte le questioni burocratiche è stata creata un’associazione ad hoc, solo per questo rifugio, che si chiama Missione Montagna.

 “In questa missione i ragazzi hanno man mano portato a spalle, su per il sentiero, i materiali necessari per i lavori. Quest’anno ad esempio si trattava più di 1.300 scandole in legno di larice per coprire il tetto. L’obiettivo è anche far vivere un’avventura, lo stare nella natura in silenzio facendo anche un po’ di fatica”, aggiunge Tosi.

Durante l’estate 2025 è stata completata tutta la parte strutturale, il posizionamento di infissi e vetri e la realizzazione, nella parte interna, di salone, cucina e camere al piano terra: “Riprendendo l’anno prossimo, come di consueto nei mesi estivi, la nostra idea sarebbe quella di ultimare i lavori e chiedere i permessi per aprire al pubblico a luglio o agosto”.

Per celebrare il percorso di questi anni, domani, sabato 13 settembre, a Seytes è tempo di festa. Alle 11 ci sarà la messa presieduta dal vescovo di Pinerolo Derio Olivero, a cui seguirà un pranzo con polenta e salsiccia aperto a tutti.

“Abbiamo deciso di proporre una festa per la fine dei lavori ‘più grossi’ per ringraziare tutti i ragazzi che sono passati e tutte le persone che ci hanno aiutato, facendo donazioni. Un signore, ad esempio, è venuto ad aiutarci con l’intonaco ed è rimasto talmente colpito che è tornato a casa e ci ha costruito tutti i tavoli da mettere dentro il rifugio. Questi cinque anni mi hanno fatto vedere ancora una volta come dal bene nasce il bene”, conclude sorridendo Tosi.

Sabina Comba

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