Mentre il conto alla rovescia verso lunedì 22 dicembre, data in cui è in programma un incontro cruciale per il futuro dell'azienda, si fa sempre più serrato, la vertenza Konecta registra una presa di posizione netta e accorata da parte della Chiesa piemontese. Le Diocesi di Asti e Ivrea hanno deciso di fare fronte comune, schierandosi apertamente a difesa degli oltre mille lavoratori che rischiano di vedere stravolta la propria vita dal piano di riorganizzazione aziendale.
I vescovi Marco Prastaro (Asti) e Daniele Salera (Ivrea) sono infatti intervenuti con una nota congiunta proprio a ridosso dell'incontro cruciale che si terrà lunedì prossimo nella sede di Confindustria a Ivrea. Un appuntamento che la politica e i sindacati attendono come il momento della verità per il futuro dei due siti produttivi.
Intelligenza artificiale e capitale umano
Il comunicato dei presuli non si limita alla solidarietà di rito, ma entra nel merito delle dinamiche industriali con interrogativi stringenti. Salera e Prastaro dimostrano di conoscere bene il contesto: "Se da un lato è noto che il fatturato dei Call Center sta diminuendo e che gli investimenti vanno nella direzione dell’intelligenza artificiale", si legge nel testo, questo non può diventare un alibi per cancellare il capitale umano.
La domanda che le Diocesi pongono ai vertici della multinazionale è diretta: "I Vescovi si chiedono quali opportunità siano state date con percorsi di riqualificazione e di riconversione dei dipendenti". Il dubbio, sollevato con forza, è "se la strategia aziendale non possa essere ripensata altrimenti", evitando che la modernizzazione tecnologica si trasformi in un dramma sociale.
Il timore dello svuotamento dei territori
Al centro della preoccupazione c'è l'accentramento verso Torino. Un trasferimento che, secondo i vescovi, non è solo logistico ma nasconde "un piano volontario di marginalizzazione dei territori decentrati a favore dei capoluoghi". Spostare 1.100 persone (700 da Ivrea e 400 da Asti) significa impoverire il tessuto economico locale e mettere i dipendenti – molti dei quali con stipendi part-time tra i 600 e i 700 euro – di fronte alla scelta obbligata di dimettersi per l'insostenibilità del pendolarismo.
"Siamo pronti ad accogliere chi soffre"
Oltre all'analisi politica ed etica, emerge forte il tratto pastorale. Ricordando che monsignor Prastaro aveva già ricevuto le Rsu in Vescovado pochi giorni fa, i due vescovi rilanciano la loro totale apertura: "Sono disponibili ad incontrare, ascoltare e sostenere chi è colpito da questa crisi".
Le Diocesi chiedono "con insistenza" che si intensifichino le opportunità di dialogo e che istituzioni e parti sociali tentino "tutte le strade possibili" per mantenere i posti di lavoro nelle sedi attuali. L'obiettivo è tutelare la dignità del lavoro in un'economia che sia "più etica e meno orientata al solo profitto", affinché, nell'imminente Natale, "nessuno debba sentirsi solo".












