Perché mai seguire questa rubrica? E prendersi la briga e il tempo per leggere di poesia? Vogliate perdonarmi se rispondo con l’ennesima domanda, che spero vi spiazzi, cari lettori, detto onestamente: perché no?!
È un mantra col quale convivo da un po’. Scelgo ogni giorno di chiederlo a me stessa: "Perché no"?! Ora, giustamente, vorrete venire a capo del rompicapo.
"E quindi!? L’obiettivo di questa tizia sconosciuta che ha deciso di firmarsi come Johanna Poetessa, qual è?". Eccolo, arriva subito. Ma vi avviso che avrò bisogno di tutti voi per la sua realizzazione.
Facciamo rientrare nel vortice di buoni propositi che accompagna ogni inizio d’autunno (soprattutto questo!) la voglia di avvicinarci a un genere eterno, incompreso ma testardo: la Poesia. Proviamoci insieme, a darLe fiato.
Sia chiaro, non v’insegnerò un bel niente, per carità. Ne è pieno il mondo di lezioni, autori e mentori improvvisati a elargirne copiosamente, come il mio vicino di casa fa con le lezioni di vita.
Lascerò parlare Lei. Lei la protagonista. Ne assumerò semplicemente le veci, umilmente, segretaria dei Suoi segreti. Basta fredde parafrasi. Basta analisi del testo! È il momento dell’analisi del senso.
Delle essenze, dei profumi, di quelle emozioni impalpabili che tuttavia ci restano cucite addosso, inspiegabilmente, che ci stanno strette, che non vogliamo, non gestiamo, che commuovono e ricordano e bruciano. È il momento di lasciare spazio alla ragione del cuore, alla lingua muta che chiunque conosce e nessuno o quasi pratica.
Mettiamoci in gioco, lasciamola entrare, questa Poesia. Capiamo che non è più complessa di un racconto, non più austera di un addio. Chiede solamente di essere accolta. Poi sentita. Infine amata.
Il mondo fisico agli scienziati. Ai coraggiosi, la scoperta del proprio.