Buon inizio settimana, cari amici.
E grazie per la fiducia, se state leggendo; cercherò di meritarla.
Lo scorso articolo si è occupato di un tema così vasto e sconosciuto da affascinare l’uomo sin dalla preistoria (probabilmente). Non ve ne ricordate? Peggio, non l’avete ancora letto? Non disperate! Potrete trovarlo facilmente scorrendo la rubrica.
Tornando a oggi, come sempre, ho meditato sul da farsi e sul da scriversi.
Che ogni mio intervento vi lasci un pizzico in più di curiosità: sì, desidero questo.
La Poesia ci regala momenti di pace, quiete, intimità. Siamo tutti d’accordo, presumo.
Ma una simile dimensione, così eterea, immateriale, come si adatta invece alla vita di tutti i giorni, terrena, alla sua immediatezza, alla sua violenza? È davvero possibile vederle camminare “a braccetto”, l’una nei panni dell’altra? Soprattutto in tempi come questi, in cui tutti sentiamo il peso dell’incertezza e le questioni “quotidiane” vincono buona parte della nostra attenzione?!
In poche, pochissime parole, la Poesia può e vuole occuparsi della Realtà o resta ancorata al mondo emozionale come un cane sull’osso?
A questo non risponderò. O meglio, lascerò come sempre a Voi lettori l’ardua sentenza, la critica, la riflessione.
Vi propongo, se permettete, una mia lirica ispirata proprio dal periodo sconvolgente in cui viviamo.
Contestualizzo brevemente: maggio, un semaforo rosso, la sosta obbligata, Corso Massimo d’Azeglio, pensieri che vagano sopra Torino.
CAMBIO DI ROTTA
Tutto è immobile.
Soffia il vento. C’è il vento e posso vederlo.
Pioggia di polline sul vetro.
È adorabile, giallo chiaro.
Lo soffia il vento sul vetro.
Una scena pura.
La sola che ci è data godere.
Finalmente;
ha la nostra attenzione.
Gemme.
Tronchi snelli conquistano i muri di cinta della prigione.
Esplode il verde brillante. Fitto.
Guardo al vetro.
Chiudo gli occhi per poco. E vedo.
Semaforo rosso.
L’attesa non pesa.
Realizzo che sto bene, in quel silenzio.
Che sto bene nel vento.
Che ho tempo,
per i tronchi, per il silenzio, per le gemme verdi.
Qualche uccellino canta.
Mi allieta al punto che mi commuovo.
No,
niente è immobile.
“Chiudo gli occhi per poco. E vedo”
Vi è mai capitato?
Pensateci su.
Alla prossima!