I The Black City sono un quartetto torinese dalle influenze funk, blues e rock. Il gruppo è composto da Martin Martin Craig alla chitarra, Monne Bellavia al basso, Caldero alla batteria e Alberto Gurrisi alle tastiere. I The Back City possono vantarsi di essersi esibiti con diversi artisti internazionali come la regina del blues di Atlanta Lola Gulley ed Evelyn Rubio. Hanno all’attivo due dischi e il 26 ne pubblicheranno un terzo. Il nuovo Ep si chiama "Sankhara" ed è un viaggio introspettivo collettivo alla ricerca di se stessi. “Moonlight” feat. Yoel Soto è stato il secondo singolo estratto ed è uscito da poco.
Come si sono formati i The Black City e perché hanno scelto questo nome?
Ci siamo formati nel 2015 come resident band delle Jam Session BlueFunk del Birra Ceca Pub82 di Rivoli. Da lì abbiamo iniziato ad esibirci nei vari locali torinesi e nel 2016 abbiamo fatto il nostro primo tour insieme a Lola Gulley, la regina del blues di Atlanta. Abbiamo scelto questo nome perché ci piace la Black Music e perché, come in una città, ci piace mescolare culture, colori e suoni diversi.
Siete un quartetto, dal forte respiro internazionale, che unisce nella propria musica Funk, Blues e Rock. Come unite queste diverse anime?
Unire generi diversi è una cosa che ci viene abbastanza naturale grazie alla diversa estrazione musicale dei singoli. Ognuno di noi porta la propria esperienza all’interno della band e mischiandola con quella degli altri riusciamo a proporre generi diversi all’interno dello stesso repertorio.
Cosa ispira la composizione dei vostri brani?
La gioia di suonare insieme e l’amore per la musica dal vivo.
Tra poco esce il vostro Ep Sankhara pubblicato con Blue Mama Records, ci raccontate come è nato e che storia racconta? Come è nata la collaborazione con la giovane etichetta torinese?
Sankhara è un viaggio introspettivo collettivo alla ricerca di se stessi all’interno di un gruppo. È un disco suonato dal vivo in presa diretta in cui la spontaneità dei musicisti ha svolto un ruolo importante in tutti gli aspetti della sua realizzazione. Quando abbiamo incontrato i ragazzi della Blue Mama è nato un sodalizio naturale perché entrambi stavamo cercando di unire le diverse realtà torinesi che propongono lo stesso tipo di musica. Crediamo che la sinergia tra musicisti, promoter o gestori di locali, possa essere il vero catalizzatore per portare avanti un certo tipo di discorso.
La vostra Torino musicale e non.
Siamo cresciuti musicalmente e non solo grazie alle diverse realtà che la città proponeva, come jam session, concerti, festival, etc. Ricordo un periodo bellissimo in cui il martedì si suonava prima al Cafè des Art e poi ci si trasferiva tutti ai murazzi da Gianca2 per continuare a Jammare fino al mattino. Ora come ora è diverso.
Teatri e cinema chiusi, la musica confinata alle cuffie, come si vive da artisti questo difficile momento per la musica?
Ovviamente non è un periodo idilliaco per noi, soprattutto per una band come la nostra nata da e per i live. Facciamo l’unica cosa che possiamo fare: continuare a produrre musica e tenerci pronti per quando tutto questo finirà.