Rania nasce a Rivoli, cresce e vive nel quartiere Aurora di Torino in una famiglia marocchina e sin da piccola sogna di diventare un’artista di successo. Cantare per lei significava staccarsi dalla realtà e sfogarsi. Gli studi musicali le vengono negati dai genitori ma Rania non si abbatte e decide di imparare autonomamente a suonare la chitarra e di pagare di tasca propria alcune lezioni di canto. Adesso studia pianoforte e si esibisce come busker per le strade e piazze di Torino. Cantare per Rania significa oltrepassare una barriera, dimostrare che è in grado di dire molto. I suoi testi sono tratti da momenti che ha vissuto, in questo periodo sta lavorando a nuovi brani scrivendo sia in italiano che in arabo, le due sue lingue che rappresentano le due culture con le quali è crescita e vive.
Come si è avvicinata Rania alla musica?
Ho sempre amato la musica, fin da piccola. Mi piaceva molto la musica ritmata che metteva mio padre, nei viaggi in macchina verso il Marocco ascoltavamo sempre Madonna e Michael Jackson. Adoravo la musica che si suonava durante i matrimoni marocchini ai quali mi portava mia zia Fatma. Cantare era il mio modo di sfogarmi e liberarmi, staccavo dalla realtà per il tempo di una canzone, cantando ritrovavo la voce che non riuscivo a usare quando dovevo parlare a scuola. Poi ho deciso di imparare la chitarra da autodidatta, me ne aveva lasciata una in casa mio zio Nourdinne, e ora sto studiando il pianoforte, oltre chiaramente a continuare a esercitarmi con la voce e scrivere canzoni.
Suonare e cantare le è costato tanto ma nonostante questo ha scelto di seguire la strada della musica, cosa l’ha resa così ostinata nel perseguire il proprio sogno?
Il fatto che mi fosse stato proprio negato dai miei genitori: vedermi ostacolata e mai incentivata mi metteva una tale rabbia che in qualche modo dovevo canalizzare, l’ho resa la mia forza. Ogni parola che mirasse ad abbattermi l’ho sempre presa come una spinta a dimostrare il contrario. Ho acquisito con il tempo molta determinazione, ambizione e fiducia in me stessa, anche se ho ancora molte insicurezze.
Chi non credeva in lei come cantante ha poi cambiato idea?
A volte in famiglia ci sono ancora degli attriti, ma ora hanno quantomeno rinunciato a farmi cambiare idea. Mio fratello si è sempre lamentato del fatto che cantassi a ogni ora in casa, senza mostrare alcun interesse, mai un complimento o un incoraggiamento, ora però si è scusato e a suo modo mi sostiene. Non ho ancora raggiunto il mio obiettivo, e non vedo l’ora di rinfacciare i miei traguardi ai molti che mi hanno presa come un’illusa. Fortunatamente ho la fortuna di avere anche tante persone che mi sostengono e credono in me.
Cosa significa per lei fare musica?
Per me è un modo di esprimermi senza inibizioni: ho sempre faticato ad alzare la voce per farmi sentire, e questo mi ha causato molti complessi e insicurezze. Il canto mi ha dato modo di superare questa barriera, di dimostrare che sono in grado di dire molto e non mi limito a restare soltanto in disparte e in silenzio. Considero la musica un modo meraviglioso di condividere emozioni, esperienze, sensazioni, e ogni volta è sempre diverso e sempre bello. Mi ha fatto conoscere persone meravigliose con le quali ho condiviso momenti preziosi. É una certezza sulla quale fare affidamento, so che sarà sempre lì a disposizione per salvarmi nei momenti difficili, o per farmi compagnia nei momenti di solitudine, o solo farmi stare meglio nei momenti belli.
Cosa ispira la scrittura dei suoi testi e che temi le piace trattare?
I miei testi sono tratti da momenti che ho vissuto. Di solito si tratta di momenti un po’ difficili da superare e metabolizzare, fissarli in una canzone è anche un modo di farci i conti, di affrontarli e renderli qualcosa da portare con sé per il resto della vita ma senza che questi diventino un peso emotivo.
Ci può anticipare qualcosa dei brani a cui sta lavorando? Quando potremo ascoltarli?
Sto scrivendo per la prima volta in italiano e in arabo, sono le mie due lingue: una quella della famiglia (a dire il vero a casa si parla marocchino, che è un dialetto diverso dall’arabo standard) e l’altra quella della mia vita scolastica e torinese, essendo nata e cresciuta in Italia. Finora ho sempre scritto in inglese, perché questa è la lingua della musica che ho sempre ascoltato, ora però voglio riuscire a portare nella mia musica entrambe le culture con cui sono cresciuta.
La sua Torino musicale e non.
A Torino ho sempre trovato molto supporto, ho frequentato molto le associazioni giovanili di quartiere, in particolar modo YEPP Porta Palazzo, che mi hanno sempre aiutata a trovare le persone giuste e le situazioni migliori, oltre a offrirmi anche la possibilità di esibirmi durante gli eventi organizzati in città. Anni fa, un animatore di nome Lorenzo mi regalò addirittura una chitarra elettrica azzurra. Tutt’oggi continuano a sostenermi e coinvolgermi. Questa città mi ha dato molto e da un po’ mi esibisco in centro come busker: c’è un bel fermento di artisti e la collaborazione è molto efficace e costruttiva, anche le persone che ascoltano mi hanno sempre trasmesso una bella energia.
News, live, prossimi appuntamenti?
Ho finito gli ultimi live pochi giorni fa e per ora preferisco fermarmi un po’ e lavorare ai brani nuovi che richiedono molto lavoro ed energia. Ultimissima news, arrivata letteralmente ora mentre scrivo, mi hanno selezionata tra i finalisti per il Tour Music Fest che si terrà a breve a San Marino, quindi inizia una nuova avventura. Ogni tanto vado in centro a cantare per tenermi in allenamento, quindi possiamo vederci lì!