Sapevate che il Teatro può essere Selvatico?
Neppure io, lo ammetto! E scoprirlo mi ha spiazzato; influenzata da un'immagine artistica un po' stereotipata, di stampo elitario/classico, mai avrei pensato la sperimentazione teatrale potesse farsi portatrice di simili avanguardie.
Tuttavia, prima di addentrarci nel progetto, cari amici e #poetrylovers affezionati, cominciamo ripensando insieme il significato dell'aggettivo in questione: selvatico. Se da una parte siamo portati a fantasticare su animali selvaggi e scenari esotici, dall'altra non dovremmo dimenticare che il termine – applicabile persino all'uomo - indica semplicemente un essere vivente immerso nel proprio habitat, libero e indomito, al netto d'interventi esterni che possano imbastardirne abitudini, ritmi e volontà. Qualcuno di non facilmente controllabile.
Un ritorno alla semplicità? Il bisogno di riconnettersi agli istinti primordiali? Una ricerca dell'io più profondo che passi per la strada dell'ascolto? Sì: tutto questo. E molto altro.
Il progetto TEATRO SELVATICO, nato proprio dall'immersione totale nella natura più autentica, punta alla verità, alla sostanza delle cose e delle persone, alleggerite dal peso di etichette, ruoli, aspettative o – peggio – paure. Un collettivo artistico di origine piemontese che riunisce attori, circensi, fotografi, esperti di meditazione, registi, educatori, ballerini e performer; l'obiettivo, per quanto inflazionato in teoria (molto meno nella pratica) è di ritrovarsi, conoscersi e non perdersi più nelle pericolose e fitte giungle soggettive. Quelle della vita frenetica che, apparentemente inarrestabili, soffocano ogni seme (o quasi) di diversità. Quelle grigie, opache e fredde, desertificate dall'isolamento emotivo e sociale.
La domanda cardine, perciò, diventa: con quale arma combattere la perdita progressiva della sensibilità? Attraverso una moderna Excalibur, ossia l'espressione libera e spontanea della propria personalità umana e artistica; un esercizio di coraggio e forza necessariamente legato al contatto diretto con la Natura, unica costante nel moto di cambiamento personale che il progetto vuole risvegliare. A partire dal suo claim, in cui s'incoraggia la mente a ripulirsi da precedenti impostazioni o visioni, “immaginando di essere se stessi”. Una veste nuova, pura e inimitabile, padrona del proprio sviluppo e “salva” da condizionamenti ambientali.
Teatro Selvatico si propone di tradurre nei vari linguaggi artistici gli aspetti più istintivi e selvatici, appunto, dell'essere umano, donandogli lo spazio necessario per incontrare e coltivare la sua intima natura; richiamo tanto irresistibile quanto a rischio.
Eppure perché, poche righe fa, ho esordito con la locuzione “E molto altro”? Perché queste musicali e nobili intenzioni di rinascita esistenziale non si diramano in tristi percorsi individuali, ognuno indipendente dagli altri, bensì l'esatto contrario. I giovani artisti che desiderano intraprendere questa esperienza di crescita lo fanno in ottica comunitaria: insieme, nel corpo e nello spirito. Ecco quanto la nascita di una solida rete, dapprima umana e secondariamente artistica, non poteva che essere la naturale conseguenza di un percorso che mette al centro parità e condivisione.
Non un “semplice” esperimento di comunità sostenibile (come gli ecovillaggi), bensì la fusione tra uno stile di vita a basso impatto ambientale e la propria predisposizione artistica.
Soltanto così le performance di Teatro Selvatico, contenitore di biodiversità umane uniche, riescono ad esplorare le mille espressioni dell'arte, incrociandone i fili e creando nuove trame. Il tutto accolto e protetto dall'elemento naturalistico, non più sfondo passivo ma catalizzatore e protagonista degli spettacoli. Che includono mostre, festival e laboratori interdisciplinari per adulti, ragazzi e bambini, in cui ogni voce conta e colora l'atmosfera - sempre in funzione del benessere collettivo. Benessere che, verità troppo spesso ignorata, coincide con quello del singolo.
Volete saperne di più? V'incuriosisce la loro filosofia di vita e d'arte?
Teatro Selvatico e i suoi membri saranno ben felici di raccontarsi e proporvi avventure inaspettate. Primo passo: seguirli sui social! IG: @teatroselvatico – FB: Teatro Selvatico.
Ed ora, per il nostro momento conclusivo in #poesia, un componimento dell'autrice catanese Marilina Giaquinta
POESIA SUGLI ALBERI (ALLA MODA)
Vorrei scrivere una poesia sugli alberi
perché sono molto alla moda
( quanto meno nella poesia ):
sarebbe una poesia piena d’ossigeno
e così ti farebbe respirare meglio.
Scriverei che ti porterei in un bosco
( fitto fitto e papero papero di alberi )
e che ti inviterei a gioire della natura,
tu – scògnito di poesie alla moda –
mi chiederesti – lupo di frainteso –
di giocare al fauno colla ninfa
e io affrontatella e piena di vergogna
per la brutta figura che mi faresti fare
dentro la mia bella poesia alla moda
georgica e bucolica e zufolante tersità
ti costringo a recubare sub tegmine fagi.
(…)
Ogni cosa vuole il suo tempo
per essere fatta,
(da noi si dice così)
come se non bastasse
il moto lontano della luce,
come se dipendesse
dal senso dalla necessità,
un incominciamento continuo
un’intera sequenza di inizi
una progressione di stati
che non si trasformano mai
una forma possibile che non risulta
l’inesorabile e lenta sorte
che accade a velocità zero
senza volontà e senz’intenzione.
Questi versi in particolare:
“come se dipendesse
dal senso dalla necessità”
Il senso della vita, tutto sommato, non giace proprio nel bisogno che abbiamo di “continui inizi” e “ossigeno”, possibilmente in compagnia?
Pensateci su.
Alla prossima