Nuove Note | 05 marzo 2023, 14:30

Il gruppo torinese dei Dada + The Robots, dalla mente di Davide “Da_Groove” Pellegrino e Daniele “Arj” Argiolas

Un originale connubio tra l’energia punk e travolgente del rock indipendente degli anni ’90 e l’ibridazione tra dance ed elettronica inaugurata da Giorgio Moroder

Il gruppo torinese dei Dada + The Robots, dalla mente di Davide “Da_Groove” Pellegrino e Daniele “Arj” Argiolas

Il gruppo torinese dei Dada + The Robots nasce nel 2019 dalla mente di Davide “Da_Groove” Pellegrino e Daniele “Arj” Argiolas. La spinta propulsiva per la creazione dei Dada + The Robots deriva dalla volontà di fondere e contaminare il background rock e grunge amato dai fondatori del progetto, proprio degli anni ’90, con le atmosfere club e Italo disco nostrane che hanno contraddistinto il suono di Torino. Il suono dei Dada + The Robots pulsa non solo di note, ma anche di cinematografia e immaginari visuali. Il risultato è un originale connubio tra l’energia punk e travolgente del rock indipendente degli anni ’90 e l’ibridazione tra dance ed elettronica inaugurata da Giorgio Moroder. 

 

Come si sono formati i Dada+The Robots e perché si chiamano così?

Il progetto DADA+The Robots nasce ad inizio 2019 come esperimento in studio di registrazione dettato dalla nostra voglia di rimetterci in gioco nel panorama musicale cittadino, dopo un passato da musicisti indipendenti, per lo più legato a sonorità indie rock e post grunge. Nel corso dei mesi il progetto ha subito un’evoluzione e si è trasformato in una sorta di “collettivo sonoro” accogliendo dapprima la collaborazione di Enrica Macrì alla voce, e poi, successivamente, di Loredana “Danael” Deriu, attuale lead vocalis, nonché di Domenico Mungo e Diego Perrone, ospiti nel singolo Ghosting, di prossima uscita. Il nome rappresenta, sostanzialmente, l’acronimo delle iniziali dei nomi dei due “padri fondatori” (ovvero Davide Pellegrino + Daniele Argiolas), cui si è unito il sostantivo “Robots” quale richiamo tanto all’utilizzo in fase di registrazione e composizione di strumentazione virtuale, quanto al mondo dell’informatica ed alla cultura pop contemporanea.

 

 

Definite il vostro progetto smaccatamente D.I.Y., potete spiegarci meglio?

Questo nostro orgoglio nasce da un approccio alla fase di registrazione e pre produzione realizzato completamente in casa. Questa circostanza ci permette, grazie alla possibilità di avere un accesso immediato ai software ed hardware di registrazione, di poter dare libero sfogo alla nostra vena creativa. Il nostro album di esordio, Honeypot, è stato infatti totalmente autoprodotto e ci ha portato a maturare una maggior consapevolezza nei nostri mezzi espressivi. Quando una band  sottoscrive un contratto di distribuzione digitale si trova a dover affrontare quella che può essere considerata una vera e propria jungla discografica. Il dover affrontare qualsiasi aspetto della vita di un progetto discografico in prima persona, pur essendo assolutamente dispendioso a livello di energie mentali, permette di avere il pieno controllo della sfera artistica e creativa.  

 

 

Cosa ispira la scrittura dei vostri testi?

I nostri testi trattano principalmente del nostro vissuto e delle nostre esperienze personali, ed in particolare tematiche quali le difficoltà relazionali ed emotive, tanto nei rapporti interpersonali, quanto nell’approccio verso una realtà sempre più digitalizzata e virtuale. Recentemente, per lo sviluppo di questa nostra nuova fase creativa, abbiamo deciso di tornare a scrivere in lingua italiana. Vogliamo garantire all’ascoltatore una maggior immediatezza ed un maggior coinvolgimento nelle tematiche che tratteremo.

 

Quanto e come influisce la produzione nel percorso musicale di creazione?

Ad oggi la produzione artistica assume un ruolo fondamentale nella realizzazione di un progetto discografico. Idealmente, permette di sublimare e canalizzare al meglio il processo creativo che, a volte, rischia di incagliarsi in dinamiche ripetitive o poco ispirate. Abbiamo avuto la fortuna di poter lavorare con Luca Vicini che, oltre ad essere un artista di immenso talento e dalla vastissima conoscenza musicale, ha un approccio assolutamente empatico e motivante. Una produzione che permette al musicista di spingersi un po’ più in là e di superare i propri limiti. Inoltre abbiamo avuto la fortuna di lavorare con un professionista capace realizzare in termini concreti alcune idee che, da soli, non eravamo stati in grado di sviluppare in termini corretti.

 

È uscito da pochissimo il vostro nuovo singolo “Ghosting”, che parla del fenomeno omonimo nella realtà dell’ oggi in cui siamo iperconnessi a tutto e tutti. Come vi siete approcciati a questo tema?

Ghosting altro non rappresenta che la valvola di sfogo rispetto ad un episodio a noi personalmente accaduto. È l’esternazione e l’esorcizzazione di uno stato d’animo estremamente negativo che stava trasformandosi in una vera e propria prigione emotiva. L’approccio non poteva che essere il più sincero e viscerale possibile. Rappresenta una sorta di denuncia verso certi comportamenti ormai totalmente sdoganati in questa realtà che ci impone di comunicare. Contro il costante uso dell’intermediazione di strumenti virtuali, social network od app di comunicazione. Questo brano peraltro rappresenta una vera e propria anticipazione rispetto a quelle che sono le tematiche che vorremmo affrontare nelle nostre prossime uscite e che trattano del conflitto sempre più marcato fra la realtà che è davanti ai nostri occhi e la nuova realtà virtuale, in cui ci troviamo immersi e che tendiamo ad abbracciare volontariamente ed a riconoscere come “vera”.

 

La vostra Torino musicale e non.

Noi DADA siamo cresciuti in quel bellissimo laboratorio creativo che è stata la Torino dei primi anni 2000, alternando serate ai Murazzi a concerti di band improbabili in luoghi ancor più improbabili. Una stagione musicale e creativa incredibile di cui abbiamo molta nostalgia e che riteniamo non ancora del tutto sopita. Personalmente riteniamo di vivere in una città di avanguardia che è capace di fondere immaginari fatti di rabbia e violenza sonora, con atmosfere notturne, a volte rarefatte ed a volte caotiche. Come artisti ci piacerebbe essere un punto di unione fra queste due realtà.

 

News, live in programma, appuntamenti.

Al momento stiamo lavorando per programmare una data di presentazione del nostro progetto in vista della stagione primaverile tanto che, speriamo, di poter annunciare a giorni il nostro primo vero live. Per quanto riguarda invece la nostra attività di studio, siamo al lavoro su un EP che vedrà la partecipazione alla voce di alcuni volti noti del panorama musicale piemontese e che speriamo di poter concludere e pubblicare fra la fine del 2023 e l’inizio del prossimo anno.

Federica Monello

Leggi tutte le notizie di NUOVE NOTE ›

Federica Monello

Giornalista pubblicista, ascoltatrice vorace di musica, amante di tutto ciò che è cultura. Nasco e cresco in Sicilia dove da studentessa di Lettere Moderne muovo i primi passi nel giornalismo, dopo poco unisco la scrittura alla passione per la musica. Giungo ai piedi delle Alpi per diventare dottoressa in Comunicazione e Culture dei media e raccontare di storie di musica, versi, suoni e passioni.

Nuove Note
Nuove Note è la rubrica che ogni settimana ti fa conoscere un nuovo progetto musicale emergente nato tra la Mole Antonelliana e un pentagramma, tra i boschi piemontesi e una sala prove casalinga, tra uno studio di registrazione e i chilometri che lo separano da un paesino in provincia. Nuove Note ti racconta le storie e la musica gli artisti più interessanti della scena musicale piemontese.

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium