“Vergogna”, “I bambini non si toccano” e “Dio mio che schifo” sono solamente alcuni dei commenti che hanno invaso il web a seguito di una particolare notizia, quella che annunciava l'apertura della prima TABOOTECA italiana, precisamente a Bologna. Tabooteca?
Cominciamo con lo spiegare cosa indichi il termine e a quale contesto si applichi questo simpatico neologismo.
Presumo sia semplice per chiunque risalire al significato della parola tabù: qualsiasi azione o argomento non socialmente accettato (soprattutto, non affrontato) di cui si fatichi a parlare; aspetti della vita considerati intimi, riservati e, per eccesso, scandalosi. Persino il famoso gioco di società omonimo, cavalcando questo meccanismo mentale, ha costruito il suo successo – è sufficiente imparare a dire senza dire, far intuire e quindi indovinare la parola proibita ai compagni di squadra, girando in tondo all'obiettivo per l'intera durata della partita. Pena per chi pronuncia l'impronunciabile? La squalifica. Non resta che unire il suffisso -teca (dal greco thḗkē: ripostiglio, deposito, scrigno) e fare 2+2 non è mai stato così facile: per tabooteca s'intende perciò una specie di dispensa e/o raccolta in formato librario (tascabile e facilmente condivisibile) di temi delicati finora mal-trattati, argomenti sensibili fondamentali per un corretto equilibrio personale, per lo più legati alla sessualità.
Insomma, una collezione di giochi e libri pop-up che racconta a persone di tutte le età, tra cui i bambini, l’educazione alla sessualità e all’affettività. Quella famosa intelligenza emotiva di cui l'ordine mondiale degli psicologi lamenta da anni la quasi totale mancanza!
In vetrina spicca Frida e un peluche di stoffa rosa a forma di vulva, per insegnare alle bambine, fin dall'asilo, come sono fatte. Per la scuola materna, c'è il libro pop up "Vagina and periods". Per gli adolescenti, invece, la proposta è proprio il gioco di cui poco fa parlavo, Taboo; una versione ovviamente riadattata, con cui si possa ridare senso a concetti sconosciuti o fraintesi sulla sessualità. E così, giocando insieme senza barriere mentali, si sfiorano e poi toccano temi quali: contraccezione, anatomia, affettività, orientamenti sessuali e identità di genere. Con tutta la sensibilità necessaria per trasmettere un messaggio sano ma chiaro. Come spiega Elena Lolli, responsabile del servizio: "Molti degli oggetti provengono dalla Francia, dove l'educazione sessuale è da tempo materia d'insegnamento nelle scuole di ogni grado... In Italia invece è ancora un tabù, purtroppo, parlare di aborto, menopausa, consenso e piacere".
Com'è nato questo progetto? L'Associazione Orlando, promotrice e ideatrice dello stesso – tramite regolare bando regionale – ha vinto la sua battaglia contro lo status quo e cominciato a “raccogliere” materiale adatto allo scopo. La tabooteca si trova attualmente al Centro di Documentazione delle Donne di Bologna.
Qualunque minorenne passasse da quelle parti potrebbe entrare, farne richiesta e accedere a questi utili ma delicati ausili? NO. I libri vengono prestati a educatori, insegnanti e famiglie che ne abbiano reale bisogno e comprovata capacità. L’affitto dei giochi è riservato, perciò, ai professionisti dell’educazione, quotidianamente impegnati nella lotta all'ignoranza e nella costruzione di una società più consapevole.
Finora tutto chiaro? Un servizio essenziale, innovativo e regolamentato. Eppure, per la buona vecchia abitudine nostrana di urlare “Al lupo!” senza giusta causa, sull'associazione sono piovute aspre critiche dalle frange più conservatrici della politica. Oltre ai luoghi dell'odio per eccellenza, i social network, contro l’iniziativa di Orlando si sono scagliati persino diversi quotidiani nazionali, legati anch'essi (guarda caso) a una visione più conservatrice della società.
Mi sono interrogata a lungo sulla vicenda e mi sono resa conto che un ennesimo giudizio non sia necessario né utile; ce ne sono già fin troppi. Lasciamo alla realtà il compito di mostrare e dimostrare l'unica sola verità, quella dei fatti. Quante generazioni di giovani sessualmente impreparati hanno pagato lo scotto per questa risolvibile ignoranza? Quante storie tragiche si sarebbero potute evitare organizzando un piano formativo valido? Conoscenza e buona informazione, come sempre, tracciano la linea di demarcazione tra successo e fallimento.
Possibile che ancor oggi, uno degli aspetti più importanti nella crescita individuale - per funzione biologica ed emotiva (anello di congiunzione tra uomo e Natura, tra vita e sua universale origine) continui a rappresentare un tabù? Un invalicabile, irrisolvibile e inutile rebus, spada di Damocle sulla nostra normalità sin dall'infanzia, appesantita di bigottismo e malizia. La stessa malizia che, per prima, offre seme e radice ad ogni pensiero sessualmente malato. La cosa buffa? Che la società si concentri sempre e solo sul dopo, sul riparare piuttosto che sul prevenire, tentando di “raddrizzare” nei soggetti ormai adulti tendenze distruttive che – forse – sarebbe bastato guidare con percorsi educativi precoci e perspicaci. Non scordiamo mai che un adolescente, all'interno di un ambiente protetto o meno, cercherà comunque di soddisfare la propria curiosità; tutti noi ci siamo passati e sappiamo fin troppo bene quanto sia forte (e normale) l'impulso alla scoperta.
Perché non fornire ai nostri figli una “mappa” aggiornata, evitando loro cadute e cicatrici? Proteggiamoli facendo luce, non buio!
La poesia di oggi è frutto dell'esperienza nell'insegnamento di un'autrice piemontese dall'animo dolce ma deciso, sensibile quanto acuto. Lasciamo la parola a Piera Giordano (Il tuo volto disegna il mio, Genesi Editrice).
PER ABBRACCIARE LA VITA
“Bisognava ascoltare e poi rispondere
chiaro e semplice, dovevamo illuminare
la porta di quel corridoio oscuro
aprirla su un giorno di sole e di parole
e il nostro figlio-bambino avrebbe trovato
in noi pensieri a cui aggrapparsi,
non si sarebbe perso fluttuando in canali web,
se non avessimo trasformato le domande in tabù
ora avrebbe parole per abbracciare la vita”
Questo verso in particolare:
“Chiaro e semplice, dovevamo illuminare”
Ma perché, allora, ci ostiniamo a complicare tutto?
Pensateci su.
Alla prossima