L’unione di pezzi di due grandi maestri, Dostoevskij e Lynch, danno il nome al progetto rap di Fedor Kesher. La sua scrittura si caratterizza per la tendenza allo storytelling, per il non avere secondi fini se non la sua ragione e il suo scopo in se stessa.
Dopo 10 anni e alcuni tentativi, solo abbozzati, di tornare in pista Fedor Kesher ha pubblicato l’album Ceneri e Diamanti, il cui concept era nato a San Pietroburgo nel 2017. L’album si basa su un ossimoro, la caducità dalla cenere e la permanenza del diamante. Nei prossimi mesi l’artista lavorerà alla realizzazione di un videoclip di uno dei brani contenuti nel disco. Quale? Non lo svela il titolo, ma ci assicura che il video valorizzerà ancora di più il brano.
Come è nato Fedor Kesher e perché si chiama così?
Il nome nasce dai due autori che più amo e che hanno segnato la mia formazione artistica. Fedor è legato a Dostoevskij, mentre Kesher è un personaggio del film “Mulholland Drive” di David Lynch. Mi piaceva l’idea di “omaggiare” questi artisti straordinari e nel frattempo il suono dei nomi in questo dualismo tra classico e moderno che ne viene fuori.
Cosa ispira la scrittura dei suoi testi?
Ogni testo ha una storia a sé. Ci sono canzoni che nascono in una notte e rimangono tali, senza ristesure o modifiche. Altre invece partono da un’idea, un’esperienza, una storia, quindi con un argomento che esiste già prima di scrivere. Sono due processi estremamente diversi. Il secondo richiede sicuramente più lavoro, porta alla creazione di più bozze, correzioni, tentativi. L’assenza di questa naturalezza nella scrittura mi rende più autocritico e perfezionista. Quando invece seguo lo spunto creativo sono più indulgente con me stesso! L’ispirazione in generale è data dal vissuto, dal percepito, anche da opere altrui. Tutto contribuisce alla nascita di una canzone, soprattutto quando la musica è esclusivamente una passione e non prevede la necessità di strategie di marketing o di essere studiata a tavolino.
Da poco è uscito il suo album Cenere e Diamanti, qual è il concept del progetto?
Il titolo è tratto da un film polacco di Andrzej Wajda, a sua volta tratto da una poesia. Il film parla della Polonia del dopoguerra e del “conflitto” interno tra chi segue il vecchio governo in esilio e l’altra frangia. Il concept del disco si ispira invece alla contrapposizione tra i due elementi: cenere e diamanti. Trovo molto forte questa opposizione: il primo rimanda a qualcosa che è terminato, consumato, ma che comunque ci ricorda che un tempo c’era. Dall’altra parte, invece, c'è qualcosa di solido, prezioso e splendente: una luce da seguire o una purezza da ritrovare.
La poesia recita così: “Ad ogni istante, come una torcia di resina, fai schizzare da te schegge di fuoco; tu non sai mentre bruci se diventi libera, se quello che è tuo si perderà per sempre. Non resterà che la cenere e il caos che la tempesta si porta nell’abisso – o resterà sotto la cenere un diamante stellato, alba di una vittoria eterna?”. Vale sempre la pena di ritrovarsi soltanto cenere tra le mani, perché dall’altra parte c’è sempre la possibilità che ne esca un diamante.
Sono passati dieci anni dall’ultimo progetto discografico prima di Cenere e Diamanti, cosa è cambiato nella sua musica nell’arco di questo tempo?
È cambiata la mia vita prima della mia musica! Dieci anni fa mi sono ritrovato disoccupato con tanto tempo libero che decisi di investire su un progetto musicale in compagnia di un paio di amici. Ora ho una carriera lavorativa che amo, ma che per forza di cosa mi dà meno tempo da dedicare alle mie passioni. In questi anni più volte ho pensato di realizzare un nuovo progetto, ogni tanto ho registrato qualche brano “estemporaneo”, magari con l’idea di considerarlo un punto di partenza per qualcosa di più grande. Poi per un motivo o per l’altro non ho mai portato avanti nulla. Ti dico due cose che ritengo particolari e curiose. Il titolo, e quindi il concept del disco, l’avevo già scelto nel 2017 quando vivevo a San Pietroburgo e ho avuto un momento di alta creatività poi frenato da una serie di impegni e vicissitudini. In secondo luogo, due anni e mezzo fa, avevo un disco pronto. Scritto e registrato, mancava solo del lavoro di post produzione. Però probabilmente non ne ero abbastanza convinto e quindi alla fine è rimasto nel mio computer. Però va bene così, ora ho un disco di cui mi sento soddisfatto e che sono contento di aver fatto uscire. La mia scrittura non so quanto sia cambiata in questi 10 anni, è una cosa difficile da valutare personalmente. Rispetto a prima credo ne sia cambiato lo scopo: la mia musica oggi non ha secondi fini, ma trova la sua ragione e il suo scopo in se stessa soltanto.
Come giudica la scena rap di oggi?
In realtà non seguo molto le nuove leve, ma sono ancora legato ad alcuni artisti che ascoltavo 15 anni fa e che tuttora ho piacere di ascoltare. I Club Dogo, Marracash, Noyz Narcos, Fabri Fibra. Sono loro le pietre miliari di questo genere in Italia e continuano a fare musica di qualità, nonostante le inevitabili differenze con il passato. Non mi considero né un nostalgico né un purista del genere. Ogni cosa ha la sua evoluzione, ogni artista ha un suo percorso. Posso dirti che dei sopracitati mi piacciono sia i primi lavori che gli ultimi e non credo sia nemmeno così importante esprimere una preferenza. Tra i “giovani”, dal poco che ascolto, ritengo che ad esempio Tedua, Massimo Pericolo e Geolier stiano facendo grandissime cose. È bello comunque vedere che il rap in Italia abbia finalmente lo spazio che merita.
La tua Torino musicale e non.
Torino è la città che amo, faccio grande fatica a immaginarmi altrove. Viaggio tantissimo per lavoro, sono spesso fuori e vedo città stupende dove mi piacerebbe anche trascorrere periodi di tempo, ma alla fine sono sempre contento di tornare e di aver costruito la mia quotidianità qui. Torino non mi annoia mai, in qualche modo mi toglie sempre il fiato in alcuni scorci ed è sempre bello girarla anche senza una meta. Ha una sua dimensione particolare, ma la reputo una città viva e dinamica.
News, live in programma, appuntamenti?
Al momento il progetto più vicino a livello temporale è di realizzare il videoclip di una canzone dell’album. Spero di riuscire a portarlo a termine tra aprile e maggio. Non svelo nulla perché poi magari cambio idea, ma c’è una canzone in particolare che a mio parere merita e trarrebbe ancor più valore da un video. Non ho live in programma ma spero che nasca l’opportunità di suonare questo disco dal vivo. L’approccio diretto è sempre un qualcosa di emozionante. Per il resto ora come ora l’obiettivo è quello di promuovere l’album il più possibile e magari un giorno scriverne un altro senza aspettare dieci anni!