Cultura e spettacoli | 10 maggio 2024, 18:20

Le “40 Vite” di Enrico Ruggeri al Salone del Libro: “Mi piacciono quelli che stanno dalla parte sbagliata”

Il cantautore ripercorre decadi di esperienze significative tra musica, storia e letteratura: dal “battesimo” in studio con Shel Shapiro alla “dittatura” degli Anni '70, fino al Covid

Le “40 Vite” di Enrico Ruggeri al Salone: “Amo quelli che stanno dalla parte sbagliata”

Le “40 Vite” di Enrico Ruggeri al Salone: “Amo quelli che stanno dalla parte sbagliata”

Mi piacciono quelli che stanno dalla parte sbagliata”: non c'è citazione migliore per descrivere, in un'unica frase, il pensiero di Enrico Ruggeri. Il cantautore, scrittore e personaggio televisivo, ospite del Salone Internazionale del Libro di Torino, ha presentato l'ultima fatica letteraria “40 vite (senza fermarmi mai)” edito da La Nave di Teseo.

L'amore per la musica

Ruggeri ha ripercorso decadi di esperienze significative, partendo dall'amore più grande: quello per la musica: “Avendo fatto 40 album - ha dichiarato – e contando 2 mesi in studio ciascuno, sono 80 mesi quindi 7 anni di vita. Faccio parte di una generazione in cui registrare un disco era un'avventura creativa molto stimolante: se capiterà a qualche teenager di leggere questo libro si stupirà perché adesso gli investimenti sono sulle piattaforme, mentre una volta c'era qualcuno che credeva realmente in te e ti dava fiducia anche se all'inizio il successo non arrivava; adesso, se il primo singolo non va ti salutano”.

Un percorso passato da momenti incredibili: “Il mio primo album di successo 'Vivo da Re' – ha proseguito – è stato registrato al Castello di Carimate da Shel Shapiro, da cui ho imparato tutto: si trattava di un luogo incredibile con uno studio in pietra dove un tempo registravano gli Yes, la Pfm e De Gregori. Adesso ci hanno fatto un resort, ma all'epoca ti capitava di lavorare al fianco di Edoardo Bennato e che lui stesso registrasse i cori del tuo album: nella mia carriera avrò pubblicato 550 canzoni parlando anticipando temi come droga, carcere e pena di morte, ma sono solo una minima parte della mia produzione”.

Anni '70 e Covid-19

Ruggeri è poi entrato “a gamba tesa” sulla storia contemporanea, tornando all'adolescenza milanese negli Anni '70 e al Covid-19: “Quando facevo il liceo a Milano – ha ancora aggiunto – venivo controllato e minacciato perché mi vestivo di nero e indossavo i RayBan portando i capelli corti perché mi piaceva Lou Reed: all'epoca vigeva una dittatura dei collettivi che portava tutti ad applaudire per l'omicidio del commissario Calabresi e ad uccidere Sergio Ramelli perché aveva scritto un tema in cui auspicava maggior forza contro le Brigate Rosse. Durante il Covid, invece, abbiamo vissuto una delle peggiori umiliazioni mai inflitte al popolo italiano da persone che il popolo non aveva nemmeno scelto”.

La passione per il racconto

Una vita che si riflette nel piacere del racconto attraverso diversi canali, compreso quello letterario: “Mi piace – ha concluso – raccontare storie, che siano in musica, attraverso i libri o programmi tv e radio, anche se il concerto resta il momento più esaltante perché è collettivo. La voglia di scrivere i libri è nata perché, oltre a essere un grande lettore, mi sono accorto che durante la scrittura delle canzoni qualcosa rimaneva nella penna”.

Marco Berton

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