Insediata presso l’Aula Magna Fulvio Croce del Tribunale di Torino, Lucia Musti, la donna che guiderà la Procura Generale di Torino, succedendo a Francesco Saluzzo, in pensione dallo scorso ottobre.
Un lungo curriculum alle spalle
66 anni, in passato reggente alla Procura generale di Bologna, poi alla Procura della Repubblica di Gela, ha nella sua esperienza un lungo curriculum su importanti processi legati alla criminalità organizzata, in particolare a ‘ndrangheta e terrorismo nero.
“Ho scelto Torino per confrontarmi con una parte d’Italia completamente diversa da quella che conosco - ha detto Lucia Giusti - A questo c’è da aggiungere la passione per il lavoro che il tempo non ha scalfito.”
Dopo Caselli, Maddalena e Saluzzo
Musti ha ribadito l’orgoglio di entrare a far parte della Procura Generale in successione a Gian Carlo Caselli, Marcello Maddalena e Francesco Saluzzo “colleghi che hanno fatto la storia della magistratura italiana. Questo mi suscita emozione e consapevolezza estrema della delicatezza e complessità del compito che oggi vado a ricoprire”.
Ma a Torino, e al Piemonte, è legata anche la sua infanzia. Tra il capoluogo e Alessandria ha trascorso tutto il periodo delle scuole elementari fino al penultimo anno del Liceo. Il padre era alla dipendenze del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
“Ho nella memoria i cortei degli operai e degli studenti che percorrevano il centro della Città durante l’autunno caldo e gli anni delle brigate rosse. Quegli anni sono stati fondamentali nella mia formazione di cittadino e di futuro magistrato”.
Da Bologna a Torino per tutelare la legalità
“Porterò a Torino la visione dell’ufficio di Procura Generale che ho già sperimentato a Bologna - sostiene Musti - Una Procura dinamica ed aperta che porti avanti i compiti istituzionalmente attribuiti. Massima attenzione ai processi di criminalità mafiosa ed ai processi riferibili a gruppi della Federazione anarchica informale e all’antagonismo.”
Sulla mafia il nuovo Procuratore Generale sostiene come la realtà emiliana possa essere in qualche modo equiparabile a quella piemontese con insediamenti malavitosi "ormai consolidati e inseriti nella società e nell’economia locale”.
Il problema delle carceri
Tra i temi affrontati anche la questione carceraria: “contro il pericolo delle recidive servono lavoro e dignità e costituiscono veicolo di reinserimento dei detenuti.”
Alla cerimonia di insediamento, oltre alle più alte cariche civili e militari, erano presenti il Prefetto di Torino Donato Cafagna, il sindaco Stefano Lo Russo e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Presenti anche i predecessori di Musti, Caselli, Maddalena e Saluzzo, oltre a Don Ciotti dell’associazione Libera.