Al liceo Cavour la lotta alla mafia è entrata di prepotenza, grazie all'incontro con Tina Montinaro e Gian Carlo Caselli. La moglie di Antonio Montinaro, caposcorta del magistrato Giovanni Falcone che morì nella strage di Capaci assieme a Francesca Morvillo e agli agenti Vito Schifani e Rocco Dicillo, è stata coinvolta in questo progetto dai ragazzi del Liceo Classico e Musicale Cavour e dell'Istituto Comprensivo "Costantino Nigra".
Protagonisti gli studenti della 3°G
L'evento, tenuto alle 18 nell'aula magna del Cavour, è stato interamente ideato, gestito e condotto dagli studenti e dalle studentesse della 3°G dell'indirizzo in comunicazione, dopo un primo incontro online con Tina Montinaro il 21 marzo che ha dato vita a un video prodotto dagli stessi ragazzi.
"Mio marito - ha raccontato agli alunni - ha voluto stare al fianco e proteggere il giudice Falcone perché ha pensato al benessere dell'intero paese. A quei tempi c'era molta indifferenza a Palermo, quando uccidevano un magistrato, un poliziotto o un carabiniere in molti pensavano 'se l'è cercata'. A quei tempi non si parlava di mafia, oggi sì e quindi siete responsabili di quello che succederà: dovete essere cittadini migliori di noi, dei nostri padri e dei nostri nonni. Non esiste niente di più bello che cercare la verità".
E alla domanda dei ragazzi su cosa può fare ognuno di noi, ecco la risposta: "Essere bravi cittadini, guardarvi attorno, non essere indifferenti e denunciare sempre".
Cosa è cambiato dopo Capaci e via D'Amelio
"Dopo Capaci e via d'Amelio - ha raccontato Gian Carlo Caselli, che è stato procuratore di Palermo negli anni successivi alla morte di Falcone e Borsellino - il giudice Caponnetto disse 'non c'è più niente da fare'. Ma dopo questo scoramento ha iniziato a girare le scuole, a Palermo abbiamo fatto resistenza e la politica per due anni è stata tutta d'accordo. Soprattutto, guadagnano il supporto della società civile: i giovani di Palermo, e non solo, scendono in strada e in quei giorni non era facile. Dopo che sembrava tutto finito si ricomincia con dei buoni risultati: latitanti arrestati, una slavina di pentiti, processi, condanne, 650 ergastoli, arsenali di armi sequestrati e beni per 5 miliardi di euro. Ora la mafia si muove sotto traccia, si fa economia d'impresa e si trova in molte altre regioni italiane. Se hanno dei problemi sanno come risolverli, non subito con la violenza ma con la persuasione, la corruzione. Riesce ad avere successo perché c'è chi la richiede, ad esempio per lo smaltimento di rifiuti tossici che legalmente costa tantissimo".
Presente all'incontro anche l'associazione Libera, con la referente del presidio di Orbassano "Francesca Morvillo", Iolanda Circosta, che ha ricordato l'importanza di parlare di tutte le vittime della mafia. "Proprio la mamma di Antonio Montinaro - ha ricordato in apertura - parlando con Don Luigi Ciotti, era profondamente triste del fatto che non si facessero mai i nomi della scorta. È per questo motivo che si è istituita una Giornata della memoria dei morti di mafia, il 21 marzo".
I commenti
Presenti anche le istituzioni, con il presidente della Circoscrizione 4, Alberto Re, e l'assessore alla legalità e alla sicurezza del Comune di Torino, Marco Porcedda. "È un onore essere qui ad ascoltare due testimoni di spessore - ha dichiarato Porcedda - che negli ultimi decenni hanno portato avanti battaglie fondamentali per combattere dinamiche legate alla criminalità organizzata e alla legalità".
"Come Circoscrizione - ha commentato Re - siamo felici di ospitare questa iniziativa sul nostro territorio, con queste persone che hanno girato per le scuole di tutto il paese per parlare di mafia e lottare contro un nemico difficile da riconoscere e contrastare. Possiamo fare la differenza se stiamo attenti a quello che succede attorno e condividerlo nelle nostre comunità".