Nato tra le sottoculture urbane di skate e hip-hop negli anni ’80 e ’90, oggi è un business multimiliardario che ha saputo ridefinire le regole del mercato. Il segreto del suo successo risiede nell’uso strategico dello scarcity marketing e nella costruzione dell’hype, due leve che trasformano ogni collezione in un evento imperdibile.
L’hype come motore dello streetwear
Il valore dello streetwear non dipende solo dal design o dai materiali, ma dalla narrazione che lo accompagna. I social media giocano un ruolo chiave nel generare entusiasmo attorno ai nuovi lanci. Instagram, YouTube e TikTok amplificano la portata delle release, rendendole virali in pochi istanti.
Uno dei pilastri di questo sistema è il modello drop, introdotto da Supreme e adottato da molti altri brand. Invece di rilasciare collezioni stagionali tradizionali, i marchi lanciano prodotti in edizioni limitate, disponibili solo per un periodo ristretto. Questo crea un senso di urgenza tra i consumatori, spingendoli all’acquisto immediato.
Un caso emblematico è proprio Supreme, che ha perfezionato questa strategia al punto da rendere ogni suo articolo un pezzo da collezione. Una semplice t-shirt con logo può esaurirsi in pochi minuti e riapparire nel mercato del resell a prezzi decuplicati. Questo meccanismo trasforma ogni capo in un oggetto di desiderio, aumentando il valore percepito del brand.
Scarcity marketing: come la scarsità genera valore
Il principio della scarsità afferma che più un oggetto è difficile da ottenere, più diventa desiderabile. Lo streetwear sfrutta questo meccanismo riducendo volutamente la disponibilità dei suoi prodotti, creando una domanda sempre crescente.
Questa strategia ha alimentato il boom del mercato del resell, dove le sneakers e i capi streetwear vengono acquistati al prezzo retail e poi rivenduti a cifre astronomiche. Un caso emblematico è quello delle Nike Air Jordan 1 x Travis Scott, il cui prezzo di lancio era di circa 175 dollari, ma che nel mercato secondario ha superato i 1.500 dollari.
Questa dinamica ha trasformato lo streetwear in un fenomeno culturale oltre che economico. Possedere un pezzo raro non è solo una questione di moda, ma anche di status symbol. Il possesso di articoli esclusivi crea una sorta di appartenenza a una comunità, rafforzando il senso di identità di chi li indossa. In questo contesto, realtà come resellzonecesena.com (store di abbigliamento streetwear made in Cesena) permettono agli appassionati di trovare e acquistare pezzi unici, contribuendo alla diffusione e alla crescita del fenomeno.
Da sottocultura a lusso: lo streetwear conquista l’alta moda
L’industria della moda ha sempre puntato sull’esclusività, ma lo streetwear ha introdotto una nuova concezione di esclusività, basata sulla conoscenza e non solo sul prezzo. Questo ha attirato l’attenzione dei marchi di lusso, dando vita a collaborazioni che hanno ridefinito il concetto stesso di moda.
La svolta epocale è arrivata nel 2017 con la collaborazione tra Supreme e Louis Vuitton, che ha sancito l’ingresso dello streetwear nell’alta moda. Da quel momento, brand come Balenciaga, Gucci e Dior hanno integrato elementi streetwear nelle loro collezioni, collaborando con icone del settore e adottando il modello dei drop.
Tuttavia, ciò che distingue lo streetwear è la sua autenticità. Il pubblico non si lascia ingannare da strategie di marketing superficiali: la connessione con la cultura urbana e la fedeltà ai codici estetici originali restano essenziali per il successo di un brand.
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