Attualità | 11 maggio 2025, 07:00

Alle radici dell’Italia Nord-Occidentale: un mosaico di popoli prima di Roma

Alle radici dell’Italia Nord-Occidentale: un mosaico di popoli prima di Roma

Prima che Roma estendesse il suo dominio sulle Alpi e sul mare, la nostra Italia nord-occidentale – che oggi conosciamo come Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria e persino la francese Costa Azzurra – era una terra viva, tumultuosa, piena di voci diverse. Un mosaico di popoli, culture e lingue che si intrecciavano lungo fiumi, vallate e coste, ben prima che le strade romane tracciassero il loro ordine geometrico.

Ogni popolo, ogni villaggio, portava un’identità forte, radicata nella terra e nelle tradizioni. I Liguri, gli Insubri, i Salassi, i Taurini: nomi forse oggi meno noti, ma che hanno lasciato un’impronta profonda nel carattere di queste terre. I cronisti antichi come Livio, Strabone o Plinio il Vecchio ci hanno trasmesso squarci di questo mondo: racconti a volte confusi, a volte meravigliati, di una realtà che la romanizzazione avrebbe trasformato, ma mai completamente cancellato.

Quando la Riviera era “Ligure”: i Liguri tra Italia e Francia

Se oggi pensiamo alla Riviera come a un paradiso balneare, dobbiamo sapere che un tempo era il regno dei Liguri, un popolo antico e misterioso, abituato a vivere tra mare e montagna, con insediamenti fortificati arrampicati sulle alture e una straordinaria abilità nella navigazione.

I Liguri si estendevano ben oltre la Liguria attuale: fino alla Costa Azzurra e a parte del Piemonte. I loro insediamenti principali – come Albintimilium (l’attuale Ventimiglia, in provincia di Imperia) e Albingaunum (Albenga, in provincia di Savona) – erano già fiorenti centri commerciali prima che Roma mettesse piede da queste parti.

E poi c’era Genova: nata forse come piccolo porto ligure, si sarebbe trasformata nei secoli in una delle capitali del Mediterraneo. Anche Cimiez, oggi un quartiere di Nizza, era sede dei Liguri Vediantii e le tracce archeologiche parlano ancora di loro.

Non mancavano però i conflitti. I Liguri si trovarono a dover difendere il loro territorio contro l’espansione dei Celti dal nord e contro l’influenza degli Etruschi dal sud, in un incessante gioco di alleanze e battaglie, di cui ci parla, con ammirazione e un pizzico di timore, lo stesso Strabone.

Quando la Lombardia era un crocevia di popoli: Insubri, Etruschi e Celti

Spostandoci nella pianura lombarda, ci troviamo davanti a un altro affascinante crocevia di popoli. A dominare la scena erano gli Insubri, una tribù di origine celtica, fieri guerrieri e sapienti coltivatori, insediati nell’area che oggi comprende Milano, Varese e buona parte della Lombardia occidentale.

Ma la storia di queste terre affonda le sue radici ancora più indietro nel tempo. Lo scrittore latino Servio Mario Onorato racconta che Mantova sarebbe stata fondata dagli Umbri, un popolo antichissimo. Tuttavia, le scoperte archeologiche più recenti raccontano un'altra storia: già abitata tra l'XI e il XII secolo a.C., fu la civiltà etrusca a lasciare l’impronta più profonda e così Mantova si sviluppò come città etrusca in un territorio fitto di insediamenti collegati alla cultura etrusco-padana, come testimonia il sito del Forcello, nei pressi di Bagnolo San Vito.

Poi arrivarono i Celti: nuove ondate di popolazioni galliche che trasformarono la Lombardia in un mosaico ancora più complesso. Livio, nelle sue narrazioni epiche, racconta delle guerre contro i Galli come di una lotta primordiale, il preludio all’espansione di Roma verso nord.

Sarebbero stati proprio i Romani, con la conquista di Mantova nel 214 a.C., a sottomettere definitivamente i Celti. La città, diventata colonia e poi municipio, vedrà il suo massimo splendore nel I secolo a.C., quando, nei pressi del piccolo villaggio di Andes, nascerà uno dei suoi figli più illustri: Virgilio, il poeta della Bucolica e dell’Eneide, la voce immortale di una terra già allora antica.

Il Piemonte tra Celti e Liguri: un territorio di transito

Fin dall'antichità, il Piemonte fu molto più di una semplice regione: era una soglia. Una porta naturale spalancata tra il Mediterraneo e l’Europa continentale, teatro di incontri, scambi... e inevitabili scontri.

In questo paesaggio di fiumi impetuosi e dolci colline si insediarono i Taurini. Alcuni li collegano ai Celti del Norico – i Taurisci – altri li vedono parte di un'area di transizione tra Celti e Liguri. Sta di fatto che i Taurini fondarono un avamposto in una posizione strategica: il seme della futura Torino.

Poco più a sud, gli Stazielli, una popolazione ligure, si stabilirono ad Alba, mentre i Bagienni – noti anche come Vagienni – popolavano l’area di Bene Vagienna, destinata a diventare, sotto il dominio romano, Augusta Bagiennorum.

Più a nord, i misteriosi Vertamocori – di cui conosciamo appena il nome – lasciarono le loro tracce in quella che oggi è la provincia di Vercelli, forse già allora un centro importante, celtico nelle origini e nel cuore.

A dare voce a questi antichi popoli, destinati a svanire nella polvere del tempo, fu Plinio il Vecchio. Nella sua Naturalis Historia elencò con cura le loro genti, come se temesse che, senza il potere della parola scritta, anche il loro ricordo si sarebbe dissolto nell’oblio.

La Valle d’Aosta: i Salassi e le leggende di montagna

Tra le vette innevate della Valle d’Aosta, dominavano i Salassi, una popolazione montanara fiera e indipendente. Controllavano i passaggi alpini e le miniere d’oro, rendendo la loro terra estremamente ambita da Roma.

La leggenda vuole che Aosta, Cordelia nell’antico mito, sia stata fondata da Cordelo, discendente di Saturno e compagno di Ercole. Una storia fantastica, certo, ma che ci racconta quanto fosse antica e profonda la consapevolezza della propria identità in queste comunità, per quanto la realtà storica colleghi la fondazione della città ai romani col nome di Augusta Praetoria Salassorum.

Accanto ai Salassi c’erano i Graioceli, che occupavano le valli più alte, custodi di confini impervi e inospitali. Di loro parlano autori come Varrone, mentre la loro resistenza contro l’invasione romana ci testimonia il valore e la resilienza di questi antichi abitanti delle Alpi.

Un’eredità silenziosa ma presente

Oggi, camminando per un borgo ligure, attraversando una valle piemontese o percorrendo le strade della Valle d’Aosta, difficilmente pensiamo a questi popoli dimenticati. Eppure, sono ancora lì.

Nei nomi dei luoghi, negli accenti, nei gesti e nelle tradizioni popolari si nasconde la loro voce. Un’eco lontana, ma viva, che ci ricorda che l’Italia è nata, molto prima di Roma, dall’incontro e dalla fusione di mille anime diverse.

E forse è proprio questa straordinaria mescolanza di origini a rendere il nostro patrimonio culturale così ricco, stratificato e profondamente umano.

Sulle orme di questi antichi popoli, il nostro gruppo editoriale si trova in tutte le città più antiche, da Genova a Savona, passando da Imperia per raggiungere Nizza, ma anche a Vercelli, Alba e Torino fino ad Aosta, fiero di seguirne i passi fin dalle loro origini.

Valeria Toscano

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Federica Monello

Giornalista pubblicista, ascoltatrice vorace di musica, amante di tutto ciò che è cultura. Nasco e cresco in Sicilia dove da studentessa di Lettere Moderne muovo i primi passi nel giornalismo, dopo poco unisco la scrittura alla passione per la musica. Giungo ai piedi delle Alpi per diventare dottoressa in Comunicazione e Culture dei media e raccontare di storie di musica, versi, suoni e passioni.

Nuove Note
Nuove Note è la rubrica che ogni settimana ti fa conoscere un nuovo progetto musicale emergente nato tra la Mole Antonelliana e un pentagramma, tra i boschi piemontesi e una sala prove casalinga, tra uno studio di registrazione e i chilometri che lo separano da un paesino in provincia. Nuove Note ti racconta le storie e la musica gli artisti più interessanti della scena musicale piemontese.

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