La Cappella della Sindone dei Musei Reali di Torino fino al 26 agosto ospita “Oculus-Spei", l’installazione multimediale di Annalaura di Luggo.
Un luogo che custodisce uno dei simboli della cristianità e della spiritualità universale si apre così all’arte contemporanea. In questo spazio sacro, propone un messaggio di speranza intesa come forza positiva che permette di affrontare ogni sfida e ogni difficoltà.
Opera multimediale interattiva
L’opera multimediale interattiva dell’artista napoletana si articola attorno a cinque Porte Sante ideali, di fronte alle quali il visitatore è invitato a bussare. Oltre le prime quattro Porte il pubblico trova persone con disabilità, provenienti dai quattro angoli del mondo: sono uomini e donne che si fanno testimoni di forza e resilienza.
Una luce che discende dall’alto li attraversa, aprendo un varco nel loro cuore e nel loro sguardo: da sempre, infatti, l’occhio è per Annalaura di Luggo la chiave di accesso per raggiungere la parte più profonda dell’animo umano.
All'interno di una gabbia simbolica
La quinta Porta, ispirata a quella del carcere di Rebibbia, aperta da Papa Francesco come segno di accoglienza e misericordia, rappresenta il momento più intimo e trasformativo del percorso. Il visitatore, ripreso in tempo reale, si ritrova in una gabbia simbolica, che evoca ogni forma di prigionia, precarietà e vulnerabilità.
Ed è proprio in questa condizione di “reclusione” che la luce riappare, suggerendo una possibile liberazione interiore attraverso la speranza.
La mostra, curata da Ivan D’Alberto, è promossa dai Musei Reali e dal Museo Diocesano di Torino, ha ricevuto il patrocinio morale del Giubileo 2025, del Ministero degli Esteri e del Ministero della Giustizia. L’installazione fa seguito a quelle già presenti al Pantheon di Roma e alla Rotonda Brunelleschie di Firenze.
Ricordando Luca Beatrice
“Quest'opera - aggiunge Federico Mollicone, presidente della commissione cultura della Camera - ha un forte valore simbolico, è un ponte fra epoche, linguaggi, sensibilità diverse. Che si incontrano e dialogano nello spazio condiviso della bellezza e dell'emozione. Da sempre sosteniamo che la tradizione artistica, coniugata in questo caso alla fede, non deve essere miope rispetto ai nuovi strumenti della contemporaneità, ma anzi usarli per arrivare a parlare il linguaggio della contemporaneità. E non posso, in conclusione, qui a Torino, rispetto all'arte contemporanea, non ricordare Luca Beatrice, di cui verrà portata avanti l'eredità nella prossima quadriennale“.
Per info: https://museireali.beniculturali.it