Economia e lavoro | 09 giugno 2025, 07:00

La storia della Serie A: dalle origini al riconoscimento globale

La storia della Serie A: dalle origini al riconoscimento globale

La Serie A come torneo nasce ufficialmente nel 1929, ma già negli ultimissimi anni del ‘800, la FIGC organizza tornei dilettantistici su base regionale. Il calcio lo abbiamo avuto nelle vene e infatti la passione cresce nelle città del Belpaese fino a sfociare nei due mondiali back to back che gli azzurri hanno vinto rispettivamente nel ‘34 e nel ‘38.

Dopo un periodo in ascesa, grazie anche alle scommesse sportive con aziende come SISAL bookmaker nascono nella seconda metà degli anni quaranta.  Nei vent’anni che seguono il Dopoguerra la Serie A si afferma come campionato di primo livello nel panorama europeo, con le milanesi che vincono due Coppe dei Campioni ciascuno.  Viene così preparato il terreno per i ventenni anni d’oro del calcio italiano, che nel frattempo continua a migliorare per competitività, passione dei tifosi e tatticamente.

L’epoca d’oro: gli anni ’80 e ’90 tra campioni e rivalità storiche

Tra gli anni ‘80 e gli anni ‘90 si respirava un’aria diversa in Serie A, sia dal punto di vista tecnico che mediatico, con le squadre italiane (in primis le milanesi e la Juve) che dominavano le competizioni anche fuori dai confini nazionali. 

Il campionato italiano veniva considerato semplicemente il migliore al mondo e attirava un’incredibile numero di fuoriclasse come Maradona, Zico, Falcão, Van Basten e Platini, senza dimenticare gli italiani come Baggio e Maldini.

Le tifoserie di primo livello e le rivalità tra queste carpiscono l’attenzione del mondo, dagli appassionati ai giornalisti. È un momento senza precedenti, in cui il calcio italiano detta legge in Europa ed è la nazione che più contribuisce alla creazione di un’identità culturale e sportiva per quelle generazioni. 

Purtroppo, arriverà il 2000, che dopo un decennio ancora di buon livello, culminato con il triplete dell’Inter proprio nel 2010, spazzerà via tutto il vantaggio accumulato dalla Serie A sugli altri campionati, privandola dello scettro di egemone del calcio.

Le trasformazioni del nuovo millennio: diritti tv, format e investitori

Il nuovo millennio segnò l’inizio di un periodo di crisi per il nostro paese in senso calcistico a causa del cambiamento degli equilibri che regnavano.

I diritti TV divengono fondamentali e il primo a capirlo in Italia è Silvio Berlusconi, che non a caso è, assieme a Moratti, l’unico patron in grado di portare la Champions League in Italia.

I club alla finanza si avvicinano poi alla finanza, con alcune squadre che decidono di aprire a fondi stranieri e che mostrano interesse a quotarsi in borsa. Questo crea nuove opportunità per alcune squadre, mentre le altre vedono il distacco con le prime crescere.

Se nella teoria tutto ciò rappresenterebbe un’occasione per consolidare il ruolo di leader nel calcio mondiale, in realtà va tutto al contrario.

Una gestione burocratica poco efficiente unita alle strutture obsolete e alla mancanza di una visione comune tra le dirigenze delle squadre condanna l’Italia a una lenta flessione che raggiungerà il picco con la mancata qualificazione ai mondiali 2018 e 2022.

La Serie A nel Mondo: espansione mediatica e impatto globale

Nei due anni appena trascorsi la Serie A ha investito molto per rendere il brand più riconoscibile e appetibile all’estero, suscitando non poche critiche all’interno del paese.

La Supercoppa Italiana si gioca costantemente in altri paesi e anche quest’anno come lo scorso, si terrà in Arabia Saudita. Inoltre, il cambio di format a quattro squadre rende l’evento ancor più utile come strumento di visibilità nel mondo.

Le grandi squadre poi, durante l’estate, includono sempre una tournée estiva all’estero per consolidare e aumentare la fan base fuori dall’Italia.

Un altro segnale degli sforzi che le società stanno facendo per colmare il gap con l’estero è rappresentato dallo sviluppo di pagine social e in generale canali di comunicazione multilingua.

Cresce sempre di più il numero anche il numero di fan club, specialmente in Asia e in America, in cui il calcio italiano sembra aver trovato apprezzatori.

Competitività e confronti con Premier League, Liga e Bundesliga

Oggi per la Serie A si profila una sfida durissima, ovvero recuperare il deficit nei confronti degli altri campionati europei. Ma perché è così difficile? 

Con il tempo il divario è cresciuto di molto e continua a crescere. I diritti TV sono venduti a un prezzo più basso in Italia a causa del minor appeal commerciale che ha il nostro campionato rispetto a quello spagnolo o quelli inglese.

Questo si traduce in meno ricavi, il che di per sé non sarebbe catastrofico se le squadre fossero dotate di un impianto di proprietà. Sono però pochissime quelle che lo hanno e anche a causa di questo, i club non riescono a mettere mano sulla cassa totale del botteghino.

Pochi soldi circolano nel calcio italiano e ciò si ripercuote anche sul futuro, con gli investimenti sui giocatori giovani che vengono foraggiati sempre meno.

Se unite il tutto con la paura delle squadre italiane di lanciare i talenti con poca esperienza, salvo poi prenderli da fuori a suon di milioni, capite che si è innestato un circolo vizioso da cui è molto difficile uscire.








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