Dal 4 al 6 luglio, il Kappa FuturFestival si prepara a far ballare il Parco Dora a tempo di musica elettronica.
25 ospiti all’ora, 135 dj da tutto il mondo, 35 gli italiani, 16 torinesi. I nomi spaziano da Peggy Gou a Anyma. Sei i palchi di quest’anno, tra cui il nuovo Love Stage su cui si esibiranno quattro artisti a rotazione in una techno jam session. Il Palco Nova torna come palco dei live, uno al giorno giorno, e con una struttura nuova per un’esperienza più immersiva. 430 i diffusori con 14 colonne delay che ritrasmetteranno il suono concentrandolo nei primi 60 metri e mitigandone la diffusione nel circondario.
Sono questi alcuni dei numeri della dodicesima edizione del festival che quest’anno mira a replicare il successo di pubblico dell’anno scorso arrivando a 100 mila ingressi. “Tanti biglietti si vendono all’ultimo per un tema di insicurezza generale, le guerre che non aiutano certo. Tanti ucraini, iraniani, israeliani non sono venuti rispetto agli altri anni, solo ieri 45 isreliani hanno cancellato. Con i conflitti perdi pubblico dall’estero, è inevitabile. Sono sicuro che tra chi è venuto ci sarà un futuro un capo di stato del proprio Paese. Chi ha ballato insieme è difficile che faccia la guerra. Venire qui vuol dire intanto fare l’Europa” commenta il direttore e fondatore del KFF, Maurizio Vitale.
I biglietti staccati finora mostrano la presenza di pubblico da 148 Paesi, con una maggioranza di francesi. Gli italiani sono in aumento del +12%, così come quelli provenienti dal Piemonte e dalla provincia di Torino. La media di età si sta leggermente alzando, tra 25 i 26 anni. Un 30% del pubblico ritorna per i tre giorni di anno in anno. “Secondo la Camera di Commercio. È l’evento privato con la più alta ricaduta in assoluto. Le ATP e Artissima hanno margine più basso per le camere di albergo”.
Vitale: “Il Parco Dora non è per tutti”
7 i km di recinzioni che racchiudono l’area del parco. “È rimasta la stessa, ma lavoriamo per ripristinare alcune recinzioni e alcune colonne vandalizzate durante il resto dell’anno. Il parco non è presidiato - sottolinea Vitale - andrebbe chiuso dagli stessi residenti in modo da tenerlo protetto e curato. Qui al Parco Dora possono essere ospitate le manifestazione che hanno le infrastrutture adatte. Ognuno deve fare quello che può. Parco Dora è fragile, non è un posto per tutti”.
Un festival da 10 milioni di euro
10 milioni di euro il budget speso per l’edizione di quest’anno. “Io sono per la patrimonializzazione delle imprese culturali sane sul territorio - puntualizza il direttore artistico -. Rinforziamo gli operatori che abbiamo qui. Torino ha la musica classica, la lirica e l’elettronica. Aiutiamo queste realtà a crescere. Se vogliamo dare soldi a pioggia finiamo per penalizzare tutti. Todays è fallito perché non tutti possono fare certe cose. Il Sonic? Da una parte soffro perché mi immedesimo a livello imprenditoriale e perché si è rischiato di togliere un pezzo di musica a Torino. Ma dall’altro mi chiedo, hanno interagito e ne hanno parlato con la dottoressa del parco? Non sono stati un filo arroganti?”.
Un festival che non si sposta
Un festival il Kappa che invece punta a restare dov’è nonostante le collaborazioni in altre città come a Milano per la Triennale. “Chi racconta di andare a Milano è perché vuole più soldi pubblici. Siamo andati a fare la collaborazione triennale di Milano, ma noi restiamo qua. Magari ci saranno altre declinazioni, ma questa è casa nostra”.
I prossimi progetti
“Il nostro sogno sarebbe di portare l’opera pop qui a Parco Dora con al direzione di Alessandro Baricco. Un evento prodotto da Movement con un prezzo accessibile. Mi piacerebbe poi che qui ci fosse un festival di street art. Infine, ci piacerebbe estenderci oltre la Dora come KFF, ma è un progetto complesso” conclude Vitale.