Economia e lavoro | 12 luglio 2025, 17:45

Dazi, linea dura di Trump: il vino piemontese trema

Sull’export si abbatte la scure americana: Unione Italiana Vini“Sarebbe un colpo mortale per l’80% del vino italiano”

Immagine generata tramite Ai

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È bastata una lettera per scrivere la pagina più nera dei rapporti tra due storici alleati dell’Occidente”, ha tuonato Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini, dopo aver letto la comunicazione dell’amministrazione Trump. Una missiva asciutta ma pesantissima, che annuncia l’introduzione di dazi su tutte le merci europee a partire dal 1° agosto

In pratica, un quasi embargo, come lo definisce lo stesso Frescobaldi: “Il 30% di dazio sul vino, se venisse confermato, sarebbe quasi un embargo per l’80% del vino italiano. A questo punto il destino nostro e di centinaia di migliaia di posti di lavoro è vincolato ai tempi supplementari, che saranno fondamentali, perché è impensabile poter collocare altrove nel breve periodo questi volumi di vino”.

Il Piemonte con il fiato sospeso

Le parole del presidente Uiv pesano come macigni, soprattutto per regioni come il Piemonte, dove l’export vinicolo rappresenta un vero pilastro dell’economia. Basti pensare che solo nel 2024 il vino piemontese ha superato i 1,2 miliardi di euro di esportazioni, con gli Stati Uniti che da soli assorbono circa un quarto di queste spedizioni. Dalla Barbera al Barolo, passando per il Moscato, i produttori piemontesi ora guardano oltreoceano con timore: un rincaro del 30% significherebbe diventare improvvisamente fuori mercato, a vantaggio di competitor cileni, australiani o sudafricani.

Ora tocca all’Europa

Per questo, Frescobaldi lancia un appello che ha il sapore di un ultimatum: “Contestualmente, servirà senz’altro un intervento straordinario dell’Ue”. Perché senza una risposta forte di Bruxelles, capace magari di riaprire il dialogo o di prevedere compensazioni, il rischio è di lasciare sul campo migliaia di aziende e un intero comparto che dà lavoro, solo in Italia, a oltre 1,3 milioni di persone. 

Intanto, produttori e consorzi piemontesi incrociano le dita: i prossimi giorni saranno decisivi per capire se si potrà brindare ancora con i calici alzati o se il mercato americano dovrà diventare solo un ricordo.

Redazione

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