E poe...sia! | 17 agosto 2025, 09:00

Staycation

Quando l'inglese rende meglio l'idea!

"I velieri del cielo",  installazione artistica tridimensionale composta da frammenti di guscio d'uovo, Ernesto Gallarato (2024)

"I velieri del cielo", installazione artistica tridimensionale composta da frammenti di guscio d'uovo, Ernesto Gallarato (2024)

Buongiorno #poetrylovers e buona domenica!

Programmi per oggi? Rilassarsi sul divano, pranzare fuori, restare ammollo sino al tramonto o forse giocare a carte con consorte, figli e nipoti?

Agosto, caro agosto… hai fatto capolino anche tu, ormai. Non c’è che dire: l’estate sta volando e ci trascina con sé, come ogni anno, avvolti da un’atmosfera che è un misto tra malinconia e gioia, forza e lentezza, resa e attesa.

Ovviamente ho riservato l’articolo più “turistico” al mese che, da sempre e per sempre -nonostante molti lo stiano eliminando dal proprio piano ferie- rappresenta nell’immaginario collettivo la pausa dal lavoro e dalla routine, le meritate vacanze.

Se pensate il mio scopo sia elargire consigli su ipotetiche destinazioni per questa calda estate 2025, vi sbagliate. O forse no 😊

Avrete già notato che il titolo, per una volta, è formato da una singola parola per giunta in lingua inglese, STAYCATION. Termine impattante, non trovate? Questo neologismo è formato dalla crasi tra il verbo stay (restare) e il sostantivo vacation (vacanza, appunto). Insomma, non serve un master in comunicazione per comprendere il senso di questa espressione moderna: andare in vacanza non andando in vacanza, restare nella propria città, soggiornare in casa, promuovere il turismo locale.

Suona quasi innovativo, in una società in cui tutto si muove e si sposta, in cui il dinamismo è osannato e non si aspetta altro che cambiare aria (e panorama), proporre di restare. Fermi, forse? Passivi? Al contrario! Non esiste modo migliore di viaggiare di questo: cambiare prospettiva. E perché ciò avvenga non è necessario né prendere un aereo né tirare la cinghia per rientrare nel budget.

Saranno soltanto i nostri occhi a dover fare le valigie, i nostri piedi ad esplorare, la nostra mente a scoprire e lasciarsi sorprendere.

Magra consolazione per coloro che, per motivi economici o personali, non potranno programmare e godere una vacanza “vera”? Assolutamente no. In parte, certo, il modello staycation permette di azzerare quasi del tutto i costi e lo stress derivanti dall’organizzazione di un viaggio. Tuttavia, è importantissimo sradicare la credenza occidentale secondo cui LA vacanza che si rispetti presupponga per forza spostamento fisico, cambio della propria realtà, lontananza. Ora, non vogliamo negare quanto arricchente sia visitare e gustare nuove culture, imparare dall’altro, prendere coscienza dell’immensità in cui nuotiamo -in termini socio-politici, ambientali e culturali. Sono la prima ad amare il viaggio nel suo senso più letterale. Il punto è che, motivazione economica a parte, almeno una volta dovremmo prendere in considerazione l’idea di una staycation estiva, per riscoprire quella stessa realtà da cui ci ostiniamo a fuggire, per osservarla con sguardo rinnovato e godere dei suoi infiniti dettagli -colori, relax, storie, luoghi. Ne siamo quotidianamente derubati, purtroppo, dal nostro stile di vita.

Che si viva in città, magari proprio Torino, in campagna, in montagna o al lago, poco importa: abbiamo mai davvero “grattato” gli strati superficiali, giungendo all’anima della nostra casa? Qualche esempio potrebbe aiutare. Musei: visitati tutti? Storia locale: ci siamo presi il tempo di ascoltare i racconti di vita degli anziani della nostra comunità, sostenendo associazioni e offrendoci come volontari? Parchi e bellezze naturali: partecipiamo attivamente alla loro salvaguardia e ne conosciamo ogni meraviglioso angolo? Abbiamo già esplorato i mercati, respirandone l’internazionalità, fatto acquisti presso le botteghe artigiane storiche o pranzato in ristoranti e osterie simbolo della tradizione culinaria locale? Che dire delle sagre, dei festival, delle mostre, dei concerti, delle rassegne culturali, delle attività organizzate in biblioteca oppure, ancora, delle gite fuoriporta in cerca di benessere e silenzio?

Continuate voi, sono certa verranno fuori molte altre occasioni di svago e serenità!

Capita così spesso, in effetti, di ritrovarsi a chiacchierare con amici e colleghi, commentando quanto la città sia diversa -magica, persino- senza quella cappa di frenesia e aggressività che le grava sul collo come una mannaia durante l’anno lavorativo. E allora approfittiamone! Perché non cavalcarla, quella ritrovata ondata di pace? Perché non godere appieno del luogo a cui apparteniamo, in cui viviamo e sperimentiamo. In cui cresciamo come professionisti e persone.

Permettiamo all’ordinario di mostrarsi straordinario.

E restiamo, una volta tanto: ancorati.

La sezione d'arte di oggi è rappresentata da Ernesto Gallarato: classe 1961, nasce a Santena (TO) ed è secondogenito in una famiglia -che ama definire tribù- della quale rivendica con orgoglio le radici contadine.
Radici che affondano nelle terre dure e bellissime delle Langhe, tra Vezza d’Alba, Monteu Roero e Verduno. Si laurea in Giurisprudenza con specializzazione in Diritto Internazionale; in seguito lavora nel ramo assicurativo sino alla pensione, arrivata un anno fa. Una vita complicata, audace e piena di sfide -compresa la malattia di Parkinson- che tuttavia non spegne la sua vitalità ma anzi accende desideri e sogni, tra cui quello del viaggio; l’opera qui condivisa, infatti, fa da copertina al suo ultimo romanzo (sì, Ernesto è anche autore!): “Estremista della vita” (TraccePerLaMeta Edizioni, 2024).

La poesia è invece affidata all’immensa penna di Cesare Pavese. Non credo servano presentazioni...


ESTATE

C’è un giardino chiaro, fra mura basse,
di erba secca e di luce, che cuoce adagio
la sua terra. È una luce che sa di mare.
Tu respiri quell’erba. Tocchi i capelli
e ne scuoti il ricordo.

Ho veduto cadere
molti frutti, dolci, su un’erba che so,
con un tonfo. Così trasalisci tu pure
al sussulto del sangue. Tu muovi il capo
come intorno accadesse un prodigio d’aria
e il prodigio sei tu. C’è un sapore uguale
nei tuoi occhi e nel caldo ricordo.

Ascolti.
Le parole che ascolti ti toccano appena.
Hai nel viso calmo un pensiero chiaro
che ti finge alle spalle la luce del mare.
Hai nel viso un silenzio che preme il cuore
con un tonfo, e ne stilla una pena antica
come il succo dei frutti caduti allora


Questo verso, in particolare:
Hai nel viso un silenzio che preme il cuore

Esiste forse modo migliore per connettersi a se stessi?

Pensateci su e buona (stay)cation a tutt*!

Johanna Poetessa

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Johanna Finocchiaro

Buongiorno, Good morning, Bonjour, Buenos Días, Namasté!
Sono Johanna. Classe 1990, nata a Torino, appassionata di musica, viaggi, lingue straniere e poesia. Già, POESIA.
Scrivo sin dalla tenera età (mi sono innamorata di lei al nostro primo incontro, alle scuole elementari) e leggo, leggo tanto, sempre e ovunque. La mia massima fonte d'ispirazione è la natura e l'arte sua complice: mi conquistano l'immediatezza, la forza comunicativa, la varietà di forme e concetti espressi, la contraddizione.
Viaggiando ho compreso quanto il mondo sia immenso, dinamico ed io piccola. Mi ci sono adattata, pian piano, stravolgendo i piani e spostando i limiti. Oggi, continuo ad essere curiosa. E gioiosa. Mi occupo di divulgazione culturale e ho all'attivo quattro pubblicazioni: Clic (L'Erudita Editore), Ramificare (Eretica Edizioni), Specchi (Scrivere Poesia Edizioni), L'Atto versato (Edizioni Il Cuscino di Stelle). Obiettivo primario: sostenere una cultura consapevole, socialmente impegnata.
Mi trovate anche su Wikipoesia!

E POE...SIA!
Questa rubrica nasce sotto una buona stella o così mi piace pensare; si propone, con determinazione, di avvicinare il lettore a un genere letterario incompreso quanto testardo: la poesia.
Perché no!? Perché non recuperarla dal cassetto, vestirla con abiti nuovi, freschi, darle una possibilità? La possibilità di emozionarci, semplicemente questo: riflettere, sentire qualcosa, qualsiasi cosa, con e grazie a Lei.
Allontaniamoci dall'impostazione scolastica e dall'“analisi del testo”, lasciando spazio, invece, all'analisi del SENSO. Senso che sta per ragione e sensazione insieme. Impariamo a cercare la domanda, prima della risposta. E accendiamo il pensiero, tra racconti e storie positive che vado scovando per il mondo. Che dite, ci lanciamo nel viaggio? Al trasporto provvedo io!

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