Economia e lavoro | 15 novembre 2025, 17:45

La crisi non molla in Piemonte e Torino resta la città più cassaintegrata d'Italia

Il ricorso agli ammortizzatori sociali sale del 38,9% in 9 mesi secondo l’ufficio studi Uil

Torino resta la città più cassaintegrata d'Italia

Torino resta la città più cassaintegrata d'Italia

La crisi non molla, la cassa integrazione nemmeno. E Torino resta la città più cassaintegrata d’Italia. Lo dice l’ultimo report elaborato dall’ufficio studi di Uil, che segna un aumento del 38,9% nei primi nove mesi del 2025.

In particolare, sono state richieste 46.172.778 ore di cassa integrazione, in aumento del 37,6% rispetto allo stesso periodo del 2024 e 1.623.106 ore dei fondi di solidarietà gestiti dall’Inps (che coprono i lavoratori privi di strumenti di sostegno al reddito). Complessivamente, quindi, sono state utilizzate 47.795.884 ore di ammortizzatori sociali (+38,9%).

Un dato ben diverso rispetto a quello registrato a livello nazionale, dove sono state autorizzate 429.295.244 ore, con un incremento del 18,6%.

Verbania cresce più di tutti

L’andamento nelle province piemontesi, considerando solo le ore di cassa integrazione, nel confronto tra i primi nove mesi del 2025 e lo stesso periodo del 2024, vede Verbania +140,2%, Asti +122,6%, Cuneo +121,3%, Vercelli +42,1%, Torino +40,5% e Alessandria +3,3%. Calano solo Novara -2,6% e Biella -14,1%.

Torino la città più cassaintegrata 

Primato scomodo per Torino che, con 29.464.396 ore, si riconferma, di gran lunga, provincia più cassaintegrata d’Italia, seguita da Potenza e Roma.

“I dati relativi alle richieste di ore di cassa integrazione confermano le difficoltà del tessuto produttivo piemontese, attraversato dalle problematiche che attraversano la fase di transizioni in atto - commenta il segretario generale Uil Piemonte, Gianni Cortese -. Tutti i settori sono in difficoltà a causa della mancata ripresa del commercio internazionale, degli effetti della politica sui dazi, della situazione geopolitica, dello stato dell’economia tedesca, principale destinataria delle esportazioni piemontesi e della stagnazione dei consumi interni, aggravata dalla pesante perdita di potere d’acquisto dei redditi di lavoratori e pensionati. Le transizioni in atto impattano particolarmente sul settore dell’automotive, che investe anche l’intera filiera della componentistica. La fase di debolezza dell’economia regionale e dell’intero Paese richiederebbe scelte europee, nazionali e imprenditoriali importanti, in particolare per quanto riguarda investimenti, innovazione e ricerca”.

 

Massimiliano Sciullo

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