Cultura e spettacoli | 25 novembre 2025, 10:31

Stefano di Polito racconta i Cantacronache al 43° TFF: “Sono la storia della nostra città” [INTERVISTA]

Il regista torinese presenta in concorso il suo documentario sulla band sabauda. Tra i protagonisti anche Willie Peyote: “Volevo che parlasse ai giovani”

Stefano di Polito racconta i Cantacronache al 43° TFF: “Sono la storia della nostra città” [INTERVISTA]

Prima volta in concorso al TFF per il regista torinese Stefano Di Polito con il docufilm “Nel blu dipinti di rosso”. Un omaggio alla cultura torinese attraverso l’avventura dei Cantacronache raccontata dai diretti protagonisti, Emilio Jona e Fausto Amodei. 

“È una gratificazione ed è giusto nei confronti della città, dei torinesi, di Emilio e di Fausto, che purtroppo ci ha lasciati da poco. Speriamo che vengano in tanti e che se ne parli, che venga riscoperta così la storia dei Cantacronache. Una storia che ci dice chi siamo, perché siamo così e cosa dobbiamo fare per essere così” spiega Di Polito. 

Come è nata l’idea del documentario? 
“Sapevo che esisteva questo archivio perché ho sempre avuto la passione per la musica popolare a un certo punto per un lavoro sugli archivi mi sono chiesto dove fosse il CREO (Centro Ricerca Etnomusica e Oralità) così ho incontrato Emilio, aveva 95 anni. Ha iniziato a raccontarmi la sua storia e quella dei Cantacronache. L’idea era di sempre rendere questo colloquio il più possibile informale, come se lo spettatore entrasse in casa di Emilio e di Fausto”. 

Quali sono le chicche del film?
"Mentre cercavamo nell'archivio abbiamo trovato una bobina originale del primo concerto del 3 maggio 1958, realizzato maniera sperimentale all’Unione Culturale Antonicelli. C’erano tutta una serie di intellettuali come Italo Calvino, Franco Fortini, Umberto Eco, Gianni Rodari. I Cantacronache erano la manifestazione di un nuovo modo di fare musica". 

Qual era il pensiero alla base del gruppo? 
“Che la canzone leggera dovesse occuparsi dei fatti di cronaca, della politica, delle diseguaglianze sociali o degli amori esistenziali”

Quanto a lungo durò la carriera dei Cantacronache e come influenzarono i gruppi che li seguirono? 
“Il loro movimento dura per cinque anni. Tra i cantautori che si sono ispirati a loro, anche Guccini e De André. Pensavano che le canzoni leggere servissero a denunciare e a fare critica sociale. Che poi è un po’ quella caratteristica di noi torinesi, di essere alternativi”. 

Qual è la Torino dei Cantacronache? 
“C’è da una parte una Torino molto colta del tempo, legata al mondo universitario, all’Einaudi, poi anche una Torino del popolo. Il pubblico era popolare e di sinistra perché loro frequentavano i circoli operai, andavano a registrare i canti delle mondine. Le diseguaglianze a quei tempi erano ridotte. Per questo abbiamo un dovere nel riscoprire i Cantacronache, sono un patrimonio della nostra città”. 

È un film che parla anche ai giovani? 
“Mi è sempre piaciuto l’incontro intergenerazionale e quindi mi sono chiesto come poter in qualche modo portare la loro storia a un pubblico giovanile, per renderla utile oggi. Da qui l’idea di coinvolgere anche Willie Peyote che partecipa al film.”

I temi delle loro canzoni sono ancora attuali? 
“Emilio era un po’ che non ne parlava, quando abbiamo riscoperto insieme le canzoni del 1958, lui si stupiva di quanto fossero attuali, forse più attuali di qualche anno fa, perché gli insegnamenti sono stati un po’ traditi, abbiamo un atteggiamento più passivo. Prendere parte a una questione è fermare il paese lo abbiamo fatto solo ora per la Palestina. Sono canzoni che parlano di pacifismo, di povertà, di cattiva politica”. 

Qual è la canzone a cui si sente più legato?
“Canzone triste, perché è una canzone operaia, mi riguarda anche come figlio di operai. Scritta da Italo Calvino in un modo pazzesco. Parla di due genitori che non si incontrano mai perché lavorano facendo i turni, quello che resta dell’amore è il tepore del letto”.

Che persona era Fausto Amodei?  
“Fausto a settembre è venuto a mancare. Era un gigante, molto disponibile e molto umile, ironico, non si prendeva sul serio. Ha fatto delle canzoni che molti non sanno sono sue, ma sono cantate ancora oggi nelle manifestazioni. Ex deputato, era però un po’ più timido, bisognava tirargli fuori le cose. Un altro tratto tipicamente torinese. E si stupiva perché le persone non scendessero in piazza a fermare il Paese”.

Cosa ne pensa di questa edizione del Torino Film Festival? 
“Nonostante i tanti vip, quello che ho visto rimane l’attenzione ai titoli selezionati anche filo sconosciuti o comunque che arrivano da lontano”. 

La prima proiezione del film sarà giovedì 27 novembre al Cinema Romano. 

Chiara Gallo

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