Attualità | 10 maggio 2025, 16:48

Un milione di euro per una malformazione a causa di un farmaco, la storia del piemontese che ha vinto la causa con lo Stato [VIDEO]

L'uomo di Alessandria è nato con una malformazione causata dall'assunzione della madre in gravidanza della Talidomide, una sostanza che si è rivelata dannosa per i feti. Al Podcast a Domicilio l'intervista all'avvocato che ha seguito la vicenda

Un milione di euro per una malformazione a causa di un farmaco, la storia del piemontese che ha vinto la causa con lo Stato [VIDEO]

Un milione di euro per una malformazione causata dalla Talidomide, una sostanza che negli anni '50 veniva prescritta alle donne in gravidanza. A ricevere il risarcimento sarà un uomo di 58 anni di Alessandria, nato con una malformazione al braccio, dopo molti anni di battaglia legale a causa della resistenza dello Stato, che chiedeva le prove dell'assunzione del Contergan, il medicinale contenente il principio attivo in questione. A Podcast a Domicilio di DixTV è stata ospite l'avvocato Erika Finale, dello studio legale Ambrosio & Commodo di Torino, che ha seguito il caso e raccontato le vicende legali dell'alessandrino.



Il danno, in Italia, veniva inizialmente corrisposto solamente alle persone nate tra il 1962 e il 1965 che presentassero malformazioni compatibili con l'assunzione del Talidomide da parte della madre in gravidanza. Poi la platea di chi poteva richiedere il risarcimento è stata ampliata, fino a non esserci più un legame con l'anno di nascita. "I farmaci contenente il principio attivo della Talidomide - ha spiegato l'avvocato Finale - hanno iniziato a circolare in Italia intorno al 1959, poi vennero ritirati nel '62. Il problema è che il ritiro non determinò la mancata circolazione, era un farmaco da banco ed è circolato anche negli anni successivi".

A scoprire le falle nei test del principio attivo è stata una farmacologa della Food and Drug Administration americana, che scoprì che non era mai stata fatta la sperimentazione su animali gravidi e mancavano basi solide per provarne l'atossicità.

L'uomo di Alessandria ha dovuto subire un lungo iter processuale fatto di ricorsi da parte del Ministero della Salute prima di poter ricevere il risarcimento, che infatti non è ancora stato pagato. Erika Finale ha raccontato il percorso fino ad ora. "Dopo aver presentato un'istanza - ha spiegato - è stato convocato dalla commissione medico ospedaliera competente che è l'organismo deputato a visitare il danneggiato e controllare con tre criteri se le lesioni fossero compatibile con il Talidomide. In prima istanza riconosce l'indennizzo, poi fa una revisione del verbale confermando i criteri ma non riconoscendo l'indennizzo perché non avrebbe fornito prove dell'assunzione della madre di questo farmaco. Dopo questo step abbiamo presentato ricorso al competente tribunale del lavoro e in primo grado hanno riconosciuto il diritto al riconoscimento dell'indennizzo. Il Ministero della Salute ha impugnato la sentenza per ottenere la revisione e la Corte d'appello di Torino ha confermato il primo grado".

L'avvocato parla di "Probatio diabolica", ovvero la richiesta da parte di un Tribunale di mettere una persona nella quasi impossibilità di provare qualcosa. In questo caso, le prove dell'assunzione da parte della madre, anni prima, del farmaco contenente Talidomide.

"Questa vicenda ha fatto nascere la farmacovigilanza come la conosciamo oggi - conclude Finale -. Ci insegna che c'è una salvaguardia per il danneggiato: l'avere esteso l'indennizzo a una platea sempre più ampia è un provvedimento tardivo ma dà atto di una sorta di consapevolezza da parte dello Stato. Il dispiacere è legato al fatto che per ottenere il riconoscimento il percorso sia così complesso".

Segui questa e le altre interviste sul canale Youtube di DixTV: https://www.youtube.com/@Dix_TV

 

Francesco Capuano

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Federica Monello

Giornalista pubblicista, ascoltatrice vorace di musica, amante di tutto ciò che è cultura. Nasco e cresco in Sicilia dove da studentessa di Lettere Moderne muovo i primi passi nel giornalismo, dopo poco unisco la scrittura alla passione per la musica. Giungo ai piedi delle Alpi per diventare dottoressa in Comunicazione e Culture dei media e raccontare di storie di musica, versi, suoni e passioni.

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